Carlo e Massimo hanno fatto davvero un bel
lavoro.
Coinvolge, ti tiene lì, con i suoi episodi
da esempio. Ti racconta come sono stati questi ultimi centocinquant’anni o giù
di lì. Ho raccolto nozioni e notizie che ignoravo. Ho riconosciuto episodi e
personaggi. Ho sulla pelle le difficoltà di un unico obiettivo di partenza. Le
persone e le comunicazioni di quegli anni tanto diverse da quelle successive e
da quelle di oggi. Ho avuto ispirazione leggendo di quel patriota, da una
parte, e disertore, dall’altra, per conoscere meglio le Gallerie del Pasubio.
Ho avuto una visione diversa degli anni così bui e grigi. Ho raccolto umori ed
emozioni che non immaginavo di quegli anni che hanno riportato la luce e la
speranza. Ho letto di tanti punti di vista nei vari episodi. E mi sono
ritrovato, bene o male, nelle ultime pagine; anche se, in effetti, ancora ho
robe da capire. E tutti questi anni, a guardarci bene sono tanto lontani quanto
tanto vicini.
Il lavoro è articolato in quindici gruppi, e
ognuno ne ha una premessa.
Ed io a quelle premesse illuminavo gli occhi
ingordi delle pagine a seguire.
Quindi, ora qui nel mio piccolo, cito quelle
premesse, che mi sembrano un ottimo spunto per…
L’Italia è fatta.
Fra litigi, tasse e scandali cominciamo a fare gli italiani. Venezia si
concede, Roma non ancora, mentre il Sud e Torino forse hanno già cambiato idea.
Roma capitale,
Sinistra al governo: cambia tutto o magari niente. Un rivoluzionario si
traveste da prete, un barrocciaio da Cristo. E morto un Re se ne pugnala un
altro.
C’era una volta: un
burattino, un kamikaze, una maestra vittima di maldicenze, una politica che
oscillava fra trasformismo e pulsioni. Quella c’è ancora.
Un secolo tira
l’altro, fra duelli e scandali, disfatte e regicidi. E però anche Falstaf e la Manon, d’Annunzio e la Duse, Marconi e un telegrafo senza fili.
L’Italia di Giolitti
è grigia solo in apparenza: la abitano banditi, trafficoni, medium, comici,
eroi. A Roma si erigono monumenti, fra Scilla e Cariddi crollano città.
Qualche patriota
vuole la Gioconda, qualche altro la guerra e sarà
accontentato. Il sangue sgorga dalle trincee, ma anche dalle mani di un
fraticello del Sud.
Un ex tribuno di
sinistra diventa dittatore di destra. E un ex mangiapreti (sempre lui, anzi
Lui) fa la pace col Papa. Ma l’Italia è piena di smemorati, non solo a
Collegno.
Dai languori dei
telefoni bianchi agli orrori delle leggi razziali: la parabola di un regime che
fonda città, sorvola oceani, sopprime oppositori e si allea col diavolo.
Guerra mondiale e
civile, macerie visibili e altre nei cuori. Poi la Liberazione, la Repubblica,
la ricostruzione. Un’attrice urla, un ebreo ricorda e un sogno si schianta.
Dolce la vita: con
il boom si sogna, con Mike si gioca, con Modugno e Berruti si vola. Ma cosa è
davvero successo culle spiaggia di Torvajanica e sulla vetta del K2?
Mattei precipita col
suo aereo, Pinelli da una finestra della questura. Fra un precipizio e l’altro,
un generale sogna di fare il golpe e una generazione di cambiare il mondo.
I sogni del
Sessantotto si tramutano in piombo: terrorismo, stragi e veleni non solo
metaforici. Impaurito e impoverito, l’italiano medio trova il suo eroe:
Fantozzi.
Dopo tanto morire,
torna la voglia di vivere. Persino troppa: Milano è da bere, l’Italia da
rubare. Fra un mistero e l’altro, la TV cade in un pozzo il Muro addosso al
PCI.
I magistrati sono
gli eroi. E i cattivi? Oh, c’è l’imbarazzo della scelta: politici corrotti,
mafiosi feroci, killer di genitori e di coppiette. E per qualcuno gli stessi
magistrati…
L’immaginazione ci
spaventa, l’euro ci fa sentire poveri e il Grande Fratello ci spia, rivelando
che i furbetti del quartierino credono ancora di vivere nel Paese dei Balocchi.
Eccola! Bellissima, per quello che è, la
nostra Italia. Unita.
La Patria bene o mane, di Carlo Fruttero e
Massimo Gramellini, Mondadori
L’inizio è “Agli italiani, coraggio”
La fine cerca notizie della Fata Turchina.
Ho la presunzione che la Fata tanto ambita
sia proprio nell’inizio: siamo noi e nessun altro.
Noi che teniamo botta e che non smetteremo
mai di pensare che ce la faremo. Bene o male.
Veramente grazie a Carlo e Massimo. Davvero!
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