venerdì 26 luglio 2013

Crevalcore è viva!

Dovevo andare a Cento, e allora sono passato da Creva, per vedere alla luce del sole le nuove manovre che avevo solo sentito dire a voce e in rete.
Bello. Molto bello.
Il sole incandescente avvolge tutto.
La porta che da a Bologna è in lavorazione, come sempre ho parcheggiato lungo il viale da quelle parti, così per fare tutta la vasca e arrivare all’American Malpighi per un caffè.
E chissà per trovare un’amica di rete.
Cammino svelto ma noto bene che i rumori di sotto fondo, DAPPERTUTTO, sono lavori di cantiere, lavori da manovale, da muratore, si sente la gru muoversi in alto, e calcinacci cadere a terra, si sente l’odore del cemento mescolato all’acqua, e si sente il rumore delle idee dei passanti che sono sempre più.
Era un pezzo che non vedevo tanto via vai per questa strada.
Sono felice. L’animo si gonfia di roba buona.
E sono contento, tra questi trambusti di lavori in corso, di sentire anche musica ad allietare i lavori in un palazzo, è musica allegra che spinge in avanti.
Perfino la chiesa è bellissima, nonostante o forse grazie alle impalcature che ora l’avvolgono sembra amorevolmente.
Crevalcore è viva e sembra che non ce ne sia per nessuno.
Il bar è fresco. Bevo da solo. Anzi no.
Poi si parla. Bene. Come sempre.
Torno al sole, la pajana fa un po’ di compagnia mentre i lavori incalzano, e le persone vivono le strade.
Mi verrebbe da urlare “mavaffanculo” per allontanare ancora certi ricordi indelebili, ma forse per rispetto meglio rimanere tra me in mezzo alla via.


Certo è che quel mostro, con queste foto che ho stamattina, è sempre più in là.

mercoledì 24 luglio 2013

Ciao Matteo

Ieri sera stavo andando al parco.
Stavo andando a correre per smuovere un po’ la pancetta che altrimenti alla prova costume sono schiaffi violenti.
Il cimitero, a quell’ora, aveva ancora i cancelli aperti, e non so perché mi sono infilato dentro.
Voglio dire, lo so perché entro in quel cimitero. Capita sempre meno negli ultimi tempi e ci sono stati tempi nei quali la visita era quasi giornaliera.
Come le altre volte cammino spedito sotto il porticato, ascoltando i rumori sordi dei pietroni che si muovono a ogni mio passo.
Non so cosa mi aspetta alla mia destinazione. Forse i miei soliti sospiri. Forse i soliti ricordi.
Non so.
Non lo so.
Non so come.
Io non lo so perché.
Quando arrivo, vedo una cartolina colorata e solare, vedo un disegno pare dell’asilo.
Osservo, guardo, penso, mi domando, mi lascio andare.
Non lo so come e perché.
Mollo gli ormeggi, le sponde mi vanno giù, poggio il gomito allo spigolo, appoggio la fronte al braccio e cerco di trattenere l’incontenibile.
Non so. Io non lo so.
Non trattengo nulla. Gli occhi si gonfiano e buttano fuori tutto, o almeno molto.
Sento nascere dentro una roba che non ricordavo più.
O almeno non la ricordavo così violenta sotto la pelle.
Sarà che è un po’ che non passavo da là.
Sarà che ci voglio tornare.
Tra questi singhiozzi e tirate su leggo la cartolina provenire da Brasilia, e leggo che Anna ha disegnato per lui un augurio coloratissimo per un bacio.
E c’è una biro.
E a me viene in mente una roba.
E forse un giorno la farò.

E io non posso fare altro che salutarlo, a modo mio, dicendo solo “Ciao Matteo”.
E ci tornerò.


martedì 23 luglio 2013

Elvis ha cantato con Bruce

Sono stato al cinema. Già, ogni tanto capita anche a me.
Ma soprattutto, Silvia è stata contentissima di trovarsi sotto al cartellone dove era scritto Springsteen and I e la data del 22 luglio.
E alle sue parole “Ma è oggi!” siamo entrati per comprare due posti.
E le era già cambiato l’umore.
L’avevo trovata poco prima che chiudeva un cerchio e un pochino ho riconosciuto del mio aiuto, peraltro involontario, e lievemente turbata da non so non mi ha detto con una goccia di lacrima sul naso subito cancellata da una carezza.
Quindi, sorridente e carica quel che basta siamo entrati nella sala.
Primo ultimo appunto: NON CAPISCO perché scrivano che comincia alle 22.30 e invece non se ne vede l’ombra fino alle 23… era scritto che sarebbe durato circa 100’, e i conti non sono più tornati…

Il film è stato bello per diversi motivi. Il primo essenziale: è costituito da materiale dei fan. Video parole impressioni emozioni direttamente da filmati dei fan. E la cosa fa la differenza.
Ho visto finte Cox ideare un cartello per poi trovarsi a ballare sul palco. Ho visto ragazzi mollati ricevere l’abbraccio fraterno consolatorio e stimolante dal cantante. Il sogno di un uomo (e di sua moglie) realizzarsi in una esperienza ai limiti della follia e delle realtà: andare al concerto impettito di Elvis e chiedere se non fosse il caso di cantare qualcosa insieme e riuscire a salire, ricevere il microfono da Bruce e cantare due pezzi memorabili insieme a lui e alla E Street Band, scendere di nuovo nella realtà del parterre e ricevere abbracci e complimenti dagli astanti fino a concretizzare il tutto nell’amore di sua moglie non è mica una roba da poco. Ho avuto gli occhi gonfi dell’emozione mentre il tutto si spiegava sullo schermo. Ho visto il compagno di una fan spazientirsi per la lunghezza dello show. Ho visto Bruce suonare in strada perché invitato da un chitarrista che si trovava all’angolo della via che percorreva in quel momento.
Ho visto e sentito la forza del pubblico in un coro londinese di Thunder road…

E’ stato bello raccogliere le emozioni di ogni tipo di fan, e ragionare in merito all’importanza comunicativa che certe persone possono avere su una moltitudine di anime pronte ad ascoltare.

