mercoledì 18 dicembre 2013

Fabio e le strade di casa

Non è facile vederle, scoprirle.
Anche se sono lì da sempre, anche se le vediamo tutti i giorni, anche se le ignoriamo cercando quelle lontane, quelle che portano dove crediamo stiano i nostri sogni e le nostre aspettative.
Non è facile. Lo so bene. Non è per un cazzo facile.
Eppure siamo qui, giorno dopo giorno.
Siamo qui, ce la raccontiamo, ce ne convinciamo.
E poi, una spallata, una decisione non nostra, un acquazzone imprevisto, un terremoto, uno schiaffo non dato o mancato, un saluto, un bacio, una domanda o una risposta, poi, un momento, non prima non dopo, un momento eterno che rimane per sempre, stilettato lì, tutto quello che era prima non lo è più e siamo costretti a vedere guardare osservare e vivere solo quello dopo, partendo dal presente, che è pur sempre un dono.
Eccola, la mia strada verso casa, anche se non so ancora quale sia la strada e quale sia la casa.
Forse è solo il momento, un attimo, appunto, dopo vedremo.
Sempre.

Lo so, è troppo, ma la presenza è ingombrante, e non ci sta tutta dentro, qualcosa deve uscire. Per forza.

“…è un passaggio importante”, “E’ solo psicologico, in realtà non cambia molto”, “Col cazzo. Cambiano un sacco di cose, ti senti a un giro di boa. Sai di non essere più giovane. Inizia a calare la vista, ti devi alzare la notte per andare a pisciare e se esci con una sotto i trenta quel suo due davanti e il tuo quattro suonano lontanissimi”. Il mento, come le ascelle, serve a reggere le cose quando le mani sono finite. Era la donna che lo conosceva meglio, a cui aveva confidato i segreti più intimi e forse l’unica… Le notti in cui rimani sveglio a fare l’amore, chiacchierare e ridere fino all’alba, in cui ci si confessano cose intime, cose di cui ci si è sempre vergognati …le notti in cui ti senti così vicino che nessuna distanza ti separa dalla persona al tuo fianco. Si è complici in tutto. Le notti in cui la bellezza dilata il tempo, in cui il presente è così perfetto e lo si indossa così bene che si cominciano a fare promesse, giuramenti, patti, perché quella bellezza fa sentire dentro di sé una spinta verso il futuro. Quelle notti in cui è giorno all’improvviso e si rimane stupiti. E senti che hai fame, fame di tutto: pane, burro, marmellata, soprattutto fame di Vita. In quelle notti è tutto così bello e si è così felici che …in qualche angolo profondo di sé si avverte una punta di dolore. Un dolore primordiale, ignoto, che appartiene a tutti. “Ho bisogno che mi prometti di essere forte”, “Te lo prometto”, …aveva sentito un’emozione grandissima. L’idea di poter condividere un segreto con il padre lo faceva sentire speciale …ma non riusciva a smettere e si odiava per questo …un dolore forte allo stomaco lo aveva costretto a piegarsi finché non aveva smesso di piangere. Quelle parole gli erano entrate come nella carne. Aveva provato un dolore fisico e interiore. Non stava bene. Sentiva di non essere sincero… Si era reso conto di non essere così forte come aveva detto. Si era addormentato così, esausto, con la mano della nonna tra i capelli. Si dice che nessuno è genitore solo perché ha dei figli, genitori si diventa imparando giorno dopo giorno, avendoli e crescendoli …avrebbero dovuto avere la possibilità di chiedere, di parlare, di capire cosa stava succedendo, invece il goffo tentativo di proteggerli aveva peggiorato tutto, aumentando paure e disagi interiori …lunghi silenzi, piccole bugie, parole non dette …un nuovo linguaggio senza parole. Ognuno nel tentativo di sopravvivere si era chiuso nella propria sofferenza. Non poteva sapere che il meglio doveva ancora arrivare …sdraiata come un sogno in attesa, aveva sentito una forza così dirompente che si era spaventato. Sembrava un sogno fin troppo grande per lui, aveva paura che toccandola lei svanisse. Stavano parlando dei loro sogni, di quello che avrebbero voluto fare da grandi. “Non devi rinunciare ai tuoi sogni per me” …si era guardato allo specchio e si era visto uomo. Si era addormentato co un sorriso così grande… Era stato un incontro magico, uno di quelli per cui rimetti in discussione tutta la tua vita. Un’altra cosa che faceva effetto sulle donne era il fatto che lui sapesse cucinare, tutte rimanevano incantate. In quell’atto non c’era solo un amore che sbagliava sempre i tempi, ma qualcosa che andava oltre: un voler mordere la vita, un volersi sentire vivi, affamati di giorni, di ore, di attimi, con la smania di non sprecare nemmeno un istante …forse era arrivato il momento di smettere di sfuggirsi, era arrivato il momento di fissare il loro amore nelle loro vite. Era arrivato il momento di afferrarla. Quando erano una coppia lei aveva dovuto imparare a non dire quanto lo amava, aveva dovuto imparare la distanza che doveva tenere con lui, una