mercoledì 6 agosto 2014

Il più è crederci, provarci, esserne convinti

Il grande parco dei divertimenti è nei pressi del mare, di quel mare che sento come il mio anche se vado e conosco poco.
E’ talmente tanto lontano che prima di partire, anche grazie a quelle modernità che fornisce la rete, puoi controllare dio meteo che intenzioni possa avere per quei luoghi, e per quelle ore che ti interessano.
E allora decidi che la sveglia alle sei del mattino per un’ora di viaggio non è troppo e anzi conviene, giacché le previsioni di meteo sono descritte e aggiornate poco prima.
E allora decidi che si possa andare anche se ci sono robe che direbbero l’opposto.
Fuori dalla tua finestra piove e tuona, ma non c’è vento.
Il panorama verso l’orizzonte varia dal grigio stanco al grigio scuro ho un sacco di acqua da fare cadere.
Mentre le previsioni di meteo dicono che là dove vuoi andare, in quel parco vicino al mare, il cielo sarà moderatamente coperto, con poche precipitazioni le prime ore del mattino, e che durante il giorno le stesse sono da non considerare.
E allora ti fidi, ci credi, e parti.
L’aria del mattino presto è fresca che obbliga la felpa per te e i miracoli e ti fa apparire quei primi minuti come la partenza per un viaggio epocale, per una di quelle gite da assaporare bene poiché cariche di stranezze di ogni genere.
Giungi alla prima tappa, solo mezz’ora dopo, che piove di rado ma pesantemente, il cielo è coperto di ogni sfumatura di grigio, le gocce sul parabrezza sono rumorose come schiaffi anche se rade.
E allora, visto che da qualche parte tra le pieghe del cielo si vede che “si sta aprendo”, parti per quel mare e quella destinazione.
Piove. Piove forte. Piove sempre più forte.
Ogni minuto che passa c’è sempre più acqua a cadere e per terra sull’asfalto dell’autostrada, tanto che viene sollevata a cascate delle auto e dai tir.
Sarà la pioggia a dirotto sarà il traffico, spesso la velocità si riduce molto fin troppo.
Sembra di non arrivare mai. E in effetti i tempi soliti di percorrenza di raddoppiano facilmente.
In giro c’è solo brutto bruttissimo tempo.
Ci si chiede spesso se continuare o meno, se andare davvero a quel parco, se davvero ne valesse la pena alzarsi tanto presto, se proseguire per quella strada.
Se provarci davvero.
E allora si prosegue per quella strada già conosciuta, per quell’uscita differenziata come nord, per quella superstrada verso la città del sommo. E per quel bar sulla via.
La pausa per la seconda colazione è quasi eroica, a sentire sulla pelle la temperatura (in piena estate) è rasente lo zero, la pioggia è battente da non lasciare respiro.
E ti domandi ancora cosa ci fai proprio quel giorno proprio in quel luogo. Solo per loro, che sono ancora miracoli.
Testardo e testone fai colazione. Ancora.
E trovi l’oggetto per un regalo che speri tanto strappi almeno un grande sorriso e un forte abbraccio.
Quindi si prosegue per l’ultimo svincolo, quello che dal retro porta all’ingresso lungo la via che diventa stretta.
All’ingresso si notano un sacco di auto entrare, anche se dentro nel parcheggio non ce ne sono mica molte nonostante l’orario di apertura sia ben trascorso.
Butti l’occhio e vedi gente alla cassa.
Butti l’occhio e vedi che quella pioggia di pochi minuti prima ormai sta smettendo.
Butti l’occhio e vedi che il cielo, o forse dio meteo, sta aprendo all’azzurro. Lassù in alto sono come mille fogli grigi che vengono spostati dal vento o da chissà che o chissà cosa e uno alla volta sfumano in blu celeste azzurro turchese.
Sta accadendo qualcosa di grandioso.
Il più è stato crederci e provarci.
Pochi minuti dopo il giallo e il caldo del sole fanno capolino sulla tua testa.
Ha dell’incredibile.
Il freddo pungente di nemmeno un’ora prima ha lasciato il posto al torrido, quasi, agosto rivierasco.

E allora capisci che hai fatto bene ad essere convinto che alzarsi presto per valutare il da farsi sia stato corretto, che scegliere di crederci e di fidarsi sia stato corretto, che provarci tanto al massimo si mangia una piada a si torna a casa sia stato corretto.
Ed essere convinti delle robe che si fanno sia solo corretto.

Dopo è solo il divertimento, anche bagnato, molto bagnato, a farla da padrone.
Dopo si accontentano i miracoli che crescono, e che fanno già robe con le loro autonomie. E ne sei contento.
Dopo è il tempo trascorso a camminare tra un gioco e l’altro, tra una giostra e l’altra, tra un richiamo e un’attesa, tra un’ordinazione automatica e la degustazione al sole dell’una, tra un binario singolo e uno doppio, ripetuto, che però crea scompiglio.
Dopo sono piccole patenti che tu, cagacazzo e un po’ furio, non avresti concesso.
Ecco appunto, ai tuoi tempi alla loro età c’erano giochi di automobili che puntavano allo scontro, oggi alla loro età ci sono giochi di automobili che puntano al rispetto delle regole alle precedenze ai semafori rossi. Come cambiano i tempi. Davvero.

Tutto, o quasi, gira come le altre volte e gli altri giri al grande parco dei divertimenti.

In realtà quest’anno ha già qualcosa di palpabile che differenzia le cose, l’aria non è esattamente la stessa degli anni passati, e c’è chi prospetta un’ipotesi ben diversa per l’anni e gli anni futuri.
Vedremo.

Il ricordo più bello, al di là di quelle foto che tieni tutte per te come spesso, è inaspettato quanto incantevole:
mamma rondine che svolazza sul nido coi piccoli affamati sull’ingresso di un bagno pubblico;
roba da rimanere tutto il pomeriggio a osservare.

Alla fine è il mal di testa lavato dalla doccia del rientro.
E un’altra giornata è finita.

Loro contenti. Tu sorridente.


1 commento:

  1. Ci sono regali che sono sorprese e, proprio perché sorprese, sorprendono. Non è la dimensione né l'oggetto di per sé. È il valore che nacondono. E per valore nascosto intendo tutto quel bagaglio di emozioni e valutazioni che scatenano. Ci sono gesti che ti dimostrano come cose lanciate in aria tempo prima siano state raccolte... e con cura.

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