Devo ammettere che mi è quasi venuta voglia di assistere ignaro al suo prossimo spettacolo.
Chissà se qualcuno mi accompagnerà.
Vedremo.


domenica 21 luglio 2013

Lucia insegna la sua esperienza

Ormai è chiaro, raccolgo di qua e di là ogni roba che passa davanti agli occhi o nei pressi delle orecchie e spesso sono robe che altri nemmeno si accorgono dell’esistenza.
Ecco allora che l’altra notte, tra uno spigozzo e una zanzara fastidiosa ma rigenerata dalla luce della lampada e un sussulto del cuore che pareva il terremoto, mi sono giunte sulle guance, nel senso di schiaffi reali, le parole di Lucia, che in questi giorni mi sta insegnando le sue esperienze.
Eccole, direttamente dalle pagine 60 e 61…

            Ascoltare è imparare, la vera “cultura” si costruisce per emozioni e per esperienze!
[…] Allora da domani mattina prendetevi la briga di ascoltare almeno una volta in più del solito. […] Tante emozioni che vi dicono mille cose della vostra vita e di quella altrui, tante possibilità (esperienze?) che vi renderanno con il tempo la persona civile e di successo che senz’altro volete diventare.
In qualsiasi società tutti sono educatori, di certo non solo gli adulti, ma anche i ragazzi! Nessuno, infatti, nasce sapendo come comportarsi in ogni occasione. Il neonato è una tabula rasa e, giorno per giorno, impara reagendo agli stimoli che gli arrivano dall’esterno o dall’interno.
Lo stesso vale per noi grandi.
Da che mondo è mondo, l’uomo ha sempre “imparato” dall’esperienza i suoi comportamenti, sia quelli relativi al benessere fisico sia quelli legati alle emozioni. Se abitava in luoghi freddi, si copriva con le pelli degli animali; se viveva vicino al mare, pescava per nutrirsi. Se aveva paura degli animali feroci, si difendeva con il fuoco…
Ragazzi, ci si educa reciprocamente. E un comportamento positivo suscita sempre una reazione positiva. Ricordatevelo… e mettetelo in pratica!

Bene. E ha ragione.
E quel ascoltare in corsivo significa sentire, significa emozione, vuol dire provare sulla pelle la vita che si vive. 
E mi sembra proprio la cosa migliore da fare.

Sarà anche questo quello che da tanto dico ogni tanto?
Far bene al mondo fa bene al mondo.
Punto.

sabato 20 luglio 2013

Il bagno delle ragazze

Ci sono domande che non avranno mai risposta.
Lo sappiamo bene, e prima ce ne facciamo una ragione prima respireremo un po’ meglio.
Però, cavolo, quel minimo di interesse per le cose che non sai…
Diamine, come facciamo a smettere di chiederci robe?
In fondo nel bello della vita c’è anche il non smettere di imparare mai…
Quindi la curiosità è sangue nelle vene pompato da un cuore generoso.
Basta tenere gli occhi aperti e le orecchie ben pulite…

Ecco, in un bar nei pressi di Bologna, qualche giorno fa ho scoperto, FINALMENTE, perché le donne non vanno mai in bagno da sole, ma vanno sempre in due…

Eccola una verità di questo mondo:




Ed è con ammirazione e affetto e riconoscenza e, che scrivo questa rivelazione.

giovedì 18 luglio 2013

Zio Beppe

Qualche sera fa rientravo a ora tarda per le vie del borgo.
Nella piazza vuota ho notato una roba piena di ricordi.
Una coppia di amici, credo proprio coppia giacché c’era un lui alla guida e una lei caricata dietro, giravano in bicicletta per la loro strada.
Quello che mi ha colpito era il modo di caricare la passeggera.
Era in piedi sul portapacchi posteriore.
Come tanto tempo fa si faceva noi con le Grazielle o le Marzia.
E’ stato come un lampo a ciel sereno nel pieno della notte scura e silenziosa.
Ed ho sorriso alle tante foto riemerse dall’album dei ricordi, al mare in campeggio, sotto casa nel giardino, o per andare semplicemente a scuola o in piscina.
E’ stato bello, belle sensazioni, e le emozioni sulla pelle.

Poi, stamattina, io in bici ancora addormentato da una notte fredda e una colazione non abituale, ho visto già da lontano la sagoma ben distinguibile di un uomo tutto d’un pezzo.
Il suo incedere è riconoscibile tra mille.
Quindi mi si è acceso il sorriso, gli occhi si sono stretti, e la schiena si è ritta. 
Ho alzato la mano a mo’ di saluto e ho suonato il campanello…
E lui, più bello che mai, sorridente come lui sa fare “Ciao Chicco buon giorno…”
E via ognuno per la propria strada.


Ci sono persone che non cambieranno mai. E non smetteranno mai di chiamarmi in quel modo.

Mezzogiorno

Lo ammetto molto candidamente: ho ancora tanta fotta di sabato scorso.
Quello capitato quella notte è davvero indimenticabile, e più passano i giorni e più aumentano i ricordi più si ravviva l’emozione di avere vissuto qualcosa di unico e irripetibile con quelle forme.

Tutta quella attesa lunga umida e stanca affamata e inconsapevole e ignorante è approdata a qualcosa di veramente strepitoso.
A ripensarci non è stato un caso l’interruzione in quel punto, e quindi non è stato un caso riprendere proprio da lì, da Mezzogiorno che era quasi mezzanotte.

Quindi tutti noi come presi da un’adrenalina interrotta per causa di forza maggiore abbiamo ricominciato come prima, più di prima.
In un certo senso è stato come ripigliarsi da un coito interrotto. A MANETTA!
Il ritmo della canzone non ha dato modo a nessuno di riflettere o pensare a quel che stava riaccendendosi, tutti ci siamo buttati nelle braccia di Lorenzo e abbiamo cominciato a darci dentro un casino.

E poi, giusto perché mi piace molto leggere le parole, e anche quello che c’è tra le parole… non è un caso che Mezzogiorno dice quello che dice…
Così:

Caselli d'autostrada tutto il tempo si consuma ma Venere riappare sempre fresca dalla schiuma
La foto della scuola non mi assomiglia più ma i miei DIFETTI sono tutti INTATTI
E ogni cicatrice è un autografo di Dio nessuno potrà VIVERE la mia VITA al posto MIO
Per quanto mi identifichi nel battito di un altro sarà sempre attraverso questo CUORE
E giorno dopo giorno passeranno le stagioni ma resterà qualcosa in questa strada
Non mi è concesso più di delegarti i miei casini MI BUTTO DENTRO E VADA COME VADA
Siamo come il sole a mezzogiorno baby, senza più nessuna ombra intorno... baby
Un bacio e poi un bacio e poi un bacio e poi altri cento, teoricamente il mondo è più leggero di una piuma
Nessun filo spinato potrà rallentare il vento, non tutto quel che brucia si consuma
E sogno dopo sogno sono sveglio finalmente per fare i conti con le tue promesse
Un giorno passa in fretta e non c'è tempo di pensare MUOVIAMOCI che poi diventa sera...
Siamo come il sole a mezzogiorno baby, senza più nessuna ombra intorno... baby
Gente che viene, gente che va, gente che torna, gente che sta
Il sole se la ride in mezzo al cielo a guardare noi che ci facciamo il culo
E' un gioco Mezzogiorno di fuoco, è un lampo sulle armature
In guardia niente da capire, mi specchio in una goccia di sudore
Siamo come il sole a mezzogiorno baby, senza più nessuna ombra intorno ...baby

Ecco allora che il ritmo di mezzogiorno era perfetto a mezzanotte.
Una notte irripetibile!

