Sempre
per i tuoi sentieri!
Come ti
piacciono i tuoi sentieri…
Allora
si decide che a Ferragosto, quando molti solitamente si spiaggiano sotto i
gavettoni, voi ve ne andate a camminare per quei sentieri così vicini e
familiari.
Anche perché
per dirla tutta, o scriverla, hai appena scoperto un tratto che mai avresti
immaginato così avvolgente.
V’incamminate
che è tarda mattinata proprio per sfruttare l’ora del pranzo per quel picnic
che si usa per la festa. Quindi, in mezzo a mille chiacchiere e mai in
silenzio, salite la stretta via asfaltata che al caldo e al sole vi porta quasi
in sommità. In realtà il sole di questo agosto non scalda come una volta, come
si dice in questo autunno fuori stagione, e quando giungete in fondo, cioè in
cima, il monte Gennaro non vi scopre pieni di sudore come siete capaci di fare.
Tutt’altro,
sono voci confuse, spesso di bimbo, o bimbi, che il vento e le chiome vicine
fanno arrivare alle vostre orecchie, che destano le vostre curiosità, e così su
due piedi, accendono il vostro dispiacere di non trovarvi soli in quell’ultimo
tratto di salita.
Poi
gli ultimi gradini di terra, rattoppati malamente con dei legni ormai logori.
Poi lo
spiazzo piccolo altipiano dei due cedri di Gennaro vi si apre davanti.
Poi la
vista dei vostri occhi si allarga sul grande tavolo da picnic.
Poi le
vostre orecchie ascoltano “goodmornig you are welcome”.
Poi tu
credi di svenire, e non sai se sei più contento o dispiaciuto, vaghi tra la
disperazione e l’esaltazione. Ma capisci presto che sarà una giornata diversa.
Capisci
che da quel momento tutto può essere. E sarà.
Capisci
che i tuoi piani di passeggiata puoi metterli in tasca e non guardarli più fino
a sera.
Capisci
che è proprio un bel ferragosto. E non potrà essere diversamente.
Dopo i
primi convenevoli, e le tue vostre spiegazioni, vi sedete con loro che dal
Lussemburgo sono passati a camminare su Gennaro. Si chiedono alcune
informazioni, e capite che potreste camminare insieme per un po’ di tratto. Sono
padre e madre e tre figli, forse, che magari quello più grande è solo affidato.
O che ne sapete voi, nessuno mai parla o parlerà di padre madre e figli, o sì?,
boh, non te lo ricordi forse perché non è certo quello l’importante.
Si mangia
si beve si parla inglese e tu tanto pigro e timido e impreparato ascolti e capisci
quasi tutto.
Sono proprio
begli attimi. Da ricordare nel tempo. Tante foto le metti lì in quel tratto di
grotta che tieni in fondo.
Ormai è
pomeriggio, e si deve camminare ancora, almeno per un po’. Avete pure la
preoccupazione che possano più o meno perdersi, loro così lontani da casa e
sprovvisti di mappa.
Li lasciate
avviarsi per la discesa che molto a gesti hai avete spiegato. Ma presto, in
seguito alla vostra ripartenza, siete lì con loro a camminare in mezzo alle
sorgenti del rio Ramato, in mezzo ai canneti, ai calanchi, e alla vegetazione
tipica di una valle cieca.
E vi
salutate, e i sorrisi si sprecano.
E scattate
loro foto di tutto questo. E loro a voi.
E si
sente e lo sentite quel sentire strano ma tangibile.
E camminate
insieme, come i camminatori sanno fare, se non addirittura i pellegrini fanno
da sempre, qualunque sia l’origine degli elementi dell’allegra compagnia.
E ci
sono i due monelli, uno più dell’altro, che svegliano le tue preoccupazioni.
Putto boccoli
biondi si mette pure a correre, e tu dietro a tenergli bada. E suo padre che ti
ringrazia voltandosi dall’altra parte.
Sono abituati
così, tutt’altre preoccupazioni rispetto a noi, altre mentalità, altra cultura.
Si arriva
in fondo assieme, al nostro arrivo, dopo che hanno scelto di cambiare programmi
in quanto le stanchezze dei cinque sono troppe, che non si aspettavano mica
tanta fatica sulle colline bolognesi.
E noi,
che i programmi ormai li avevamo bruciati a pranzo sul tavolo picnic, ci
offriamo per risolvere in breve, ed evitando ulteriori sforzi, il loro rientro
all’agriturismo.
E qui
c’è l’apoteosi.
Tu che
parli, anche se male, in inglese e ti fai capire, credi, e bene. Ed è davvero
un ferragosto diverso dal solito.
Voi che
vi sedete al tavolo caffè merenda the gelato con una famiglia lussemburghese in
quel del parco cittadino di Monteveglio.
E chi
l’avrebbe mai detto?
E
parlate (parlano). E vi ascoltate (ascolti).
E vi
capite, tutti. Che a volte basta davvero poco per capirsi.
E
sorridete, tutti. E siete contenti e felici.
Gli argomenti
che passano tra voi sono dei più vari, ma è il lavoro che la fa da padrone.
Alla fine,
quando anche un bell’acquazzone estivo (autunnale??) vi sorprende ma non vi
scalfisce, siete quasi dispiaciuti di dover salutare con Bye Bye quella
famiglia tanto lontana quanto quel giorno vicina.
Belle cose
davvero.
Da tenere
lì, per sempre.
Come i due pargoli scatenati che tra una risata e l'altra cantano e ballano I'm singing in the rain ma in francese... quando ormai sarebbero dovuti crollare per la stanchezza. Oui! Come diceva il putto biondo
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