martedì 31 dicembre 2013

La catena di santantonio e W.S. diceva…

C’è chi ci campa e che spende o spreca il proprio tempo per divulgare il verbo di santantonio da non so dove, nel senso concreto della catena, che forse nella storia a me ignota ha pure un perché. A volte mi domando se santantonio da non so dove sia morto incatenato o causa le percosse ricevute tramite l’uso delle catene. Comunque, la realtà dei fatti, da che ho memoria, è che ogni tanto si ricevono varie parole che poi si dovrebbe divulgare ancora, e di nuovo, e finché ce né. Ora, per dirla tutta, cioè scriverla, non sempre certe parole colpiscono per bene, e vanno a segno; dipende molto dalla situazione psicofisica della persona che legge, e dall’importanza che questa da a certe parole e certi concetti. Spesso vengono distratte dal lo farò dopo, in una altro momento. Spesso vengono cestinate nel vero senso della parola.
Oggi che è un giorno così particolare e che a volte sa di svolta voglio porre qui dalle mie parti alcune frasi ricevute tutte insieme. Tutto cominciava con W.S. diceva…

Mi sento sempre felice sai perché? Perché non aspetto niente da nessuno.
Aspettare sempre fa male.
I problemi non sono eterni, hanno sempre una soluzione.
L'unica cosa che non ha rimedio è la morte.
Non permettere a nessuno di insultarti, umiliarti o abbassare la tua autostima .
Le urla sono lo strumento dei codardi, di chi non ragiona.
Incontreremo sempre persone che ci considereranno colpevoli dei loro guai.
E ognuno riceve ciò che merita.
Bisogna essere forti e sollevarsi dalle cadute che ci pone la vita, per ricordarci che dopo il tunnel oscuro e pieno di solitudine, arrivano cose molto buone.
“Non esiste male che non passi al bene”, per questo godi la vita perché è molto corta, per questo amala, sii felice e sorridi sempre.
Vivi solo intensamente per te e attraverso te, ricorda:
Prima di discutere... Respira
Prima di parlare... Ascolta
Prima di criticare... Esaminati
Prima di scrivere... Pensa
Prima di ferire... Senti
Prima di arrenderti... Tenta
Prima di morire... VIVI!!
La relazione migliore non è quella con una persona perfetta, ma quella nella quale ciascun individuo impara a vivere, con i difetti dell'altro e ammirando le sue qualità.
Chi non da valore a ciò che ha, un giorno si lamenterà per averlo perso.
E chi fa del male un giorno riceverà ciò che si merita.
Se vuoi essere felice, rendi felice qualcuno.
Se desideri ricevere, dona un poco di te.
Circondati di brave persone e sii una di quelle.
Ricorda, a volte quando meno te lo aspetti ci sarà chi ti farà vivere belle esperienze!
Non rovinare mai il tuo presente per un passato che non ha futuro.
Una persona forte sa come mantenere in ordine la sua vita.
Anche con le lacrime negli occhi, si aggiusta per dire con un sorriso, STO BENE.

Poi ci sono alcune robe per le quali dissento un po’, per me è che non si deve lottare contro qualcosa o qualcuno ma per qualcosa o qualcuno, non si deve sprecare energia contro, ma a favore. Più o meno come alcune arti marziali orientali, credo. Tipo karate kid, per intenderci…

Poi ho ricevuto un augurio a volare, come quelle farfalle rosse sull’abete ingombrante... che sembrano  fiocchi.


Alla fine i miei pensieri, anche grazie a una fresca pedalata del mezzodì, sono arrivati alla bellezza della giornata, e a un’immagine del buongiorno odierno che sanno di forza, di controcoglioni, e di natura e della vita che non si arrende mai, nemmeno all’ultimo attimo…
Ci penso spesso anche io alla forza della vita, al rametto che cresce lungo il tronco apparentemente nel posto sbagliato, all'erba che si insinua tra le crepe del cemento e dell'asfalto, alle foglie che bucano la rete oscurante di un recinto, al sole che sorge sempre ed illumina la via e alla luna piena sul mare che fa sognare.
Più o meno.

Eccolo allora, il mio buon anno, ma mica solo per il prossimo da domani, per tutti quelli a venire, che siano sempre meglio di un attimo prima, coi soliti alti e bassi, coi sorrisi non sforzati ma naturali, col bene che fa bene al mondo, sempre sulla strada ognuno per la sua quando spesso è la stessa.