E ora via, a girare altre strade, sempre le nostre, per vedere cosa ci resta. Che il caso non esiste!


domenica 14 luglio 2013

Robbi è andato a ballare Lorenzo, e ha fatto piovere

Marina ha fatto come mia nonna, alla fine non ha tenuto la piscia, come si dice da queste parti, e non vuole essere un’offesa, tutt’altro, dice che in trentacinque anni di matrimonio potrà mai aver imparato a nascondere qualcosa?, ed io le rispondo che sì che dovrebbe soprattutto in questi casi. Stamattina, alla fine, dopo molte insistenze, io immagino snervanti insistenze, ha raccontato a Robbi che stasera sarebbe andato al concerto Jovanotti, per l’esattezza, ci tengo io, di Lorenzo negli Stadi 2013 di Padova, allo Stadio Euganeo.
Io gli avevo solo chiesto di fidarsi e lui lo aveva accettato.
E’ stato un concerto MEMORABILE, pieno di tutto quello che serve.




Ma provo andare con ordine.
A me piace fare sorprese, soprattutto se credo che possano fare centro al diciamo 99%.
Ecco, Robbi nei mesi scorsi aveva sempre parlato della sua idea di presenziare a tale spettacolo ma sempre aveva evidenziato un freno a mano del tipo non l’ho mai fatto perché dovrei farlo ora.
Perché per certe robe non è mai troppo tardi! Ecco perché!
A Bologna aveva desistito sul dunque dell’acquisto dei biglietti. Ma si vedeva negli occhi che aveva ancora la voglia sulla pelle.
I miei giri hanno preso strade che non erano in previsione, cioè in questi giorni sarei dovuto essere tutt’altro che a casa, quindi mi sono chiesto perché non portarlo a Padova?, tanto non è lontanissimo e si può partire anche non prestissimo.
E allora ho fatto. Spero per bene.
Alle 17.30 puntuale sotto casa sua. Marina che ci saluta ed io che impreco perché parte della sorpresa è scemata nella mattina della spesa del sabato.
Comunque carichi di entusiasmo partiamo con la speranza di trovare i biglietti alla biglietteria. Robbi non sa che li ho già comprati in prevendita e non sa nemmeno che andremo allo stadio…
In realtà lui è quella faccia ebete piena di sorrisi ed esaltazione tipica del bimbo quando sa che sta andando alle giostre e per due ore potrà godersi l’ottovolante.
E io sono felice per lui. Molto.
Il viaggio è sereno, pieno di chiacchiere e di miei non so chissà vedremo al massimo andremo al mare a mangiare il pesce ma spero ben di no.
Arriviamo a Padova ignorando completamente le segnalazioni dei cartelli luminosi finanche quelli della radio che proprio in quel momento con l’Onda Verde ci segnala possibili code in zona stadio.
Ma chissenefrega! Io so già dove andare a parcheggiare l’auto. Sono due giorni che guardo le mappe in rete per escogitare non tanto l’arrivo quanto l’uscita senza traffico. Quindi, noi si vien da sud, si deve parcheggiare da quella parte, quindi prima dello stadio. Bene.
L’uscita scelta come la miglior tattica è impedita dalle camionette dei vigili, e lo scopriamo dopo aver evitatissimo il primo grande parcheggio molto consigliato dagli organizzatori e dai cartelli luminosi.
E allora si prosegue, stavolta per forza. L’uscita dopo è impedita ma non ci sono vedette e soprattutto c’è lo spazio per passare, e secondo me lo fanno apposta. Usciamo dalla tange e nessuno ci ferma ma ovviamente si va in direzione opposta, cioè verso la città, quindi a destra. Alla prima, lampo di genio ma soprattutto gran botta di culo, giriamo a destra in una strada strettissima che con due curve secche ci riporta praticamente sollo lo stadio, che è bellissimo lì di fronte, solo di qua dalla tange.
In pratica parcheggio sulla rete di una staccionata. Bene, benissimo!
Robbi scende dall’auto che non l’ho nemmeno spenta, proprio come mia nonna, anche lui, e mi da del cretino perché gli mostro i biglietti bellissimi.
Dieci minuti comodi di passeggiata serena e siamo direttamente agli ingressi verdi, cioè i nostri.

Ora l’adrenalina è alle stelle, e lui non vede l’ora di entrare e giocarsi il suo gettone per il giro di giostra.

Dentro è l’apoteosi. E’ festa. E c’è musica a manetta.
E lui è proprio un bimbo sulla giostra.
Appena varcata la soglia del prato, che stasera è tutto nostro, io corro qualche passo incontro alla festa, alzo le braccia al cielo e girandomi tutto intorno grido a squarciagola
“RAGAZZI ROBBI E’ AL CONCERTO LO VOGLIAMO SALUTARE??!”
quelli attorno a me sorridono una ragazza alza la mano a mo’ di saluto e quando incrocio il suo sguardo Robbi sorride sotto i baffi girando lo sguardo quasi per far capire allo stadio intero che non mi conosce mica.
Il bastardo…
Facciamo due passi due alla ricerca di un posto decente dove sederci nell’attesa, sigliamo l’evento con le prime foto col suo cellulare, ma sono già quasi le otto di sera e allora andiamo a fare un po’ di coda al bar sotto la tribuna così si cena ora e non ci si pensa più.
Un calcio alla dieta e ai cibi da evitare ci spariamo due panini con salsiccia e cipolla e peperoni e mezza di birra.
E vaffanculo la pressione e i prelievi del sangue, stasera va così!
Ci sediamo comodi nei pressi di un gruppetto eterogeneo di ragazze e ragazzi, trent’anni al massimo, così che le loro chiacchiere e le loro grida di felicità possano contagiare i nostri sorrisi.
Qualche attimo dopo noto che Robbi è ingorillito abbastanza, sluma tutte le braghe corte nei dintorni, si meraviglia di tanta gente. Commentiamo vivacemente l’andirivieni di persone di ogni tipo. Anche io ho i miei commenti colorati.
Ci sono anziani, come lui, e più anziani, ci sono giovani, e molto giovani di pochi anni o di anni da pube alla ribalta, ci sono pure alcuni passeggini, e poi vestiti di ogni genere, c’è l’immancabile elegantone con le braghe bianche (sì sì braghe bianche!) e lei per mano lo segue col suo vestitino leggero da io ballo da sola, ci sono magliette di ogni colore, canotte molto smanicate, gente scalza, persone ancora sdraiate.
Ma soprattutto non ne vedo uno che fosse uno col broncio sul grugno. E’ davvero una festa.
Il cielo è grigio, le previsioni davano coperto verso sera, ma nonostante l’assenza del sole fa moooooolto caldo tanto che l’afa la sentiamo sulla pelle.
Poi ci si alza, assieme al gruppetto di cui sopra, ed io e Robbi con uno sguardo decidiamo che staremo vicino a loro perché sono proprio belli e combinati.
Poi si sono alcune mosse leggere e lievi che quasi non ce ne accorgiamo nemmeno.
Cominciano gli sguardi all’insù, verso nord, quindi di dietro.
Davanti a noi c’è il palco che ci spara musica fin troppo pompata, e dietro si vede bene la luce del giorno sparire nella sera. Dietro di noi, un altro mondo. E’ buio, buio pesto da notte profonda. Buio come quelle nuvole cariche di ogni sorta da sparare a terra. Buio squarciato troppo spesso da lampi e saette.
E più passa il tempo più si sentono meglio i tuoni fragorosi sempre più vicini.
Sorridiamo dell’eventualità pioggia e in men che non si dica cominciano le prime gocce. Prima leggere e inutili, ma poco dopo sempre più pesanti e insistenti.
Noi due ci diciamo pazienza tanto è piena estate passerà e poi dopo ci si scalda perché salteremo come grilli.
E così tante persone si mettono in k-way, le mantelline leggere da stadio (appunto), qualcuno, come Robbi, toglie la maglietta così dopo avrà qualcosa di asciutto da mettersi addosso.
A questo punto è palese che stasera Robbi il suo gettone sull’ottovolante se lo gioca ai massimi com’è giusto che sia, come gli viene più spontaneo, si lascia andare come non ha mai fatto.
Cominciano gli intro cantati dai dischi dell’attesa, suonati male o c’è già interferenza umida.
I miei occhiali si bagnano troppo. La pioggia non desiste per niente ma è sopportabile.
Si accendono le luci del palco e alcune dello stadio quindi comincia l’intro lungo di Lorenzo, noi ci comincia a saltare e ballare e le braccia al cielo e la voce che se ne va.
L’ottovolante comincia i suoi giri e tutti noi ci siamo sopra.
Lorenzo saluta la pioggia e ci dice di stare sereni che si prosegue. Su Non m’annoio si sentono le gocce a folate, arrivano da dietro e danno molto fastidio, ma noi tutti imperterriti e chissenefreghisti continuiamo a ballare felici. In pratica non vediamo e sentiamo altro che il palco e lui che corre su tutto il palco.
Sei canzoni, dico sei canzoni, e i ragazzi sempre più cominciano ad avviarsi verso la protezione delle tribune, e Lorenzo ci dice che forse è meglio sospendere un attimo per vedere come va la situazione che potrebbe smettere.



