lunedì 25 agosto 2014

Quando Gennaro è come in Lussemburgo

Sempre per i tuoi sentieri!
Come ti piacciono i tuoi sentieri…
Allora si decide che a Ferragosto, quando molti solitamente si spiaggiano sotto i gavettoni, voi ve ne andate a camminare per quei sentieri così vicini e familiari.
Anche perché per dirla tutta, o scriverla, hai appena scoperto un tratto che mai avresti immaginato così avvolgente.
V’incamminate che è tarda mattinata proprio per sfruttare l’ora del pranzo per quel picnic che si usa per la festa. Quindi, in mezzo a mille chiacchiere e mai in silenzio, salite la stretta via asfaltata che al caldo e al sole vi porta quasi in sommità. In realtà il sole di questo agosto non scalda come una volta, come si dice in questo autunno fuori stagione, e quando giungete in fondo, cioè in cima, il monte Gennaro non vi scopre pieni di sudore come siete capaci di fare.
Tutt’altro, sono voci confuse, spesso di bimbo, o bimbi, che il vento e le chiome vicine fanno arrivare alle vostre orecchie, che destano le vostre curiosità, e così su due piedi, accendono il vostro dispiacere di non trovarvi soli in quell’ultimo tratto di salita.
Poi gli ultimi gradini di terra, rattoppati malamente con dei legni ormai logori.
Poi lo spiazzo piccolo altipiano dei due cedri di Gennaro vi si apre davanti.
Poi la vista dei vostri occhi si allarga sul grande tavolo da picnic.
Poi le vostre orecchie ascoltano “goodmornig you are welcome”.
Poi tu credi di svenire, e non sai se sei più contento o dispiaciuto, vaghi tra la disperazione e l’esaltazione. Ma capisci presto che sarà una giornata diversa.
Capisci che da quel momento tutto può essere. E sarà.
Capisci che i tuoi piani di passeggiata puoi metterli in tasca e non guardarli più fino a sera.
Capisci che è proprio un bel ferragosto. E non potrà essere diversamente.
Dopo i primi convenevoli, e le tue vostre spiegazioni, vi sedete con loro che dal Lussemburgo sono passati a camminare su Gennaro. Si chiedono alcune informazioni, e capite che potreste camminare insieme per un po’ di tratto. Sono padre e madre e tre figli, forse, che magari quello più grande è solo affidato. O che ne sapete voi, nessuno mai parla o parlerà di padre madre e figli, o sì?, boh, non te lo ricordi forse perché non è certo quello l’importante.
Si mangia si beve si parla inglese e tu tanto pigro e timido e impreparato ascolti e capisci quasi tutto.
Sono proprio begli attimi. Da ricordare nel tempo. Tante foto le metti lì in quel tratto di grotta che tieni in fondo.
Ormai è pomeriggio, e si deve camminare ancora, almeno per un po’. Avete pure la preoccupazione che possano più o meno perdersi, loro così lontani da casa e sprovvisti di mappa.
Li lasciate avviarsi per la discesa che molto a gesti hai avete spiegato. Ma presto, in seguito alla vostra ripartenza, siete lì con loro a camminare in mezzo alle sorgenti del rio Ramato, in mezzo ai canneti, ai calanchi, e alla vegetazione tipica di una valle cieca.
E vi salutate, e i sorrisi si sprecano.
E scattate loro foto di tutto questo. E loro a voi.
E si sente e lo sentite quel sentire strano ma tangibile.
E camminate insieme, come i camminatori sanno fare, se non addirittura i pellegrini fanno da sempre, qualunque sia l’origine degli elementi dell’allegra compagnia.
E ci sono i due monelli, uno più dell’altro, che svegliano le tue preoccupazioni.
Putto boccoli biondi si mette pure a correre, e tu dietro a tenergli bada. E suo padre che ti ringrazia voltandosi dall’altra parte.
Sono abituati così, tutt’altre preoccupazioni rispetto a noi, altre mentalità, altra cultura.
Si arriva in fondo assieme, al nostro arrivo, dopo che hanno scelto di cambiare programmi in quanto le stanchezze dei cinque sono troppe, che non si aspettavano mica tanta fatica sulle colline bolognesi.
E noi, che i programmi ormai li avevamo bruciati a pranzo sul tavolo picnic, ci offriamo per risolvere in breve, ed evitando ulteriori sforzi, il loro rientro all’agriturismo.
E qui c’è l’apoteosi.
Tu che parli, anche se male, in inglese e ti fai capire, credi, e bene. Ed è davvero un ferragosto diverso dal solito.
Voi che vi sedete al tavolo caffè merenda the gelato con una famiglia lussemburghese in quel del parco cittadino di Monteveglio.
E chi l’avrebbe mai detto?
E parlate (parlano). E vi ascoltate (ascolti).
E vi capite, tutti. Che a volte basta davvero poco per capirsi.
E sorridete, tutti. E siete contenti e felici.
Gli argomenti che passano tra voi sono dei più vari, ma è il lavoro che la fa da padrone.

Alla fine, quando anche un bell’acquazzone estivo (autunnale??) vi sorprende ma non vi scalfisce, siete quasi dispiaciuti di dover salutare con Bye Bye quella famiglia tanto lontana quanto quel giorno vicina.


Belle cose davvero.

Da tenere lì, per sempre.


1 commento:

  1. Come i due pargoli scatenati che tra una risata e l'altra cantano e ballano I'm singing in the rain ma in francese... quando ormai sarebbero dovuti crollare per la stanchezza. Oui! Come diceva il putto biondo

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