Baci e abbracci…
ORA! non c’è tempo da perdere, il giorno passa in fretta e non c’è tempo per pensare, ora faccio faccio faccio, mi muovo che poi diventa sera… vero Lorenzo?


domenica 29 dicembre 2013

Leggere ad alta voce

L’occasione si è presentata, ladra, a seguito di richiesta.
E’ stato che l’ho fatto per certe persone, e che persone, che hanno ascoltato per quanto hanno potuto.
L’ambiente era caldo come certe volte quando le coperte ti avvolgono per bene.
La luce soffusa dava all’ambiente ancora più calore, sapeva di coccole e di abbracci.
L’odore della candela al sapor di frutti di bosco lasciava respirare per bene.
E’ stato bello, mai come prima in passato.
E’ stato che mi è piaciuto.
Spontaneamente le parole sono passate dalla carta davanti ai miei occhi alle orecchie di chi sentiva.
Leggere. Niente di più.
E così è scemata via un’altra sera di affetti.


Qui voglio ricordare quell’emozione mostrando una foto che solo io so dove si trova.

mercoledì 25 dicembre 2013

I regali, la gente

Senza nascondersi dietro a quel dito che troppo spesso viene usato, suo malgrado, ammettiamo pure che, vista l’ora della notte, s’è appena concluso lo spacchettamento di pensierini e pensieroni o di presenti sentiti o di regali dovuti. E che se tanto mi dà tanto tra qualche ora la stessa quantità di pacchetti colorati e ben assortiti sarà maneggiata avidamente dalle persone che oggi che è festa, e che festa, si deve essere e fare i più buoni e i più per bene.
Palle. Che non sono nemmeno appese all’abete, ospite ingombrante ma temporaneo.
Dove invece sono ben presenti le mille farfalle rosse che prendono il volo verso sogni più concreti.

Ecco che, nel bel mezzo di pensieri avviluppati in tragedie condivise ai più, mi sono imbattuto nella schiettezza del barista peraltro schivo e all’apparenza assente e disinteressato.


QUEST’ANNO NATALE MI HA FATTO UN BEL DONO, UN DONO SPECIALE, MI HA DATO ALLEGRIA, CANZONI CANTATE IN COMPAGNIA, MI HA DATO PENSIERI PAROLE E SORRISI DI AMICI SINCERI
NON VOGLIO PIU’ NIENTE DEI VECCHI REGALI
AD OGNI NATALE..... IO VOGLIO LA GENTE.

E’ come chiedere qualcuno vicino per poter dire che si è felici.
O semplicemente per parlare anche se fosse l’ultimo attimo seduto in un angolo.
E’ questo il miglior regalo da ricevere o avere.

Amici.

venerdì 20 dicembre 2013

L’Emozione, nonostante le feste

Sono di questi giorni, e dei prossimi pochi a venire, i mille saluti di circostanza e i sorrisi tendenziosi, sguardi sfuggenti di un’apparenza che non sembra sentita ma costretta, e pochi rari veri e sinceri auguri.
Ecco che, nella loro genuinità, i miracoli in giro per il mondo possono strapparti un’emozione dalla corazza proprio da quel punto che tu tieni sempre celato e scaldato appena.
Eccole, le loro parole, prese in prestito da Lucio.

L’anno che verrà. Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po’, e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò. Da quando sei partito c’è una grossa novità, l’anno vecchio è finito ormai ma qualcosa ancora qui non va. Si esce poco la sera compreso quando è festa, e c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra. E si sta senza parlare per intere settimane, e a quelli che hanno niente da dire del tempo ne rimane. Ma la televisione ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione e tutti quanti stiamo già aspettando. Sarà tre volte natale e festa tutto il giorno, ogni bimbo potrà giocare e tutti quanti diranno buongiorno. Ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno, anche gli animali potranno parlare mentre gli uomini già lo fanno. E si potrà cantare ognuno come gli va, tutti quanti potranno sognare e non soltanto a una certa età. E senza grandi disturbi qualcuno sparirà, saranno forse i più furbi o gli sciocchi di ogni età. Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico?, e come sono contento di essere qui in questo momento? Vedi, vedi, vedi, vedi, vedi caro amico cosa si deve inventare per poter riderci sopra e continuare a sperare. E se quast’anno poi passasse in un istante, vedi amico mio, come diventa importante in questo posto ci sia anch’io. L’anno che sta arrivando tra un anno passerà, io mi sto preparando… è questa la novità.


