venerdì 18 ottobre 2013

Cicli e giri e corsi

Si gira, e via, una nuova avventura, c’è una pagina nuova da scrivere e da colorare, c’è chi lo racconta ma è fuori come un balcone tanta è l’adrenalina, confonde i mesi lontani dei semestri, ma è giustificato che ha pochi giorni. Ma è pur sempre solo la sua droga personale naturale, e anche il mondo che è cambiato, che c’è gente che non è più la stessa, e vivere le robe così nuove non ha parole, che c’è da fare i bravi, sempre e per sempre, che certe robe sono per sempre, e il tempo non le smette ma le cambia e basta, che è tutta una continua evoluzione, che il delirio comincia dal primo attimo e termina anche oltre l’ultimo.

C’è chi pensa robe folli e pensa di smettere di pensare e di farle, quelle robe folli, senza nemmeno avvertire.
C’è chi s’incazza e crede che abbia deciso io per tutti e invece volevo solo lasciare la libertà di scelta, che ora è tardi, che ho fatto mistero, che c’è stronzaggine, che si pensa a qualcosa di grave e c’è roba che si tira, e tutto era per me, e c’è chi crede di non centrarci nulla.
C’è chi vorrebbe vivere bene una buona serata in un locale mai visto mai sentito, che si vive una volta sola, e quindi, alla fine, c’è da vivermi.
C’è chi si diverte davanti a un concerto in tv con le braccia alzate a rendere l’atmosfera come pochi giorni prima, quando tutto era dal vivo.
C’è chi si deve addormentare perché c’ha gli occhi che bruciano, ma non è il vento che s’infila e nemmeno il sale del mare che s’insinua e nemmeno la cipolla che sfrigola.
C’è che si legge Ho solo vent’anni dottore, e a me viene il magone.
C’è la grancassa del batterista, con una farfalla, sembra il due-mila-tredici come un nuovo solstizio, anno con dei voli, alti e bassi, da volare fino in fondo.
C’è l’odore, c’è il profumo, c’è che non se ne va, che è questione da mettersi lì a sognare ancora un po’.
C’è che è molto bello, a volte si piange, altre volte si sospira, a volte si mandano giù bocconi amari.
C’è che ci sono notti dove si sogna l’impossibile, che è meglio smettere che altrimenti diventa una faticata.
C’è che ci sono momenti che portano i grilli a riprendere a cantare.
C’è chi andrebbe anche da solo visto il comportamento di altri, ma c’è anche chi preferirebbe il non da solo che poi si rischia di annoiarsi e perché altrimenti si penserebbe troppo e quindi preferirebbe una compagnia, quasi qualsiasi.
C’è chi è emozionatissimo da una roba nuova sparsa in giro per il mondo. E chiede aiuto.
C’è chi si dà una mossa, che la vita non è in rima, e si fa suo un libro che sa essere importante per quello che troverà, e allora perché aspettare?
C’è chi sente il mare dentro una conchiglia e ricorda che forse si sta perdendo robe in giro, attorno a se, e dispiace, che lo stare male fa perdere colpi, anche i più semplici, anche se a volte è solo l’effetto del vento nelle curve della vita. E ad ascoltare bene, a volte si sentono altre robe, inimmaginabili.
C’è che non c’è nulla per forza o per pietà, che quando arrivano parole vanno lasciate andare dove devono andare, come ieri e come domani. E come sempre si vedono gli occhi, anche se cedono si vedono lo stesso, come sempre.
C’è chi crede sia strano come una stanza e la routine perdano il loro significato a seguito di un banale evento, dove non arriva la ragione l’anima sta in ansia.
C’è chi vede il sole ma con aria fresca e probabilmente si ammala.
C’è che è un onore e si cercherà di non scordarlo mai.
C’è chi gira in solitudine a catturare scatti di questo pazzo mondo.
C’è chi si sente col culo sulla sedia, e non sa se è un bene o un male, e che sente la mont blanc con cui far fuori, e non sa se è un bene o un male, ma ha tutto in tiro.
C’è che non c’è il tempo di calmarsi e non se ne ha voglia.
C’è che a volte c’è il clima adatto per sdraiarsi a godere dell’aria che rizza i peli e le sensazioni e porta le lenzuola sulle gambe e sulla schiena e lascia liberi i sorrisi e si sogni nel sonno.
C’è che prima di un giro in bici in compagnia è meglio un tocco di buon lambro, giusto per il coraggio, che dopo ci sono la pizza e la partita.
C’è chi ha un poco di carlite e ci sorride in compagnia.
C’è chi ha scoperto che deve fare più chiarezza, esponendosi di più, mostrando meglio la persona.
C’è che sui muri a volte sono scritte buone verità: Bisogna osare e lottare tutt’oggi per la speranza e il sogno di domani. E sarebbe bello fossero lette dal futuro.
C’è che sempre e mai hanno la coda lunga, forse è meglio forse il più possibile, a volte, a volte servono convinzioni.
C’è chi si confonde, che metà bottiglia non è un po’, che è seduto sulla sedia e teme di cadere dal divano.
C’è chi cerca contatti e manda in giro robe di snoopy che raccontano: “ti amo”, “come sai che è amore?”, “perché quando penso a te mi manca il respiro”, “quello è asma”, “Allora ti asmo”. E non ci sono parole.
C’è che c’è da respirare e ricordarsi che là fuori che gente pronta a volerti bene.
C’è chi ti sa trasmettere le sue emozioni dentro i libri da leggere senza prendere fiato: era stupefacente vederle imparare ogni giorno a fare cose nuove.. Ognuna aveva gusti diversi e un carattere ben distinto.. che emozioni..
C’è che a volte serve un attimo ci calma, di quella che si cerca sempre e che serve, si prende un bel respiro, ci si guarda allo specchio, si riflette, e poi via…
C’è che si legge Le ossa già bussano alla pelle, ed io ho la pelle d’oca, e sospiro, per mia fortuna.
