Come mi
piace chiamarlo Lorenzo anziché Jovanotti o Jova.
Anzi,
a dire il vero, mi piace chiamarlo Lore’, come veniva scandito un vhs di quasi
vent’anni fa, dove si potevano ascoltare le prime riflessioni di un giovane
pronto a raccontare robe. A quell’epoca stavo svoltando nell’età adulta, forse,
o matura, a-riforse.
Tant’è
ricordo come fosse oggi quel sospiro di ragazzo sempre giovane che ansimando si
sente incitare Corri Lore’ corri… e
io a inseguire con lo sguardo perso su una strada sua e non mia.
Quindi
si potrebbe affermare che il titolo che introduce questa serie di commenti sia
errato.
E invece
no. Non essendo quello l’argomento non è sbagliato chiamarlo Lorenzo, ragazzo d’un
pezzo maturo al punto giusto pronto a nuove esperienze con le braccia aperte a
raccogliere quello che c’è.
Qualche
settima fa, finalmente, ho terminato la lettura di Gratitude, libro aperto
scritto da Jovanotti, dove la fascetta di copertina che tanto non mi piace nei
libri cita “Lorenzo Cherubini racconta Jovanotti”.
E visto
che in questi mesi o ultimi anni mi sono un poco rifolgorato di lui, perché non
leggere robe di suo pugno? E poi, la mia curiosità nel conoscere come sia
riuscito a scrivere di sé in prima persona dove la vogliamo mettere?
Allora,
mesi addietro l’ho portato a casa e posto sulla colonna di libri da leggere,
quelli che stanno lì vicino al letto, quella colonna che ormai non ce ne stanno
più, quei libri che anziché diminuire aumentano sempre, e non riuscirò mai a
leggerli tutti prima che la colonna cada sulle mie stanchezze.
Comunque,
posto al suo posto, quasi, si è visto scavalcare più e più volte.
Ma luglio
ha avuto i suoi alti e i suoi bassi, soprattutto, e ha portato la mano a
raccogliere la gratitudine di Lorenzo.
MI E’
PIACIUTO DA MORIRE!!!
Fin dalle
prime pagine ci sono pagine da ricordare e frasi da sottolineare.
Fin da
subito ho capito che lo rileggerò presto (così da lasciare immutata ancora una
volta quella colonna).
E’
pieno di vita. Racconta bene. Racconta forte. E a volte sembra davvero di
essere di corsa assieme a Lore’.
Vorrei
solo citare una parte, che non è nemmeno sua, cioè è una citazione che lui
riporta, l’unica pagina con l’orecchia, verso la fine, quasi, e me la sono
sentita addosso:
Il viaggio non finisce mai. […]
Bisogna vedere quel che non si è visto,
vedere di nuovo quel che si è già
visto,
vedere in primavera quel che si è visto
in estate,
vedere di giorno quel che si è visto di
notte,
con il sole dove la prima volta
pioveva,
vedere le messi verdi, il frutto
maturo,
la pietra che ha cambiato posto, l’ombra
che non c’era.
Bisogna tornare sui passi già dati,
per ripeterli, e tracciarvi a fianco
nuovi cammini.
Jose Saramago,
Viaggio in Portogallo
Jovanotti, Gratitude, Einaudi
Credo
che non passerà molto tempo per la rilettura, con matita a corredo.
Credo che
nel caso lo consiglierò, come ho già fatto, anche se il destinatario fosse di
tutt’altro avviso.
Credo
che il mio Lore’, che mia piace chiamare Lorenzo, abbia buone robe da
raccontare, in qualsiasi modo.
E mi piacerebbe correre un poco con lui. E a modo mio l'ho faccio già.
Presto
i libri non saranno più lì vicino a dirmi che ci sono, saranno un po’ più in
là, dove almeno all’apparenza sembreranno più leggeri.
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