Robbi ed io ci guardiamo allibiti che abbiamo ancora le braccia alzate ci chiediamo perché se ne stanno andando tutti.
E’ un attimo. Qualcuno lassù apre i rubinetti e svuota le catinelle.
Io grido che è tutta colpa di Robbi, che è andato a un unico concerto nella sua vita e ovviamente ha fatto piovere. E che pioggia.
Piove di brutto. Ma soprattutto si scarica un temporale enorme. Tutto quello che può cadere comincia a cadere.
L’apocalisse, o qualcosa di molto simile. Un nubifragio ventoso e freddo. Tutto per noi.
Sono da poco passate le nove e mezza di sera, siamo bagnatissimi fin dentro le scarpe quando cominciamo a salire per la tribuna. Poi qualcuno solleva un telone verde e ci si infila sotto tutti, siamo animali braccati dalla natura e che si uniscono quel minimo per sopravvivere, sembriamo il branco di pecore che stanno vicine per non perdersi e per tenersi caldo. E ce ne sarebbe bisogno. Siamo come pulcini in bilico, un po’ sul cemento e un po’ ancora sul prato, questi hanno i piedi immersi nell’acqua fino alle caviglie, e c’è chi ha infradito o sandalini.
Noi ridiamo un po’, sdrammatizziamo, aiutiamo alcune ragazze a salvare le unghie rifatte.
Poi però, cazzo non mette mica! I tuoni si susseguono a manetta e il vento sbatacchia il telone e la pioggia ci arriva comunque. Gli sguardi sono perplessi, gli occhi stanchi, increduli. E ora che si fa?
Comincia a smettere.
Mezz’ora abbondante di tempesta estiva, di diluvio che a noi sembra universale.
Qualcuno pensa bene di andarsene vicino alle transenne col telone. E noi un minimo seguiamo, ma tentennando. Lo stadio intero ci fischia. Si torna indietro con l’aiuto dei pompieri e di quelli della sicurezza, che ovviamente ci infilano come tutti gli altri sotto la tribuna e il telone riposto via.




E ora, che sta cominciando a smettere, cosa capita?, rimandano?, riprendono?, rimborsano?
Stiamo qualche tempo in attesa di capirci qualcosa, cominciando a sentire freddo, sempre di più, d'altronde siamo bagnati fin nelle mutande.
L’altoparlante dice che l’organizzazione ci sta ancora pensando, che dipende come stanno le attrezzature e una serie di robe compresa la sicurezza del pubblico.
Fa freddo. Molto. Ho la pelle d’oca sulle braccia e non è emozione.
Ha smesso di piovere. Aprono alcuni ingressi.
Robbi mi trascina ancora nel prato che vuole andare più avanti possibile.
E’ carichissimo. Sono contento che stia bene, nonostante tutto.



Ma l’attesa è comunque lunga. Abbiamo le braccia al petto per trattenere la nostra temperatura che se ne vuole andare col temporale e la notte che ormai ci guarda scura. Tanto vale andare a mangiare, e al bagno che non la tengo più. Mentre siamo al bar in attesa che si scaldi di nuovo tutto (anche loro avevano chiuso l’impossibile e avevano riparato al coperto) vediamo che il palco si rianima dei tecnici e di gente che vuole andare avanti.
Il pubblico applaude. Ci sono speranze di continuare l’interrotto, e le emozioni sono rinvigorite dell’attesa certa per qualcosa di buono.
Quindi ci avviamo verso il palco. Noi siamo molto più avanti di prima. C’è molta meno gente nel prato. Tanti sono andati via. Tanti rimangono e rimarranno sotto le tribune.
Noi tra battute, sorrisi, sguardi, osservazioni, capiamo che una serata così non capita spesso, e che dobbiamo godercela fino in fondo, finché ce né.
Comincia la musica di sottofondo e di attesa, si accendono le luci e i megascreen di sfondo, si capisce che si riprenderà appena possibile.
E la nostra carica riprende livelli di allarme pressione troppo alta, ma tra poco avremo modo di sfogarla.
Sembra tutto pronto.
Lorenzo esce sul palco accompagnato da un boato.
Ci dice che gli dispiace dell’accaduto, ci ringrazia per essere rimasti, ci coccola un po’, ci dice che siamo splendidi, e che le luci dello stadio rimarranno accese per motivi di sicurezza, ma così riuscirà a vederci bene in faccia, ci dice che lo spettacolo si farà, anche se non andranno delle robe sul palco
L’essenziale c’è, l’essenziale siamo noi che cominciamo subito a saltare con Mezzogiorno, solo che manca mezz’ora a mezzanotte.