A me piace scrivere, a volte scrivo anche agli amici, per fortuna.
E allora un consiglio, salutate sempre un amico. Sempre.

mercoledì 18 dicembre 2013

Fabio e le strade di casa

Non è facile vederle, scoprirle.
Anche se sono lì da sempre, anche se le vediamo tutti i giorni, anche se le ignoriamo cercando quelle lontane, quelle che portano dove crediamo stiano i nostri sogni e le nostre aspettative.
Non è facile. Lo so bene. Non è per un cazzo facile.
Eppure siamo qui, giorno dopo giorno.
Siamo qui, ce la raccontiamo, ce ne convinciamo.
E poi, una spallata, una decisione non nostra, un acquazzone imprevisto, un terremoto, uno schiaffo non dato o mancato, un saluto, un bacio, una domanda o una risposta, poi, un momento, non prima non dopo, un momento eterno che rimane per sempre, stilettato lì, tutto quello che era prima non lo è più e siamo costretti a vedere guardare osservare e vivere solo quello dopo, partendo dal presente, che è pur sempre un dono.
Eccola, la mia strada verso casa, anche se non so ancora quale sia la strada e quale sia la casa.
Forse è solo il momento, un attimo, appunto, dopo vedremo.
Sempre.

Lo so, è troppo, ma la presenza è ingombrante, e non ci sta tutta dentro, qualcosa deve uscire. Per forza.

