giovedì 18 luglio 2013

Zio Beppe

Qualche sera fa rientravo a ora tarda per le vie del borgo.
Nella piazza vuota ho notato una roba piena di ricordi.
Una coppia di amici, credo proprio coppia giacché c’era un lui alla guida e una lei caricata dietro, giravano in bicicletta per la loro strada.
Quello che mi ha colpito era il modo di caricare la passeggera.
Era in piedi sul portapacchi posteriore.
Come tanto tempo fa si faceva noi con le Grazielle o le Marzia.
E’ stato come un lampo a ciel sereno nel pieno della notte scura e silenziosa.
Ed ho sorriso alle tante foto riemerse dall’album dei ricordi, al mare in campeggio, sotto casa nel giardino, o per andare semplicemente a scuola o in piscina.
E’ stato bello, belle sensazioni, e le emozioni sulla pelle.

Poi, stamattina, io in bici ancora addormentato da una notte fredda e una colazione non abituale, ho visto già da lontano la sagoma ben distinguibile di un uomo tutto d’un pezzo.
Il suo incedere è riconoscibile tra mille.
Quindi mi si è acceso il sorriso, gli occhi si sono stretti, e la schiena si è ritta. 
Ho alzato la mano a mo’ di saluto e ho suonato il campanello…
E lui, più bello che mai, sorridente come lui sa fare “Ciao Chicco buon giorno…”
E via ognuno per la propria strada.


Ci sono persone che non cambieranno mai. E non smetteranno mai di chiamarmi in quel modo.

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