Ma chissenefrega, l’ottovolante riprende il volo e Robbi ed io siamo al nostro posto.
Stesso gettone altro giro altro regalo.

Memorabile, un’apoteosi, un trionfo di gioia e voglia di stare bene e festeggiare.

Siamo molto più stretti di prima e riusciamo a essere noi.
Accanto abbiamo gente di ogni tipo.
Le ragazze dietro si lamentano della mia altezza mentre alcuni maschietti ci provano inconcludenti.
A fianco “ragazze” dell’età di Robbi si divertono per bene, e avanti abbiamo una doppia coppia. A breve rollano una canna, la prima che vedo stasera, e si sente forte l’odore, se la passano, e una di loro poco dopo sparisce nelle retrovie con gli occhi un pochino esposti.
Lui, il rollatore, dopo una solo una canzone cantata rimane immobile come un palo, una mummia dormiente, un totem isolato dal resto dal caos che gli sta attorno. E noi ridiamo di brutto.
Robbi nota che canto senza indugio Gente della notte.
Saltiamo davvero spesso come grilli.
Una ragazza con gli occhi che ti portano via si meraviglia che canto a manetta Attaccami la spina senza sbagliare una parola, poco dopo mi chiede si salire sulle spalle ed io le dico sorridendo che quelli dietro poi non vedrebbero e che non è corretto, lei accetta sorride e mi chiede da dove vengo e che si sente.
Ormai lo spettacolo procede incessante e noi ce lo facciamo nostro, ognuno a modo proprio. Il battito delle mani è sempre azzeccato. Lorenzo spesso arriva fino a pochi metri da noi, sul termine della lunga passerella, e Robbi come un esperto ventenne scatta foto a iosa, speriamo solo che qualcuna sia centrata giacché spesso lo fa ballando e saltando.



Lorenzo presenta A te, io ho la mente che frulla, e quella ragazza mi prende il braccio sottobraccio, mi giro per capire e lei mi dice che con questa potrebbe piangere, mi chiede se è un problema, dico di no, e poi appoggia la testa alla mia spalla, io le chiedo di cantare comunque che le farà bene, e quel cretino di Robbi scatta la foto mentre canto. Al termine della canzone lei piange davvero, io le dico che non è niente e che passerà e le bacio la fronte, la sua amica le carezza la schiena.
Quindi certe robe capitano ancora?, io stasera però sono con Robbi e comunque non mi sembra proprio il caso. Però ammetto che la cosa mi ha toccato. E incuriosito. Ma è di altri tempi.
Siamo alla fine. Gridiamo e saltiamo ancora un po’.
Poi Lorenzo saluta tutti, dice che è tardi e ci ringrazia ancora un po’.
Quando fanno la finta per proporre il bis alcuni se ne vanno ignari e io capisco che a Bologna non avevo perso tanto.
E sono contento che i miracoli abbiano vissuto, a modo loro, il primo concerto fino in fondo.
E’ l’una e mezza, il temporale è lontano chissà dove e si vede solo di rado con lampi arancio carichi di tristezza. Ma noi, qui nel prato dello stadio di Padova, siamo contentissimi per una festa conclusa nonostante tutto, pazienti abbiamo goduto come ricci ed abbiamo caricato le pile per bene.
L’adrenalina che ora ci scorre nelle vene ci servirà per arrivare a casa serenamente.
Saluto Giulia dicendole che per quel discorso non si deve mettere troppi crucci, che con i suoi ventisette anni è ancora nel fior fiore e che non si deve preoccupare e di stare tranquilla che tutto andrà a posto che può solo andare bene di stare serena che quello che le gira intorno poi le arriverà, lei sorride ringrazia e ci augura buon viaggio.
Io ho di nuovo un sacco di pipì, che sfogo praticamente attaccato al mio sportello, cioè direttamente sulla staccionata. L’orientamento mi aiuta anche stavolta. La botta di culo del parcheggio di inizio serata prende il sopravvento e in due curve siamo in tange nella direzione giusta.
Robbi è allibito. E io gli ricordo che doveva fidarsi di me.
Il rientro è carico di ricordi immediati, di risate per tutta l’acqua caduta, per il totem immobile, per gli occhi azzurri e verdi sparsi per il concerto, per la stanchezza, per le calorie eccessive ingerite, e per la redbull bevuta appena entrati in auto.
Sono le tre e mezza quando saluto Robbi che ancora sorride, e gli auguro di passare la notte in buona compagnia, che Marina sarà anche come mia nonna ma mica ha la sua età…
Io entro in casa verso le quattro, e sento il rischio di angoscia e di vino, e non è un caso.
Sulla pelle ho la consapevolezza che questa notte è di quelle notti che non dovrebbero finire mai, di quelle che raramente capitano, di quelle che a me ogni tanto qualcuno dona.
Mi butto sotto la doccia calda, che ne ho proprio bisogno. Poi vado in multitasking, e non è da me, mentre comincio a scrivere di getto i primi ricordi e le prime parole che il criceto in testa mi spara fuori preparo un buon the caldo e accendo la lavatrice con gli indumenti smessi un attimo prima visto che sono luridi e bagnatissimi, il cuoio della cinghia ha macchiato l’impossibile, anche le mutande non sono più del loro colore originale, il marsupio è svuotato di tutto.
Poi, esausto, contento, voglioso, leggo 5.03 sulla sveglia e decido che forse è meglio chiudere gli occhi.
E buonanotte a tutti.

Tra poco il borgo si sveglierà e costringerà anche me a un nuovo giorno, ringraziando.

Ciao Robbi, sfatto quanto basta, è stato un concerto indimenticabile.



sabato 13 luglio 2013

Agitare un po’ di tempo passato e lasciare posare nel tempo che va

Ora provo a prendere un sacco d’ingredienti che ho trovo qua e là, su scontrini o quaderni, bordi di giornale o pc, etichette o terze di libri vuote, ovunque ci fosse un lembo di carta dove lasciare le prime parole arrivate in mente, appunti presi al volo ascoltando chiacchiere di altri, e prima che il criceto le spedisca chissà dove nella sua foga di correre dietro a tutto ascoltare vedere tutto, voglio vedere cosa ne viene fuori dopo averli agitati per bene e dopo aver lasciato riposare, giusto il tempo di far passare il tempo utile. Bene.

