Dovevo
andare a Cento, e allora sono passato da Creva, per vedere alla luce del sole
le nuove manovre che avevo solo sentito dire a voce e in rete.
Bello.
Molto bello.
Il sole
incandescente avvolge tutto.
La porta
che da a Bologna è in lavorazione, come sempre ho parcheggiato lungo il viale
da quelle parti, così per fare tutta la vasca e arrivare all’American Malpighi
per un caffè.
E chissà
per trovare un’amica di rete.
Cammino
svelto ma noto bene che i rumori di sotto fondo, DAPPERTUTTO, sono lavori di
cantiere, lavori da manovale, da muratore, si sente la gru muoversi in alto, e
calcinacci cadere a terra, si sente l’odore del cemento mescolato all’acqua, e
si sente il rumore delle idee dei passanti che sono sempre più.
Era un
pezzo che non vedevo tanto via vai per questa strada.
Sono felice.
L’animo si gonfia di roba buona.
E sono
contento, tra questi trambusti di lavori in corso, di sentire anche musica ad
allietare i lavori in un palazzo, è musica allegra che spinge in avanti.
Perfino
la chiesa è bellissima, nonostante o forse grazie alle impalcature che ora l’avvolgono
sembra amorevolmente.
Crevalcore
è viva e sembra che non ce ne sia per nessuno.
Il bar
è fresco. Bevo da solo. Anzi no.
Poi si
parla. Bene. Come sempre.
Torno
al sole, la pajana fa un po’ di compagnia mentre i lavori incalzano, e le
persone vivono le strade.
Mi verrebbe
da urlare “mavaffanculo” per allontanare ancora certi ricordi indelebili, ma
forse per rispetto meglio rimanere tra me in mezzo alla via.
Certo è
che quel mostro, con queste foto che ho stamattina, è sempre più in là.
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