mercoledì 24 luglio 2013

Ciao Matteo

Ieri sera stavo andando al parco.
Stavo andando a correre per smuovere un po’ la pancetta che altrimenti alla prova costume sono schiaffi violenti.
Il cimitero, a quell’ora, aveva ancora i cancelli aperti, e non so perché mi sono infilato dentro.
Voglio dire, lo so perché entro in quel cimitero. Capita sempre meno negli ultimi tempi e ci sono stati tempi nei quali la visita era quasi giornaliera.
Come le altre volte cammino spedito sotto il porticato, ascoltando i rumori sordi dei pietroni che si muovono a ogni mio passo.
Non so cosa mi aspetta alla mia destinazione. Forse i miei soliti sospiri. Forse i soliti ricordi.
Non so.
Non lo so.
Non so come.
Io non lo so perché.
Quando arrivo, vedo una cartolina colorata e solare, vedo un disegno pare dell’asilo.
Osservo, guardo, penso, mi domando, mi lascio andare.
Non lo so come e perché.
Mollo gli ormeggi, le sponde mi vanno giù, poggio il gomito allo spigolo, appoggio la fronte al braccio e cerco di trattenere l’incontenibile.
Non so. Io non lo so.
Non trattengo nulla. Gli occhi si gonfiano e buttano fuori tutto, o almeno molto.
Sento nascere dentro una roba che non ricordavo più.
O almeno non la ricordavo così violenta sotto la pelle.
Sarà che è un po’ che non passavo da là.
Sarà che ci voglio tornare.
Tra questi singhiozzi e tirate su leggo la cartolina provenire da Brasilia, e leggo che Anna ha disegnato per lui un augurio coloratissimo per un bacio.
E c’è una biro.
E a me viene in mente una roba.
E forse un giorno la farò.

E io non posso fare altro che salutarlo, a modo mio, dicendo solo “Ciao Matteo”.
E ci tornerò.


1 commento:

  1. Appunto, ci sono passato.
    Ero fuso. Lo ammetto, la vista annebbiata.
    Nella cartolina c'è scritto Brasilia, l'hotel di Lido di Classe, l'ha portata brevi manu tale Giovanna.

    E io sono contento ancor di più che Matteo non sarà mai solo.

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