“…è un passaggio importante”, “E’ solo psicologico, in realtà non cambia molto”, “Col cazzo. Cambiano un sacco di cose, ti senti a un giro di boa. Sai di non essere più giovane. Inizia a calare la vista, ti devi alzare la notte per andare a pisciare e se esci con una sotto i trenta quel suo due davanti e il tuo quattro suonano lontanissimi”. Il mento, come le ascelle, serve a reggere le cose quando le mani sono finite. Era la donna che lo conosceva meglio, a cui aveva confidato i segreti più intimi e forse l’unica… Le notti in cui rimani sveglio a fare l’amore, chiacchierare e ridere fino all’alba, in cui ci si confessano cose intime, cose di cui ci si è sempre vergognati …le notti in cui ti senti così vicino che nessuna distanza ti separa dalla persona al tuo fianco. Si è complici in tutto. Le notti in cui la bellezza dilata il tempo, in cui il presente è così perfetto e lo si indossa così bene che si cominciano a fare promesse, giuramenti, patti, perché quella bellezza fa sentire dentro di sé una spinta verso il futuro. Quelle notti in cui è giorno all’improvviso e si rimane stupiti. E senti che hai fame, fame di tutto: pane, burro, marmellata, soprattutto fame di Vita. In quelle notti è tutto così bello e si è così felici che …in qualche angolo profondo di sé si avverte una punta di dolore. Un dolore primordiale, ignoto, che appartiene a tutti. “Ho bisogno che mi prometti di essere forte”, “Te lo prometto”, …aveva sentito un’emozione grandissima. L’idea di poter condividere un segreto con il padre lo faceva sentire speciale …ma non riusciva a smettere e si odiava per questo …un dolore forte allo stomaco lo aveva costretto a piegarsi finché non aveva smesso di piangere. Quelle parole gli erano entrate come nella carne. Aveva provato un dolore fisico e interiore. Non stava bene. Sentiva di non essere sincero… Si era reso conto di non essere così forte come aveva detto. Si era addormentato così, esausto, con la mano della nonna tra i capelli. Si dice che nessuno è genitore solo perché ha dei figli, genitori si diventa imparando giorno dopo giorno, avendoli e crescendoli …avrebbero dovuto avere la possibilità di chiedere, di parlare, di capire cosa stava succedendo, invece il goffo tentativo di proteggerli aveva peggiorato tutto, aumentando paure e disagi interiori …lunghi silenzi, piccole bugie, parole non dette …un nuovo linguaggio senza parole. Ognuno nel tentativo di sopravvivere si era chiuso nella propria sofferenza. Non poteva sapere che il meglio doveva ancora arrivare …sdraiata come un sogno in attesa, aveva sentito una forza così dirompente che si era spaventato. Sembrava un sogno fin troppo grande per lui, aveva paura che toccandola lei svanisse. Stavano parlando dei loro sogni, di quello che avrebbero voluto fare da grandi. “Non devi rinunciare ai tuoi sogni per me” …si era guardato allo specchio e si era visto uomo. Si era addormentato co un sorriso così grande… Era stato un incontro magico, uno di quelli per cui rimetti in discussione tutta la tua vita. Un’altra cosa che faceva effetto sulle donne era il fatto che lui sapesse cucinare, tutte rimanevano incantate. In quell’atto non c’era solo un amore che sbagliava sempre i tempi, ma qualcosa che andava oltre: un voler mordere la vita, un volersi sentire vivi, affamati di giorni, di ore, di attimi, con la smania di non sprecare nemmeno un istante …forse era arrivato il momento di smettere di sfuggirsi, era arrivato il momento di fissare il loro amore nelle loro vite. Era arrivato il momento di afferrarla. Quando erano una coppia lei aveva dovuto imparare a non dire quanto lo amava, aveva dovuto imparare la distanza che doveva tenere con lui, una distanza che variava a seconda del suo umore e del momento della vita. Se gli stava troppo vicina, lui la allontanava dicendo che aveva bisogno dei suoi spazi. Una fatica infinita, giustificata solo dal fatto che era innamorata di lui …negli angoli il muro era tutto annerito… Nella casa c’era troppo passato e un’assenza totale di futuro. Non c’erano piante, non c’erano fiori, animali, nipoti. “Non deve essere facile chiudere un matrimonio, perdere la persona con cui stai da anni, con cui vai a dormire e con cui ti svegli al mattino. E’ quasi un lutto, ci vuole tempo. Quel due deve tornare uno”. Aveva la sensazione che nel momento in cui lo avesse detto a qualcuno, avrebbe iniziato a essere vero …sempre più prudenti nel dirsi le cose, nell’evitare