C’è che si legge, sempre lì: Ed è il mio germoglio di primavera siberiana, verde, bianco e azzurro, al di là della finestra… un magnifico assurdo.
C’è il tentativo di entrare chiedendo a persone lontane anche se vicine, all’aperto anche se dentro.
C’è chi pensa che sia un biglietto per le stelle quello lì davanti a te e cambierai la pelle ma non ti buttare via.
C’è che il pillolone ha la sua potenza, e quando serve c’è e si sente.
C’è che quando sei dentro tutto diventa diverso, te diventi te stesso per davvero, e tutto attorno prende un senso. Un casino!
C’è chi crede di essere dentro molto di più, e forse è così.
C’è chi è contento per te e conferma che s’è fatto bene.
C’è da chiedersi se questa sia felicità.
C’è chi crede che tu sia uno stronzo, molto.
C’è che ci avevo già pensato a una chiamata nel caso di un pezzo in particolare.
C’è chi è contento per te e crede che sia davvero felicità.
C’è il tuo odore, cercherò di continuare bene un sogno.
C’è un giro in bici di altri tempi.
C’è che la radio va e ci si rigira tra le lenzuola alla ricerca dell’ultimo attimo di sonno o di continuare un sogno bello.
C’è che certe robe per essere belle vanno usate, tipo i jeans e i loro strappi, ce ne sono alcuni che senza non avrebbero significato, e sarebbero inutili come una bibita sgasata.
C’è da lasciare elaborare, da raccogliere, copiare e incollare, sviluppare, e certe robe arriveranno dove serve.
C’è che certi pianti sono robe personali, e vanno appresi solo da quelli che ci sono attorno.
C’è che ogni tanto non si è certi che sia il merlot finito, bene, o che sia il down addosso, o la stanchezza, o che siano certe idee in testa che lì rimangono, ma c’è la sensazione che sia meglio la branda, con una buona serata a tutti e tutto.
C’è che avevi appena deciso di limitare al massimo le spese, eppure è bastato sentirne l’odore nella via che sei andato per una pizza d’asporto…
C’è che per fortuna c’è il collo, che altrimenti chi potrà mai trovarla la testa, anche se quelli così detti con la testa sulle spalle, questi fenomeni, mica vengono chiamati con la testa sul collo, quindi preferisco di gran lunga la mia, così com’è, che ogni tanto la uso per dare dei colpi, appunto, che ogni tanto la perdo e ogni tanto la ritrovo.
C’è che c’è da innamorarsi dei sogni che nessuno li porta via.
C’è chi li vuole chiamare per dir loro quanto gli vuole bene.
C’è che lo sanno bene, se a volte se lo dimenticano è solo perché sono presi dal gioco o dalla loro mente leggera com’è giusto che sia.
C’è che quando c’è il sole si deve guardarlo e sorridere, che non si sa mai che il giorno dopo sia offuscato da chissà che.
C’è da guardarci bene, controllare oltre, e si vedrà il sole, anche se pare un tramonto, e controllando l’ora capire che non è mai un caso.
C’è chi si commuove forte per un finale mozzafiato, Che c’è?, Niente. Non si può parlare e piangere insieme. E si ringrazia per quell’emozione.
C’è che sembra un sole di primavera, e invece no.
C’è chi si chiede quanto si deve preoccupare ancora, visto che le ultime notizie davano malanni seri.
C’è chi legge di un attacco di panico in una seconda notte e crede che sia niente male, anche se, in effetti, più che panico era un incubo, ma è giusto che ognuno ne tragga la propria idea.
C’è che il tramonto spesso è da urlo.
C’è chi segue dei consigli e si mette a cambiare l’armadio, anche se sembra assurdo ma almeno non trema più.
C’è chi rimane perplesso davanti all’ennesima spallata, che a dirla tutta a volte sembra di sentire robe tipo fiducia, ma c’è la preoccupazione del fatto che ora come ora è meglio fare una passeggiata, guardare un bel film, o cose simili, piuttosto che altro… non si riesce a lasciare andare i pensieri… non si sente la giusta libertà… e c’è certezza che sia così anche per altri, forse per ragioni diverse, ma non c’è più l’allegria e le iniziative dei primi tempi… purtroppo sembra che le persone siano diverse, molto, da quelle che apparivano all’inizio, forse più libere da dipendenze sono rese più prive di forze proprie, per avere una qualità di vita che abbia senso… insomma… ci sarebbe voglia di gridare al mondo tutto l’amore che c’è ma non si sa se è ancora davvero così… solo che la vita è una… e non si vuole buttar via anni vissuti male… non si vuole morire con rimpianti, si vuole vivere bene!, ma come si fa?, a volte si mescola nella mente anche il dolore che si porta ancora nel cuore per non essere capace… ci sono esempi come dei padri e delle madri che uniti come sono affrontano il cammino duro verso la fine di uno dei due… insieme tenendosi per mano… da una vita insieme, tra difficoltà e problemi, ma anche col sorriso… la spensieratezza di esserci… e con un sacco di bene…
C’è che a volte ci si appoggia come solito, si ringrazia per la pazienza e si augura un grande abbraccio!
C’è che il bene si fa ma non si dice, spiegava Ginettaccio al figlio… non si devono raccontare le proprie azioni benevole, saranno le azioni stesse a raccontare di sé.
C’è che come spesso le robe della vita vanno affrontate, dalle più piccole alle più grandi, almeno all’apparenza, è pur sempre vita da vivere, e saprai solo dopo la loro dimensione reale.
C’è che c’è stata la prima volta del dito senza cerotto.
C’è che la radio non smette mai di sorprendere e di tenerti lì ad ascoltare, tanto che fai come con lo sguardo curioso dei bovini che davanti a qualcuno che passa alzano la testa e osservano bene.