Ringrazio sempre quando mi strofino contro il mondo. Vedo illuminato. Qualcuno è bravo e fa sempre splendere il sole anche se fuori sono nuvole. Probabilmente perché si pensa e si agisce per bene! Anche io sono già in giro, non per obbligo ma per piacere, è un segnale… e la radio va…
Spero di non assillare nessuno mai, anzi ringrazio per ascoltarmi, e spero lo si faccia ancora per un po’, nel senso di fiume… Spero proprio di sì, se non dovesse essere così vorrebbe dire che è successo qualcosa di estremamente grave.
A volte, come si dice, penso di sentirmi “da dio”, che vedo sorrisi da non perdere, …che si sentono i buoni sapori conservati dai paesi, anche se sbatacchiati. Sono contento, da scrivere sui muri, che anche i borghi lo sappiano…
Oggi no, non va. Sono sotto coperta ascoltando il radiogiornale. Arriverò, da qualche parte che non so, ma arriverò… Ci provo. C’è un buon motivo per alzarsi… Il paradiso esiste, è dentro di te da sempre… qui si arranca… ma si va avanti… non so dove ma si va… i giorni brutti finiscono, esattamente come quelli belli. Sembra passata una vita da allora. Sì, ci sono troppi ricordi.
Mi alzo ora, e non ne ho voglia. L’ho sognato, il mostro, mi aveva circondato, e mi ha svegliato. Non devo badare al mio grugno, guardo gli occhi, e proseguo, se riesco. Non ne ho voglia! Come faccio? Rimango qui? Vado ma non so dove? Metto su il caffè? Doccia? Corsa? Rimango qui nelle mie mutande? Oppure ci provo? Ok, dài, ci provo!
Va beh ora va un po’ meglio, anche se il mostro andrebbe affrontato prima o poi e non solo evitato. So che avrebbero fatto piacere queste parole, pertanto… ora l’adrenalina è nelle vene. Mi cala tristezza. Ci vorrebbe altro ora. Pazienza. Devo non svegliarmi alle tre, che non so perché…
Brutta giornata anche oggi nonostante il sole a palla. Mi sento schiacciato ma non come ieri. Per fortuna che c’è qualcuno, aiuta, anche da lontano, ma le ferite bisogna imparare a leccarsele da soli, per non ferire altri. E per non farmi venire strani pensieri …che comunque ce li ho già, devo farmi scusare se posso, che è me che non vuole quando siamo insieme… sono io che sono come un esempio, cercherò di sfogarmi…
Ce la faccio, ce la sto facendo. Guardo il cielo, invita a muoversi, nonostante tutto, nonostante il grigio, attrae ti fa stare in giro, come quelle nuvole che si staccano dal resto e te le vedi in secondo piano. Guardo i cumuli di nuvole in cielo, non è mai lo stesso grigio, illuminano…
Io l’airone e il sole giallo a emozionare… Oggi il tramonto lo si vede meglio…
Il brulichio delle idee (si dice così?) A me, in questo momento, sono piaciute, molto. Son dei bravi ragazzi. A volte è troppo tardi, che io ci sto già pensando, e ora via a piedi per le vie di deserte di questo paese ancora sofferente.
Mi raccomando non fate caso al mio comportamento degli ultimi tempi, non fa testo… o invece sì, temo di essermi perso, beh comunque andiamo avanti ci sarà un posto dove fare inversione, c’è sempre stato… ma mi spiace, forse ora non è tempo per noi e chissà se non lo sarà mai…
Dare la vita è una delle meraviglie che ci sono concesse su questa terra, ma per farlo bisogna essere in due anche dopo e questo non ci è concesso saperlo prima, per dire che non sono insensibile alla nuova vita. Cavolo!, sei tu il primo a voler esser come vuoi tu e non come ti vorrebbero gli altri quindi non aspettartelo da loro, sono così e così si comportano, faranno in tempo ad entrare nell’altro mondo quello che non ti perdona nulla nemmeno le cose che non fai. Lasciali fare conta fino a dieci e un giorno saranno loro a volere robe da te e tu non li ascolterai, è una ruota che gira…
Proprio come i gatti… prenditi il tuo tempo, te lo meriti, anche lo spazio… cercati e ti troverai, non fermarti… ogni giorno siamo diversi… Ogni dolore passa, il ricordo no. Altre parole importanti, precise, pesanti e leggere, le ho già fatte mie a modo mio… certo belle parole, ti invidio, e le faccio mie, giacché me le hai donate e concesse. I miracoli non sono esattamente come vorrei, ma devono camminare da soli, inciampando e cadendo sulla prima ghiaia, poi passerà.
“ogni dolore passa il ricordo no” e aggiungo “anche se si sfuoca col tempo”
Respira con la pancia, lunghi respiri a ossigenare tutto…e te, ne sono certo, avrai le giuste parole e le giuste distanze, avrai cura di lasciare vivere le esperienze così come arrivano, sai che non è roba tua…
Scendo da letto ora, senza spinte, ma senza voglia, arriverò… Sarebbe ora. Non parli mai. Fa piacere sentirti, in ogni caso, stai da te e quando vuoi o puoi io sono qui. Ma si sta bene o no al caldo della trapunta accoccolato sul divano a poltrire con un buon libro tra le mani? E fuori l’inverno accompagna piante e animali nel loro lungo sonno stagionale. Forse sto andando in letargo anch’io?
Ci sono riflessioni in giro, e non sono solo allo specchio. Si devono raccogliere facendole scorrere, come il tempo come semi da seminare… Beh, mi senti?! Non preoccuparti per me!, hai inteso? Quando sarà il momento si parlerà. Te io, io te, mi fido di te e di quello che fai dici non dici non fai… cercati non sei tanto in là. Non capisco. Ma attengo ai fatti, alle esigenze, e alle robe in mezzo. Guardare nella direzione giusta, che è quella che si sente. Né più né meno. Esserci, niente di più.
E poi ce l’ho fatta, da bravo. Ho fatto piangere, ma basta veramente poco ultimamente. Solo che è meglio non farlo davanti a me, non mi ci si fermerebbe più e soprattutto non si vorrebbe andare via. Eh meglio non commentare. Spero che le tue lacrime siano dolci di ogni speranza. Io so solo che là ci fanno delle belle feste, e la gente sorride, e c’è roba buona da mangiare…
Oggi il sole del primo mattino rosso e imponente, ha fatto da sveglia per l’anima. Che bel sole che c’hai in faccia!, e sotto la tua buccia? Ehi? Respira! Come ti è venuta? Ci sono un sacco di robe che si sanno solo dopo… ma non significa rimanere fermi e non provarci… sarebbe vita vuota, o arida. Rilasso anche io…