certi discorsi. Ponderavano parole, misuravano, soppesavano, smontavano fino a non trovarsi più nulla da dire tra le mani …un muro invisibile di riguardi, timori, pudori …in compagnia delle rispettive solitudini …cucinare per qualcuno è un modo di dirgli che gli si vuole bene. “Io da te non sono mai sparito”, “E’ vero, non sparisci, ti prendi delle pause”, “Sì, ti prendi delle pause. Fai entrare le persone nella tua vita nella misura che ti va, poi magari per un po’ non ci sei più …non vuoi condividere la tua vita privata”…aveva fatto centro. Come sempre …come quando vieni scoperto e dall’imbarazzo non riesci a mentire. “…sono donne, sono più sgamate di quello che pensi. Se non volesse, sarebbe la prima a dirti che non se la sente. Le donne sono esseri superiori”, “Nessuno sa cosa vogliono le donne, spesso non lo sanno nemmeno loro”, “Diciamo che a volte vorrebbero essere ascoltate, vorrebbero fare cose insieme e starti addosso anche quando è scomodo”, “…sembra difficile trovare la misura giusta. O è troppo e si sentono soffocare o è poco e si sentono trascurate. E’ impossibile trovare un equilibrio” Quel piacere nuovo era così potente che sembrava dare un senso alla sua vita, aiutarlo a dimenticare tutto, almeno per le ore che passavano insieme. Fuori da quel piccolo angolo nascosto c’era un mondo pieno di problemi, loro invece erano felici. La memoria vive di immagini… un uomo senza la sua memoria non è più se stesso …come una candela che, invece di spegnersi per un colpo di vento improvviso, si spegne consumando tutta la cera. Non volevano mai andare a dormire …sembrava una perdita di tempo …sembrava che il mondo fosse lì per loro e che tutto fosse possibile. Erano giovani, belli, innamorati, incoscienti. Faceva fatica a leggere se in mano non aveva una matita per sottolineare ...non c’era posto per altro, non c’era posto per le parole. Per questo rimasero in silenzio per un lungo tempo: erano felici …il loro amore era ancora lì, immutato …alcune persone …hanno bisogno di una terza persona, come i tavolini che stanno in piedi con tre gambe …aveva gli occhi lucidi, le labbra gli tremavano nel tentativo di trattenere l’emozione …due vecchi amici rimasti per ore in silenzio uno di fianco all’altro davanti a un vecchio film western. Un gesto d’amore e d’amicizia fatta solo di silenziosa presenza “…Bisognerebbe fermarsi per capire la gravità dell’incidente, capire se è in grado di continuare. Invece la vita va avanti, il tempo non si ferma mai, senza tregua, e quando ti fai male devi continuare …anche se zoppichi. E’ questa la fregatura. Ecco cosa manca nella vita reale: la possibilità  di sedersi ogni tanto negli spogliatoi, bere un bicchiere d’acqua, farsi una doccia, tirare un po’ il fiato, riposare e rivedere il replay della propria vita, magari cambiare tattica, cambiare strategia, capire cosa fare per sopravvivere”. “Finché non ci proviamo non possiamo saperlo, forse una settimana, forse una vita…”, “…è più importante quello che c’è tra noi, quello che abbiamo, rispetto a quello che ci manca” …continuava a non rispondere, lei lo guardava aspettando una parola, ma lui non riuscì a tirare fuori nulla. “…So che non ti piace quando stai così e che vorresti essere dall’altra parte del mondo”. “Ti conosco da una vita e so perché fai certe cose. Sto aspettando il giorno in cui di deciderai a lasciare alle spalle il passato. Non fare l’eterno ferito, reagisci a quello che ti è successo…”, “Non dico che devi dimenticare o fingere che non sia successo, è stato un grande dolore …però adesso lascialo andare. Non fare che la paura del futuro ti impedisca di scegliere e che il passato getti un’ombra lunga sulla tua vita” …sapeva di aver toccato un punto doloroso, di essere entrata in un territorio delicato, ma lo aveva fatto in maniera sincera …uno sguardo definitivo, ormai erano lontani dal loro modo di stare insieme. Era delusa e scoraggiata. Anche ferita …non parlava più, si era voltata, era andata verso la porta, era uscita e aveva iniziato a scendere le scale cercando di non inciampare in un pianto. “…sono quello che sono. Forse il punto è che non sono l’uomo che vorrebbe e, se cambiassi, prima o poi me ne pentirei”, “Difendi sempre la tua individualità, ma rinunciandoci un po’ non significa non essere più se stessi… Il punto vero è se la ami oppure no”. “…l’amore non inciampa in piccole cose”. …un disegno preciso che era sempre stato