Sono
stato invitato a camminare i Bregoli, antico sentiero sulla primissima via
degli Dei.
Lo
avevo già percorso, a mio parere nel verso giusto, quindi sapevo bene di che si
trattava.
Ho
accettato ben volentieri, l’idea mi ha stuzzicato altre idee. E le altre idee
hanno preso la loro posizione nei pensieri di questi giorni.
Mi ha
fatto bene camminare così.
Un po’
di fatica, e alcuni passi seri e osservanti, poi la discesa, e poi il canale a
tornare alla partenza.
S’è
partiti da un punto conosciuto bene, da me, là dove mi ero “perso” in quel
giorno di arrivo di una mia personale follia.
S’è
raggiunta la chiesa di San Martino da dove parte la salita dei Bregoli, ripida
ma non eterna.
L’aria
gelida e umida del primo mattino non ha evitato la nostra svestizione all’arrampicata,
giacché i passi a salire sono sempre faticosi e accaldano assai.
Raggiunta
la sommità nella via tra le case il sole ci ha accolto pallido e pigro, e per
me un po’ triste.
S’è
raggiunta la grande chiesa del Colle della Guardia, maestosa e brulicante di
credenti e di sportivi e di turisti e di devo
espiare una pena e son salito fin qui, e s’è acceso un lumino a sperare che
qualcosa svolti per davvero in un senso umanamente più giusto.
S’è
scesi gli storici portici a passo svelto, giacché si sa che in discesa tutti i
santi aiutano.
S’è
superata la grande via che porta fuori e s’è trovati altri portici chiusi da
lavori in corso là dove la Torre della Maratona esalta la mia idea di
sportività.
S’è
oltrepassata la via d’ingresso per ogni mio arrivo delle ultime vicende in
questi luoghi del ventennio.
In
breve s’è poi camminato a lungo al bordo del canale, risalendo la corrente,
come a volte piace fare a me.
Giunti
nelle prossimità della partenza, quindi dell’arrivo, ho proprio visto la casa
dove mi piacerebbe vivere; un po’ troppo in città, ma abbastanza isolata dal
caos; in realtà solo oggi, vedendola per l’appunto, ho pensato possa essere un’ottima
soluzione per andare a viverci per un po’; ma nulla a che vedere con la casa
nel boschetto sulla via della bassa.
Il
rientro verso il borgo è stato puntuale per il pranzo.
Il
pranzo è stato calibrato, giusto qualche bicchiere di troppo di bonarda.
Il
caffè del dopo pranzo è stato accompagnato dalla voglia di cominciare il
quaderno blu, ma le ansie di questi giorni, i miei soliti pensieri
accartocciati, altre idee che non stanno ferme mai, e altre robe che mi girano
per la tana non mi hanno permesso di soddisfare quel bisogno.
Anche perché
il divano mi ha rapito coi suoi tentacoli e mi ha trattenuto lo stretto
necessario per farmi trascorrere qualche momento spensierato.
Nel mentre
Paolo diceva che esiste un destino, che altrimenti non te lo spieghi, altrimenti
certe robe non te le spiegheresti mai, che se non si fosse in quel posto in
quel momento sarebbe poi capitato anche in altro luogo e un altro momento, che
altrimenti non te lo spieghi e diventi pazzo se non ti dai un perché così.
Eccolo
allora, un destino che nessuno conosce se non proseguendo i passi e muovendo
sempre il tempo, che non si ferma mai.
Ed è
già dicembre.
Tutti abbiamo un destino scritto, c'è chi lo chiama Dio, chi fato, chi fortuna o fatalità, ma alla fine è la stessa roba dalla quale non si può fuggire. Bisogna saper vivere il presente, come dice una persona che se ne intende, bisogna essere sempre ben presenti su quello che si fa e non solo su ciò che si è fatto o su ciò che si farà, perchè il passato sarà sempre con noi, piantato lì eternamente, il futuro è quell'incertezza su cui si possono fare solo ipotesi, il PRESENTE invece è ORA e bisogna coglierlo nell'istante in cui accade con lucidità o si rischia di vivere nel rimpianto. E ora avanti che il tempo è tiranno e non si ferma!
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