distanza che variava a seconda del suo umore e del momento della vita. Se gli stava troppo vicina, lui la allontanava dicendo che aveva bisogno dei suoi spazi. Una fatica infinita, giustificata solo dal fatto che era innamorata di lui …negli angoli il muro era tutto annerito… Nella casa c’era troppo passato e un’assenza totale di futuro. Non c’erano piante, non c’erano fiori, animali, nipoti. “Non deve essere facile chiudere un matrimonio, perdere la persona con cui stai da anni, con cui vai a dormire e con cui ti svegli al mattino. E’ quasi un lutto, ci vuole tempo. Quel due deve tornare uno”. Aveva la sensazione che nel momento in cui lo avesse detto a qualcuno, avrebbe iniziato a essere vero …sempre più prudenti nel dirsi le cose, nell’evitare certi discorsi. Ponderavano parole, misuravano, soppesavano, smontavano fino a non trovarsi più nulla da dire tra le mani …un muro invisibile di riguardi, timori, pudori …in compagnia delle rispettive solitudini …cucinare per qualcuno è un modo di dirgli che gli si vuole bene. “Io da te non sono mai sparito”, “E’ vero, non sparisci, ti prendi delle pause”, “Sì, ti prendi delle pause. Fai entrare le persone nella tua vita nella misura che ti va, poi magari per un po’ non ci sei più …non vuoi condividere la tua vita privata”…aveva fatto centro. Come sempre …come quando vieni scoperto e dall’imbarazzo non riesci a mentire. “…sono donne, sono più sgamate di quello che pensi. Se non volesse, sarebbe la prima a dirti che non se la sente. Le donne sono esseri superiori”, “Nessuno sa cosa vogliono le donne, spesso non lo sanno nemmeno loro”, “Diciamo che a volte vorrebbero essere ascoltate, vorrebbero fare cose insieme e starti addosso anche quando è scomodo”, “…sembra difficile trovare la misura giusta. O è troppo e si sentono soffocare o è poco e si sentono trascurate. E’ impossibile trovare un equilibrio” Quel piacere nuovo era così potente che sembrava dare un senso alla sua vita, aiutarlo a dimenticare tutto, almeno per le ore che passavano insieme. Fuori da quel piccolo angolo nascosto c’era un mondo pieno di problemi, loro invece erano felici. La memoria vive di immagini… un uomo senza la sua memoria non è più se stesso …come una candela che, invece di spegnersi per un colpo di vento improvviso, si spegne consumando tutta la cera. Non volevano mai andare a dormire …sembrava una perdita di tempo …sembrava che il mondo fosse lì per loro e che tutto fosse possibile. Erano giovani, belli, innamorati, incoscienti. Faceva fatica a leggere se in mano non aveva una matita per sottolineare ...non c’era posto per altro, non c’era posto per le parole. Per questo rimasero in silenzio per un lungo tempo: erano felici …il loro amore era ancora lì, immutato …alcune persone …hanno bisogno di una terza persona, come i tavolini che stanno in piedi con tre gambe …aveva gli occhi lucidi, le labbra gli tremavano nel tentativo di trattenere l’emozione …due vecchi amici rimasti per ore in silenzio uno di fianco all’altro davanti a un vecchio film western. Un gesto d’amore e d’amicizia fatta solo di silenziosa presenza “…Bisognerebbe fermarsi per capire la gravità dell’incidente, capire se è in grado di continuare. Invece la vita va avanti, il tempo non si ferma mai, senza tregua, e quando ti fai male devi continuare …anche se zoppichi. E’ questa la fregatura. Ecco cosa manca nella vita reale: la possibilità  di sedersi ogni tanto negli spogliatoi, bere un bicchiere d’acqua, farsi una doccia, tirare un po’ il fiato, riposare e rivedere il replay della propria vita, magari cambiare tattica, cambiare strategia, capire cosa fare per sopravvivere”. “Finché non ci proviamo non possiamo saperlo, forse una settimana, forse una vita…”, “…è più importante quello che c’è tra noi, quello che abbiamo, rispetto a quello che ci manca” …continuava a non rispondere, lei lo guardava aspettando una parola, ma lui non riuscì a tirare fuori nulla. “…So che non ti piace quando stai così e che vorresti essere dall’altra parte del mondo”. “Ti conosco da una vita e so perché fai certe cose. Sto aspettando il giorno in cui di deciderai a lasciare alle spalle il passato. Non fare l’eterno ferito, reagisci a quello che ti è successo…”, “Non dico che devi dimenticare o fingere che non sia successo, è stato un grande dolore …però adesso lascialo andare. Non fare che la paura del futuro ti impedisca di scegliere e che il passato getti un’ombra lunga sulla tua vita” …sapeva di aver toccato un punto doloroso, di essere entrata in un territorio delicato, ma lo aveva fatto in maniera sincera …uno sguardo definitivo, ormai erano lontani dal loro modo di stare insieme. Era delusa e scoraggiata. Anche ferita …non parlava più, si era voltata, era andata verso la porta, era uscita e aveva iniziato a scendere le scale cercando di