sotto i suoi occhi e che lui non era stato in grado di vedere. C’era odore di erba e legno bagnato, e l’aria fresca gli elettrizzava le narici e i polmoni. Decise di sedersi su una panchina… Secondo il suo contorto ragionamento da fumatore, la sigaretta del mattino era salutare, e lo faceva cagare …a quanto tutto potesse cambiare in una frazione di secondo. E adesso che cazzo faccio? Continuava a ripetersi …cosa c’è che non va in me? …una bomba a orologeria pronta a esplodere da un momento all’altro e questo gli impediva di fare avvicinare le persone. La vita gli aveva insegnato troppo presto quanto è facile ferire chi ti sta vicino …l’intento di fare meno morti e feriti il giorno in cui fosse esplosa Amatemi pure ma tenetevi lontani. Per questo era un uomo affettuoso ma distante. …la paura di far soffrire Sarà vero o anche questa è una palla che mi racconto da sempre? La novità, l’imprevisto, l’avventura, l’inatteso. Esercitare la propria curiosità. Passava da un’apatia diurna a un’agitazione notturna …qualcosa che bruciava come un reflusso gastrico …leggere nomi di prodotti italiani, si scaldava il cuore …l’illusione che tutto fosse tranquillo, sereno e sotto controllo …il suo modo di vivere …il vuoto delle sue convinzioni …aprire il baule dove teneva le maschere da indossare, ma si era accorto per la prima volta che il baule era vuoto, le aveva già consumate tutte. C’era solo uno specchio …tutto si era disintegrato, sbriciolato, svuotato. La sofferenza era stata un grande regalo, perché fu la chiave d’accesso verso se stesso. La solitudine che all’inizio lo aveva terrorizzato ora gli era amica. Voleva stare solo, ne aveva bisogno. Avvertiva un senso si urgenza, sentiva di dover trovare un luogo, una risposta, una emozione, qualcosa che gli corrispondesse. Una frenesia di vivere. Aveva una voglia infinita di sentirsi vivo. Niente di più per ora. Semplicemente vivo, per la prima volta. “…per poter aiutare qualcuno bisogna riuscire a farsi aiutare, altrimenti non serve a nulla” …ci siamo l’uno per l’altro e ci siamo stati. Tu sei la mia famiglia, è un rapporto prezioso. Avere una persona che ti ama come ti ama lei è una grande fortuna nella vita. E’ una specie di magia che accade tra due persone. E’ una cosa così speciale proprio perché succede. Ed è una fortuna che molte persone in tutta la loro vita non proveranno mai. “…lo senti questo legame? …sembra che ti soffochi, quello che forse di ha spinto a vivere lontano. Senti quanto è forte? Quanto è profondo? Io lo rivoglio. Voglio qualcuno vicino a cui poter dire che sono felice” …era inutile preoccuparsi …perché ogni volta che pianificava qualcosa, che cercava di fare ordine, poi la vita ribaltava tutto e lo metteva di fronte a un bivio diverso da quello che aveva previsto. “Mentre facciamo progetti, Dio ride” aveva sentito in un film. ‘Se ti conosco bene, in questo momento ti starai accendendo una sigaretta, se ti conosco bene starai già cercando di smontare queste parole. Non importa. Scegliere significa dire cosa riteniamo sia migliore. Altrimenti tutto è uguale e nulla ha valore. Il tuo cinismo sull’amore è tipico di chi in realtà ha un disperato bisogno di crederci. Servono coraggio e forza per accogliere quello che ci fa stare bene quando abbiamo costruito un’intera vita sullo stare male’. “Il vero segreto per divertirsi alle feste è capire quando è il momento giusto di andarsene” …non voleva iniziare a vivere nel passato, la giusta opportunità se non voleva rischiare di girare a vuoto …una consapevolezza che aveva dentro ormai da tempo ma che non era ancora riuscito a decifrare. Aveva di continuo la sensazione che la valigia successiva sarebbe stata più bella. Alla fine rimaneva solo e le valigie avevano smesso di uscire… L’attesa continua di un futuro pieno di cose migliori, un futuro che lo seduceva con tutte le promesse di avventure e tutto il divenire affascinante …in realtà era solo un’illusione, una bugia, un eterno inganno… Era una finta libertà perché in realtà lui non era padrone di nulla: non era padrone del suo presente …erano le situazioni, le occasioni, le tentazioni a scegliere per lui …lui non volava come un uccello che sceglie la rotta e la direzione, lui era un pezzo di carta mosso dal vento. “Che buona l’acqua”. Il cielo era azzurro e la luce del sole ancora delicata. Fece un lungo respiro, l’aria era fresca, la sentiva sulle guance. “Pronto, ciao, sono …Ci sono”.


