giovedì 21 agosto 2014

I tuoi sentieri e i miracoli

Poi ti capita di proporre loro qualche passo per sentiero, nel bosco, lungo il torrente, salendo e scendendo.
Poi ti capita di partire un po’ dopo il previsto e nel viaggio che vi porta ai tuoi sentieri capisci e scegli di cambiare qualche tratto.
Poi ti capita che quando loro hanno il loro bastone, e tu il tuo, e metti lo zaino sulle spalle, con anche la padellina contro i morsi dei serpenti, senti addosso tutta la tua voglia di portarli sui tuoi sentieri.
Poi ti capita di raccontare loro tutto quello che ti viene in mente, tutto quello che sai, tutte le raccomandazioni, e le indicazioni, e i consigli.
Poi ti capita di lasciarli camminare con te. E tu stai camminando con loro. Lungo i sentieri. Quei sentieri.
Poi ti capita che il fresco lo sentiate addosso e per terra la rugiada bagna le scarpe e pensi che a loro servirebbero delle altre scarpe se sopportano questo modo di camminare.
Poi ti capita di spiegare il toponimo indicando bene la direzione e l’origine di quel colore così rossastro da ricordare il rame.
Poi ti capita di fare la pausa al capanno, davanti al macero che macero non è. E c’è la merenda del mattino. E c’è il riposo delle gambe. E della mente. E c’è da misurare la profondità, col bastone. E c’è da ripartire.
Poi ti capita di scegliere un sentiero mai percorso perché quello previsto è interrotto da annosi lavori in corso.
Poi ti capita che quel sentiero che fa parte di quei sentieri tu lo cammini per la prima volta con loro e non è proprio un caso, che il caso non esiste mai.
Poi ti capita di mostrare la valle cieca, le sorgenti nascoste dall’erba alta e dai canneti, i calanchi e la loro pericolosità, il monte che sa di partenopeo, i sentieri calpestati all’orizzonte, e l’obiettivo.
Poi ti capita di provare a fare roba vietata in loro presenza spiegandone il motivo e ti senti in difetto perché sai bene che non va bene e che dovresti fare diversamente e che non stai dando il buon esempio.
Poi ti capita di spiegare dei motivi, e indietreggi e torni sui tuoi passi, sui vostri passi, e racconti che non è la fine quello che conta ma come ci si arriva, che la meta rimane lì anche per un’altra volta.
Poi ti capita di tornare indietro, rivedere le stesse piante, lo stesso sentiero, gli stessi sassi caduti un po’ rossastri, le stesse cacche viola e o con i semi, la stessa discesa.
Poi ti capita di incrociare viandanti come voi, e per fortuna così insegnate loro che i sentieri posso essere ostruiti quindi conviene tornare indietro.
Poi ti capita di seguire le indicazioni di un miracolo che vi portano quasi all’obiettivo, e senti che c’è contentezza, e soddisfazione.
Poi ti capita di camminare in mezzo al borgo che è quasi mezzogiorno e il sole è altissimo.
Poi ti capita di insegnare come camminare in discesa, che anche se tutti i santi aiutano non è per niente facile, e la stanchezza accumulata non aiuta di certo, e si deve prestare attenzione a ogni sassolino sotto la scarpa.
Poi ti capita di sollevare chi fa fatica, e gli stai vicino, come sai fare tu.
Poi ti capita di chiudere quasi tre ore di cammino con loro. E sono le prime. E sei appagato. E senti loro soddisfatti dei piedi stressati dal sudore e dal cammino.

Poi c’è il pranzo, e torni alla realtà come troppo spesso.

A volte capita.
Capita davvero.


Si deve rinnovare i puntali!

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