non inciampare in un pianto. “…sono quello che sono. Forse il punto è che non sono l’uomo che vorrebbe e, se cambiassi, prima o poi me ne pentirei”, “Difendi sempre la tua individualità, ma rinunciandoci un po’ non significa non essere più se stessi… Il punto vero è se la ami oppure no”. “…l’amore non inciampa in piccole cose”. …un disegno preciso che era sempre stato sotto i suoi occhi e che lui non era stato in grado di vedere. C’era odore di erba e legno bagnato, e l’aria fresca gli elettrizzava le narici e i polmoni. Decise di sedersi su una panchina… Secondo il suo contorto ragionamento da fumatore, la sigaretta del mattino era salutare, e lo faceva cagare …a quanto tutto potesse cambiare in una frazione di secondo. E adesso che cazzo faccio? Continuava a ripetersi …cosa c’è che non va in me? …una bomba a orologeria pronta a esplodere da un momento all’altro e questo gli impediva di fare avvicinare le persone. La vita gli aveva insegnato troppo presto quanto è facile ferire chi ti sta vicino …l’intento di fare meno morti e feriti il giorno in cui fosse esplosa Amatemi pure ma tenetevi lontani. Per questo era un uomo affettuoso ma distante. …la paura di far soffrire Sarà vero o anche questa è una palla che mi racconto da sempre? La novità, l’imprevisto, l’avventura, l’inatteso. Esercitare la propria curiosità. Passava da un’apatia diurna a un’agitazione notturna …qualcosa che bruciava come un reflusso gastrico …leggere nomi di prodotti italiani, si scaldava il cuore …l’illusione che tutto fosse tranquillo, sereno e sotto controllo …il suo modo di vivere …il vuoto delle sue convinzioni …aprire il baule dove teneva le maschere da indossare, ma si era accorto per la prima volta che il baule era vuoto, le aveva già consumate tutte. C’era solo uno specchio …tutto si era disintegrato, sbriciolato, svuotato. La sofferenza era stata un grande regalo, perché fu la chiave d’accesso verso se stesso. La solitudine che all’inizio lo aveva terrorizzato ora gli era amica. Voleva stare solo, ne aveva bisogno. Avvertiva un senso si urgenza, sentiva di dover trovare un luogo, una risposta, una emozione, qualcosa che gli corrispondesse. Una frenesia di vivere. Aveva una voglia infinita di sentirsi vivo. Niente di più per ora. Semplicemente vivo, per la prima volta. “…per poter aiutare qualcuno bisogna riuscire a farsi aiutare, altrimenti non serve a nulla” …ci siamo l’uno per l’altro e ci siamo stati. Tu sei la mia famiglia, è un rapporto prezioso. Avere una persona che ti ama come ti ama lei è una grande fortuna nella vita. E’ una specie di magia che accade tra due persone. E’ una cosa così speciale proprio perché succede. Ed è una fortuna che molte persone in tutta la loro vita non proveranno mai. “…lo senti questo legame? …sembra che ti soffochi, quello che forse di ha spinto a vivere lontano. Senti quanto è forte? Quanto è profondo? Io lo rivoglio. Voglio qualcuno vicino a cui poter dire che sono felice” …era inutile preoccuparsi …perché ogni volta che pianificava qualcosa, che cercava di fare ordine, poi la vita ribaltava tutto e lo metteva di fronte a un bivio diverso da quello che aveva previsto. “Mentre facciamo progetti, Dio ride” aveva sentito in un film. ‘Se ti conosco bene, in questo momento ti starai accendendo una sigaretta, se ti conosco bene starai già cercando di smontare queste parole. Non importa. Scegliere significa dire cosa riteniamo sia migliore. Altrimenti tutto è uguale e nulla ha valore. Il tuo cinismo sull’amore è tipico di chi in realtà ha un disperato bisogno di crederci. Servono coraggio e forza per accogliere quello che ci fa stare bene quando abbiamo costruito un’intera vita sullo stare male’. “Il vero segreto per divertirsi alle feste è capire quando è il momento giusto di andarsene” …non voleva iniziare a vivere nel passato, la giusta opportunità se non voleva rischiare di girare a vuoto …una consapevolezza che aveva dentro ormai da tempo ma che non era ancora riuscito a decifrare. Aveva di continuo la sensazione che la valigia successiva sarebbe stata più bella. Alla fine rimaneva solo e le valigie avevano smesso di uscire… L’attesa continua di un futuro pieno di cose migliori, un futuro che lo seduceva con tutte le promesse di avventure e tutto il divenire affascinante …in realtà era solo un’illusione, una bugia, un eterno inganno… Era una finta libertà perché in realtà lui non era padrone di nulla: non era padrone del suo presente …erano le situazioni, le occasioni, le tentazioni a scegliere per lui …lui non volava come un uccello che sceglie la rotta e la direzione, lui era un pezzo di carta mosso dal vento. “Che buona l’acqua”. Il cielo era azzurro e la luce del sole ancora delicata. Fece un lungo respiro, l’aria era fresca, la sentiva sulle guance. “Pronto, ciao, sono …Ci sono”.