In fondo siamo pur sempre quelli che hanno voglia e tempo di ascoltare e di ballare.

I nuovi giri di chiave. 
Così il mondo rimane fuori, e qui non ci sono discussioni.

2 commenti:

  1. E poi c'è un bravo che canta per te e anche per altri che dice :

    'C'è chi mi vuole come vuole un po' più santo più criminale e un po' più nuovo un po' più uguale mi vuole come vuole..'
    'c'è chi mi vuole per cliente chi non mi vuole mai per niente...'
    'c'è chi vuole le mie scuse che ciò che sono l'ha offeso...'
    'c'è chi mi vuole più me stesso e più profondo, più maledetto..'
    'c'è chi mi vuole perfetto...'
    ....ma sempre sulla mia strada!

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  2. E ci sono sempre delle difficoltà, che tutti "conoscono" la tua verità.
    Ma quello che appare non è sempre solo quello che c'è.
    Spesso c'è altro dietro, tipo a una foto.
    Spesso sono gli spazi e le pause, tra le righe, tra gli sleghi o i riff, o tra le rollate.
    Spesso non sono solamente le canzoni, le parole o la musica.
    In una camminata non è solamente il percorso, il sentiero, o la strada.
    Ci sono le persone attorno, anche quelle assenti.
    Ci sono il meteo il sole o la pioggia, il vento o la polvere.
    Ci sono le tappe, le fontane, le aree di sosta.
    Ci sono le salite e le discese, e i tornanti e le curve cieche che non sai mai cosa c'è dietro.
    Ci sono i burroni e i panorama, e le piante attorno e i fiumi e i laghi.
    C'è l'aria a riempire lo sforzo, perché è dura anche in pianura
    C'è la soddisfazione all'orizzonte, che non è lontano come appare, e nemmeno così vicino.
    E' lì, proprio lì dove si vuole camminare.

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