Cazzo! Ho parole, ci sono parole che spingono, mi sa che bisogna farle uscire, mettendole in ordine o dandogli un senso o così basta che sia, così… Non riesco a star fermo. Mi accarezzo strofinandomi contro i gins stretti. E’ una droga. E ti senti tossicodipendente? Non so cos’è, mi sento una trottola, rimbalzo qua e là, non sto fermo, aiuto farò dei danni… Ecco il sole sta sparendo dietro i monti, ha freddo, ma colorerà il cielo lo stesso, sfumando come un pittore quale è… E pensa l’ho visto nascere… un altro caso… C’è nebbia, e io andrei lontano su un sentiero sconosciuto… …ah, lei appare alta luminosa e supina nonostante la nebbia. Sono fuori? Forse sì altrimenti non sarei me… Ecco ora starei fermo a guardare il sole scendere e allungare le ombre fino a sparire nel buio della notte e passare dagli occhi stretti lacrimanti agli occhi chiusi del sonno nel sogno… E’ stato stupendo, condiviso, da sentirsi addosso e non darsi fastidio… …e i ricordi vaghi e le emozioni non aiutano la memoria. O forse sì?
E ti vedi con una che fa il tuo stesso giro e ti senti in diritto di sentirti leggero… E’ vero, anche se hai solo un gettone. Ci sono gettoni che non durano solo un giro, non scordarlo. Com’è stato il “girati”?, non volevo entrare ma solo chiamare e… guarda che caso… La buona compagnia il sorriso e l’allegria fanno apparire la realtà diversa forse, migliore. Gli amici sono i regali più belli che si possano ricevere.
Certe notti ti senti padrone di un posto che tanto di giorno non c’è. Certe notti se sei fortunato bussi alla porta di chi è come te… sono passato per il vicolo dalle parti dell’osservatorio a vedere di vedere solo con quella luce lassù… Te illumini la strada più di quello che credi!
Non credo di Potere tanto, faccio quello che ritengo più opportuno con chi incrocia la mia via. Anche la radio ne parlava, c’era chi era in riva al mare a osservare. Quello che c’è mica non lo sai… nemmeno davanti al mare. Cerco di non esistere, ma di vivere, e faccio fatica, ma ci provo…
Posso giocare con te? Mi diverti. Mi fai stare bene. Dove le appoggiamo le carte? Non posso, mi farei solo del male, ma tu non centri. L’unica tua colpa è esserci. Io invece non sono bravo e ammiro, è il caso di ricordarlo sempre anche quando c’è qualcuno nel mondo mi sta stretto non devo pensare che la colpa sia mia. Hai delle buone carte, giocale. Giochiamo finché si può, almeno, io continuo a farlo sempre, dicono che sono bravo. Ho capito, mentre scrivevi io guardavo e pensavo a te. Chimica.
Leggo, ma l’età avanza inesorabilmente, e farò sempre più fatica… cerchiamo di raccogliere soddisfazioni e fortuna qui in giro, il resto ce lo mettiamo noi…
Il concerto volge al termine, alcuni strappi all’immagine lasciano il segno. Si è chiuso un altro cerchio, credo non sia finita qui. C’è roba che gira che spinge che vuole uscire farsi conoscere, accetterei quella scelta. Una tua scelta, credo in altro momento, con altri tempi, forse in luogo diverso, avresti eventualmente fatto, beh ne avrei voluto parlare, l’avrei accettata… Ho letto di uno sfogo di tarda ora. Non ti preoccupare il vestito che piace a me ce l’hai cucito addosso. Piuttosto mi sento in colpa io …e se appena si accende la radio passa la notte dei desideri dopo uno sfogo…
La febbre sembra sparita ma questa notte sudando ho avuto gli incubi come se avessi buttato fuori roba sporca dal corpo, forse ho solo delirato. Ci credo. Ci può stare. E’ un po’ come vomitare, e non sempre te ne accorgi. Il dolore è difficile, mi sento in difficoltà, ci provo ma non so, ci provo ma non abbastanza?, sbattere le ali e prendere aria in faccia si rischia una malattia, e le medicine a curare…
Il più grande spettacolo dopo il big bang stamattina ha scatenato alcune contente lacrime felici… e che sia così sempre. In un’altra raccolgo l’ultima frase che dice senti il dolore si scioglie nel tempo che scivola via non resterò qui a guardare ho già iniziato a viaggiare… sembra fatta per me, mi porto via con me…
Vali molto di più di cinque euro, e di qualsiasi cifra, non hai prezzo, basta?, sto scherzando, non c’è nulla da spiegare se non che rappresenti un valore molto alto per essere quantificato …perché la vita è adesso… già! Domani è già qui, e sarà diverso. Tanto vale provarci.
Il libro è una mano di un popolo che stringe il cuore di un popolo tramite chi sa trasmettere roba sottopelle che sta dentro in fondo punto. Il petto spinge le lacrime si sono prosciugate e si va avanti. Il meglio deve ancora Venire. Non mi fermo al massimo rallento un po’, faccio sosta poi riparto più leggero. Butto tutto, non trattenere.
Dove trovi anche un posto per chi ti sorride da un angolo fino all’ultimo attimo.
In angolo ci sono spesso persone molto meno schive del posto che stanno occupando, lo sai?, ci sei spesso lì a sorridere e ad accogliere.
E’ così che si fa! Le robe vanno dette non trattenute, anche io cerco di farlo, sto imparando, forse, ci provo. Ora leggero volo serenamente, sii te! Eccolo il sole! Guardalo, fatti scaldare, non fermai mai, prendilo tutto! Ecco ora il tuo sole è arrivato qui e mi ha sorriso.
Un amico è sempre un amico in tutte le stagioni della vita.
Ho provato che è difficile, a volte, fare gli amici, il più è provarci, ognuno con le proprie distanze le proprie facce i propri modi essere, amico. Il caso non esiste lo sai meglio di me.
…ora a casa… ma un pezzo di cuore è lì, va beh tanto prima o poi lo trovavi. Non mi sono sentito invaso ma piacevolmente osservato. Ho sentito i tuoi occhi addosso come una calda coperta.
Non guardi in alto perché sai di non essere capace di arrampicarti sull’albero, e ti sei scordato, ormai, i frutti squisiti nascosti dietro le sue fronde, ed ecco che all’improvviso, senza una folata di vento, ti cade in mano una grossa pesca vellutata… roba da leccarsi le dita…
Sarà stato per un caso quella maiuscola, avrò tempo per pensare alle parole per spiegare quella lettera, senza lasciar passare il caso. Ecco sveglio nella notte ho dato assai, e ora riprendo morfeo…
E ho guardato dentro un’emozione e c’ho visto dentro tanto amore che ho capito perché non si comanda al cuore, e va bene così senza parole… e non prendo sonno ma so perché… E’ che nonostante che lo sai continui a fare debiti con te, sarebbe tutto più semplice se avessi un complice che ti facesse ridere?, anche se non ti sai difendere da te… fa un patto con le tue emozioni e loro non ti faranno fuori, scegli la via che ti prende la mano, non lasciarti convincere ché nessun altro può scegliere quello che è meglio per te.
Una meraviglia alla ricerca della sua strada nel paese…
E’ bella l’estasi, soprattutto quando non sei solo, già già… …soprattutto quando vedi quella dell’altro arrivare, uscire e liberare, con gli occhi fino al bianco e vedere raccogliere e tenerli lì per momenti peggiori, questo fa bene, non fa male, anzi averne… Sarà in modo diverso, almeno da come si vede o immagina da qui… sarà uno spettacolo! E tu sei il tecnico del suono e il cameraman le luci la voce i testi e soprattutto il pubblico per cui esibirsi.
