venerdì 1 novembre 2013

Ho la memoria che ho

Qualche sera fa ero in giro a piedi per i viali del paese.
Le foglie abbondanti di quest’autunno indefinibile erano incollate dalla pioggia scesa nei giorni precedenti.
La temperatura dell’aria, nonostante l’ora serale, permetteva di non indossare alcun giubbotto.
Il cambio dell’ora legale solare costringeva il sole al sonno e la notte a presentarsi presto.
Avevo fretta, osservavo i miei passi e guardavo distratto chi incrociava la mia via mentre camminavo svelto per i miei pensieri e i miei conti.
Seduti al tavolino di un bar erano due ragazzi, poco più giovani di me, una lei e un lui. Lei non la conoscevo, direi proprio mai vista, lui lo conoscevo, certamente quel viso mi stava raccontando che ci avevo pure parlato in uno o più momenti del mio passato nemmeno troppo lontano.
Ma quale sarà stato mai il suo nome?
Ero certo fosse lui, incontrato per pochi mesi e a intervalli ripetuti, quindi magari male, ma ero certo fosse lui.
Mi capita spesso di vedere volti e sorrisi e sguardi che mi dicono qualcosa, che al minimo mi raccontino immediatamente una roba tipo guarda che ci siamo conosciuti e abbiamo parlato spesso insieme, si certo sono io quello che pensi che io sia, o qualcosa del genere.
Qualche sera fa ero in giro per i viali, scalciavo le foglie umide sull’asfalto a ogni movimento del mio passo, e un ragazzo seduto al tavolino di un bar aveva distratto l’attenzione dalla sua compagnia, dolce!, per sorridermi e dirmi qualcosa. Certamente per ripigliarmi dalla mia solita testa tra le nubi mi aveva detto uno svelto ciao non ci conosciamo più?, mentre io crollavo sulla terra certo di sapere chi fosse ma ignaro completamente del suo nome rispondevo col mio sorriso migliore, spero, certo mille anni fa in mezzo a un campo…, lasciando intendere che fosse una battuta e proseguendo la mia via sicuro che io, da sempre, ho la memoria che ho.

Mi dispiace incontrare persone e sapere di poterle salutare poiché un minimo di passato in comune esiste da qualche parte e non avere la certezza di poterle chiamare per nome o foss’anche per soprannome.
Mi dispiace, e un po’ mi sento in colpa.


Ma sono fatto così. E porto pazienza.

2 commenti:

  1. Oppure ti capita di incontrare qualcuno che ti ferma, ti saluta e di te e dei tuoi sa vita morte e miracoli e quando se ne va tu resti lì ebete a chiederti...ma chi bip bip era questo? E allora capisci che si tratta di qualcuno che non ha lasciato impronte nella tua esistenza, una specie di cometa di quelle che passano troppo veloci. Chiamiamola pure scarsa fisionomia...

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  2. Credo tu voglia intendere la scarsa capacità di ricordare le persone per la loro forma colore modo di fare modo di parlare capigliatura modo di muovere le mani modo di camminare.
    Sì capita anche quello, di averne scarsa, ma spesso le persone si riconoscono a vicenda in mezzo a mille proprio solo per quello, anche se credono di non averla, la capacità intendo...

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