martedì 15 ottobre 2013

XX ha avuto una folgorazione

Lo ammetto, la cosa un po’ mi ha sorpreso, ma mi ha reso pure felice.
Ho ricevuto un avviso, un annuncio, e sembrava avesse il sorriso in volto.
Evviva l’ho trovata!
E ora è come un diario, un quaderno, come se fosse la stessa persona, perché l’emozione quando è partecipata unisce, anche se ci sono le distanze di mezzo.
E’ stata una folgorazione.
E’ arrivata così, improvvisamente. Però è arrivata.
Ho trovato il motivo che mi ha fatto tornare la voglia di ascoltare qualche nota. Volevo manifestare questa novità, poiché c’era del malumore in giro.
Non c’è motivo di attendere per spiegare, che so io?, dovrei raccontare del cantante?, non ho remore, il punto non è quello.
E’ la molla che è scattata che conta.
Prima non c’era niente che catturasse l’attenzione. Sembrava tutto uguale piatto e monotono, poi improvvisamente ho sentito queste note per radio, che hanno risvegliato il radar e poi ho prestato attenzione al ritornello. E’ un po’ triste, ma pazienza è l’emozione che trasmette che è importante.
Esatto. E’ l’emozione che conta.
Quando senti robe dentro, lo si può chiamare radar che si risveglia, quando allunghi le orecchie per ascoltare e sentire meglio le parole, o i battiti e il ritmo, o semplicemente un fruscio di sottofondo, è quel momento che conta.
E’ la molla che scatta, e non la fermi, ed è bello lasciarsi andare a queste robe…
Sono i Placebo con Too many friends.
Mi ha attratto il timbro di voce del cantante. L’avevo già sentita, ma l’ho ascoltata meglio solo dopo qualche giorno. Ero in auto sotto la pioggia.
Poi ieri l’hanno trasmessa di nuovo di prima mattina e lì ho avuto la folgorazione definitiva che ha scaturito la curiosità di andare a leggere anche il testo completo e riascoltarla e riascoltarla e riascoltarla.
Lo so bene che non è un caso! Lo so bene.
Il suono del piano che scorre così è di quelli che piacciono tanto, la cadenza della ripetizione del titolo fa pensare a un testo intenso.
Non è mai un caso.
Nella vita non accade mai nulla per caso, è solo il verso in cui prendere le cose che accadono che non esiste e non è definito a priori, devi arrivare a capirlo tu e solo tu.
Capita che a volte non riesci a spiegarti il perché di certi avvenimenti, così li attribuisci al caso o alla sfortuna o fortuna o ciò che vuoi. Non è nulla di tutto ciò, ma solo che non sei ancora pronto a capire appieno il significato di ciò che è accaduto, perché la vita non è una cosa matematica in cui tutto avviene con il giusto ordine e in logica sequenza.
A volte l’ordine e il senso si mescolano, per svariate ragioni. Tocca a te trovare il verso giusto in cui guardarla e poter mettere le cose nel senso che per te ha una logica.
…più o meno
Ora, senza montarsi la testa, credo sia un buon ragionamento, quindi è meglio condividerlo.
Anche se è un’emozione tutta personale.
Ora sarebbe meglio lasciare uno spiraglio aperto, non richiudere nulla, fare passare altra roba, al massimo quello che entra e non piace e passa e si scorderà, altrimenti saranno nuove e differenti sensazioni, e saranno appaganti, e smuoveranno qualcosa dentro e non rimarrai lo stesso che eri prima.
L’ho ascoltata, meglio, con la meraviglia di altri. Il ritmo è gradevole, il timbro di voce del cantante è accattivante; il ritornello che cita troppi amici - perché? - e troppa gente e la frase di apertura inconsueta – il mio computer pensa che io sia gay, come può?, hanno attratto la mia attenzione
Ho letto l’inglese, facendo un po’ di fatica, che sono pure pigro… Poi ho letto la traduzione, un po’ letterale, ma con l’originale al fianco. A grandi linee l’argomento, e l’opinione dell’argomento, è condiviso.
Se non ho capito male, è “contro” un certo sistema dei tempi moderni, la troppa elettronica, i troppi social network che impediscono il contatto umano vero, le troppe scorciatoie per aver di più senza ottenere nulla di concreto.
Ecco perché si chiede come fa un pc a capire certe robe.
Ecco che si lamenta di avere troppi amici, immagino in rete, e si lamenta di non avere il tempo di incontrare le persone in carne e ossa.
Ecco che nota come tutti o troppi utilizzano troppo il telefono, dove troppo alla fine stroppia.
Ecco perché butta il pc via dalla strada.
Ecco perché quella strada gli serve per rimanere in movimento.
Questo vien di getto, e ascoltando male una volta sola, e leggendo peggio nemmeno una volta.
La condivisione è gratificante. Pensare alle altre persone riempie.
Anche se non sembra, ci penso, in tante situazioni, molto più di quel che riesco a esternare.

Grazie XX, alla prossima, ben volentieri.



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