Pagine 22, 38, 47, 48, 52, 53, 58, 64, 65, 66, 86, 101, 103, 109, 115, 116, 135, 141, 156, 171, 182, 189, 193, 195, 196, 199, 209, 212, 232, 234, 235, 239, 240, 245, 246, 271, 273, 284, 285, 287, 292, 294, 296, 297, 299, 300, 302

LA STRADA VERSO CASA, di Fabio Volo, ed. Mondadori
Dove qualcuno, ne sono certo, si è rivisto e riletto in quello che ha letto e assorbito.




Grazie Fabio, non smettere mai.

E per le firme e per il mio nome.

2 commenti:

  1. E' sempre bello ritrovarsi dentro le parole che qualcun altro sa articolare meglio di te.
    E' sorprendente quando ritrovandoti ti dici '....ma è proprio quello che penso anch'io, ....che è successo anche a me, ....ciò che sto vivendo', e allora si rafforza in te la convinzione che il caso non esiste, che il tuo destino è lì sempre pronto a sorprenderti dietro ogni angolo da svoltare, anche se questo dovesse essere la pagina di un libro da girare.
    Bravo Fabio e soprattutto simpatico, fai i complimenti al tuo pusher.

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  2. La conosco la battuta del pusher, e ci credo bene.
    E il bello è che alla fine è tutta roba naturale.
    E' il bello di certe persone, per quel che so vere.
    Che pensi di conoscere che parlano di te che ascolteresti in eterno.
    Sì, il caso non esiste.

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