La poiana sul filo del telefono in attesa di cibarsi, col sole che penetra la coltre grigia del cielo.
Ma perché me la devono sempre girare per farmi sentire in colpa? Possibile che mi rompa sempre così? O sono permaloso davvero?
Un giorno forse scriverò un libro… un libro sulla solitudine… persone che si sentono sole non sono sole, stanno solo cercando una via, sono alla cassa e prima o poi la fila finirà… e ne avranno da spendere, e saranno pronte!
Mah, io spero di trovare qualcosa qualcuno, rimanendo alla giusta distanza…
Ho letto su un muro, il rifugio più sicuro è il cuore di una mamma. E i miracoli lo sanno…
E’ stato un piacere come sempre come spesso, però diverso… Sto piegando alcune orecchie nelle pagine del borgo… da prestare…E’ stato bello! Un buon giorno a ogni splendore! Brividi!
Voglio che ogni attimo sia meglio di quello passato. Almeno, a volte ci riesco… Allora vai corri, portati in giro, fatti vivere, respira, vola, sogna e informa il mondo con le tue sensazioni …con le tue emozioni, perché ci sono giorni in cui nonostante la stanchezza sei solare, soprattutto se ce l’hai stampato in fronte… il sole!
Certo. E ci penso. Anche se ogni tanto piove dentro… Da carica alle pile, giusto per arrivare un po’ più in là…
Per gli Who passati in cielo, per me li passano, e passano tutto quello che si vuole, che non c’è da dormire né da sognare, e le richieste si vivono senza perché… è stato rilassante.
Alzati e corri incontro al mondo e strofinati vedrai sarà bellissimo. Ti sento anche se ormai da lontano e tira un forte vento. Qua c’è da saltare col batterista che mena! E ora lasciati andare alle tue emozioni…
Sarà bello ascoltare le canzoni insieme a qualcuno di caro? È come essere in volo con la testa e con altro  cioè più del solito. Senti che silenzio. Qua ci sono i grilli e un’attesa… Guarda il sole oltre le nuvole… Che c’è di male a vivere così? …vedremo. Prenditi un attimo per metterti al sole nelle tue vie, ti farà bene…
Rilassarsi sul divano guardando fuori le nuvole che corrono e pensare che qualcuno forse sta provando la stessa cosa, come con la luna piena. Da non tirare troppo ti prego, che rende instabile e si teme di perdere l’equilibrio e cadere e poi farsi male. Ma non stavo tirando, non era mia intenzione, anche io non voglio che si cada, e nemmeno io vorrei sbattere e farmi male.
E’ solo il tempo che passa.
Siamo dentro. Ho la pelle d’oca. C’è musica a manetta!
Un passerotto, che giustamente va via, mi ha consigliato… Ed ora di corsa al parco, che altrimenti il tempo passa ed io rimango indietro… La piazza stasera a quest’ora è fresca e ispira fiducia e qualcosa di buono…
Mi sono un po’ spaventato, posso? Quel tremare mi ha riportato alla mente ricordi che si erano nascosti e paure che mi avevano abbandonato o almeno così credevo. Non è facile dimenticare. Lo so. Non è facile. E forse non si riuscirà mai. Si deve imparare a guardarlo per quello che è, un’ombra dietro l’angolo, sperando che non appaia spesso. Ma ormai ci siamo dentro, ed è da vivere per quello che è, ognuno come riesce, o può, o vuole, o.
Ci sono dei ragazzi in giro che partono per andare, e ho la pelle d’oca. Ma te hai mai riaperto gli occhi e poi hai visto il mare? Voglio trovare un senso a questa voglia, anche se questa voglia un senso non ce l’ha …domani un altro giorno arriverà. C’è da ringraziare che è stato tutto stupendo (appunto come te!), ora si smette l’adrenalina e si sogna come viene, come si vuole.
Non va più via l’odore del sesso che hai addosso, si attacca qui… Io rigiro tra le lenzuola, con la radio accesa e il sole affacciato a sorridere
C’è chi aiuta un casino, oltre a sollevare, a capire, e soprattutto a far sorridere e far star bene.
Citazione, la felicità sta nella follia che ogni giorno metto contro un destino già segnato. Ecchecazzo! Mi piace, come sempre, pelle d’oca!
Ho deciso di non andare. Non mi tornano del tutto. E per altri versi non è corretto. Farò altre robe. Sempre mie. E non mi metto serio, non serve, non ne vale la pena, pazienza, sarà per la prossima, sto bene, e ho ben idea di quanto… Anche a me spiace. Ma va così. Certo che puoi tirare o spingere, ma non servirebbe, per certe robe mi devo pareggiare. E sì, c’è un sacco di aiuto in giro, fidati.
Sento il mare dentro una conchiglia! E c’è stata la notte rosa con delle assenze che erano anni che non erano assenze, sono i tempi che cambiano.
Tutto si conclude con L’eleganza del riccio, presto dalle mie parti, e ringraziamenti per la bella serata. Io che sono uno schiavo moderno… Sono quasi le tre e mezza, ora mi metto a letto, che alle quattro ci sono sempre le angosce e i bicchieri di vino.
Le amicizie, se tali sono, non sono mai un caso, da qualche parte c’è sempre un perché. Non la chiamo. Ma se proprio non la chiamo amicizia, nemmeno affare, neanche opportunità, piuttosto contatto. Almeno per ora.
Penso che con quello che c’è e c’è stato noi non ci staccheremo mai, un po’ come altri già visti in passato quasi da esempio, penso invece che ci sarà un modo diverso di stare in contatto, piuttosto. Non sto pensando avanti più del solito ma sto al passo coi tempi e con le situazioni semplicemente, senza troppe aspettative e sapendo che un giorno o l’altro potrei dover rinunciare a qualcosa di molto bello. Ecco questo ci tenevo a sottolinearlo, non farei mai stare male chi mi è vicino.
E sono contento che piaccia, questa svolta, la sento condivisa, anche non solo mia, non è un caso che in questi giorni siano tornate fuori quelle canzoni.
Sono in un periodo in cui ho una fotta incredibile, da mantenere alimentata.

Spero di aver messo abbastanza sale, un po’ di pepe, il giusto di olio, e le dosi con le cifre e non con le scatole al momento giusto, acqua da bere, vino da pensare, birra da divertire, le verdure per il ferro e non so cosa, la carne per delle buone proteine, e yogurt e miele dove e come mi piace di più.
La pietanza che ne è uscita la mangerei solo io, ne sono quasi certo, spesso è indigesta alle altre persone che spesso io non permetto arrivino fino qui da me, non è colpa di nessuno, è così che gira, non rimane che rimanere sempre sé stessi, in ogni caso, ed attendere quali risposte ha il mondo intorno, fosse anche solo una pianta o un animale una persona un amica un collega un vicino di casa la commessa del negozio sotto casa il barista, o.

Ecco per esempio, il basilico non l’ho potuto mettere.