Pagine 22, 38, 47, 48, 52, 53, 58, 64, 65, 66, 86, 101, 103, 109, 115, 116, 135, 141, 156, 171, 182, 189, 193, 195, 196, 199, 209, 212, 232, 234, 235, 239, 240, 245, 246, 271, 273, 284, 285, 287, 292, 294, 296, 297, 299, 300, 302

LA STRADA VERSO CASA, di Fabio Volo, ed. Mondadori
Dove qualcuno, ne sono certo, si è rivisto e riletto in quello che ha letto e assorbito.




Grazie Fabio, non smettere mai.

E per le firme e per il mio nome.

domenica 15 dicembre 2013

C’è tutto un Mondo

Dentro. Fuori.
Sopra. Sotto.
Avanti. Dietro.
Di qua. Di là.
C’è tutto un Mondo intorno, e nel profondo. Eccolo.
C’è chi riesce a dormire comunque sia andata comunque sia e avvocati che alzano il calice al cielo sentendosi dio! Ma il cerino sfregato nel buio fa più luce di quanto vediamo, e chi doveva pagare non ha mai pagato. Di tutte quelle strade averne presa una, per tutti quegli incroci nessuna indicazione, di tutte quelle strade trovarsi a farne una, di tutte quelle strade saperne solo una, nessuno l’ha già fatta, non la farà nessuno!, per tutti quegli incroci tirare a testa o croce. Conosco le certezze dello specchio e il fatto che da quelle non si scappa, e ogni giorno mi è più chiaro che quelle rughe sono solo i tentativi che non ho mai fatto. E tu oramai sei dura dentro molto più di quel che basta e non ti possono far niente, niente amori niente guasti. E se ti succede ancora di guardare in faccia il mare giri in fretta gli occhi e il cuore che hai ben altro a cui pensare. Parlami davvero sciogli questo gelo e sentimi davvero che spegniamo il buio, baciami davvero che non casca mica tutto il cielo e che ci stiamo ancora sotto insieme. Io ti guardo negli occhi, hai le ciglia bagnate e prometti di tutto e nevica ancora da togliere il fiato… Siamo la vergogna che fingiamo di provare, siamo il culo sulla sedia, siamo furbi che più furbi di così si muore, siamo la freddezza che non ha paura, siamo la montblanc con cui ti faccio fuori. E mi hai salvato tante volte da qualche tipo di altra morte andando dritto sulla verità, e mi regali un altro giorno in cui sembra tutto fermo ma tutto si trasforma tutto si conferma, e lasci in giro il tuo profumo come a dirmi “io ci sono” come a dirmi “sarò sempre qua”. Altro che domani, sveglia, paglia, mal di testa, prime imprecazioni, il futuro è cominciato già, non lo puoi saltare, fuori si alza ancora il vento “chi lo sa se il tempo cambierà?”, le promesse che ti han fatto sono andate a male, la tua miccia è corta e non sai quando la tua rabbia esploderà, non si può sapere, ciò che è andato storto non lo puoi cambiare ma respiri a fondo e senti che ora il tempo non ti scapperà. Guarda come resti nell’inferno che perlomeno lì fa caldo. Guarda come guardi in alto e chiedi “come la mettiamo?!” Guarda com’è facile scordare la tua porca verità. Sotto le costole un ritmo irregolare che non si fa dimenticare. I figli van tenuti in braccio. Tu passa fra i miei occhi fra polvere e rottami e se mi trovi ancora vieni a salutarmi come sai. I nostri passi fino a qui, i solchi fatti in questo posto, se pure trema c’è qualcosa che riconosco. Staremo sempre un po’ più svegli, se stiamo stretti stiamo in piedi un poco meglio. Carezza la testa gli dice “vedrai che ce la faremo!”, “cosa sarà mai portarvi dentro solo tutto il tempo?”, c’è un istante che rimane lì piantato eternamente. Quando sai com’è l’abisso non sei più lo stesso, sai solo andare avanti per come sei adesso, dopo il giro nell’abisso non sei più lo stesso, puoi solo andare avanti con tutto quanto addosso. Ho rimandato tutti gli anni a più tardi con il volume come fossimo sordi e mi han detto di giocarmi il tutto per tutto facendo finta di sembrare distratto ma il più lontano dalla sala d’aspetto. Sono partito per toccare con mano, sono finito a volte troppo lontano senza sapere se davvero tornavo e ho detto cose che potevo non dire e fatto cose che potevo non fare e visto gente che ha voluto vedere. Andare avanti con le vecchie illusioni, i vecchi sogni in una nuova versione, sbattendo ancora contro certi portoni. E certe sere con te di fronte… devo soltanto pensare a niente, provare solo a non morire più! So che ogni nuvola è diversa, so che ogni lacrima è diversa, so che ogni attimo è diverso. Io non lo so.

Almeno una parte…

Grazie Luciano, come sempre.



La Dependance e altre diavolerie

Al grido “hueeè, hueeè, hueeè, la nursery di Pessa è scapottata, non si capisce bene come stia su, si sta sfasciando tutto” partì l’allarme per andare in soccorso.
In realtà, ho semplicemente messo alla prova la mia genialità ingegneristica, approfittato di materiale già in possesso, e limitato al minimo le spese accessorie.
Una casetta così non l’avevo proprio mica mai pensata.
E nemmeno immaginata.
Entrata indipendente, porticato di ingresso, ampia apertura anteriore, soppalco, e largo lucernaio.
Eccola.









Ed è una soddisfazione avere concretizzato almeno questo mio fai.da.te.

Ora sta ad altri arredarla con ceste e cuscini. E tenerla pulita. E.
Sì, insomma dai, ora i gatti hanno una signora dimora in terrazza.
E che provino a lamentarsi…

(e poi dài, ormai è noto, a me piace il fai da te…)



venerdì 13 dicembre 2013

Metti che i semafori siano in ordine

Gradevole l’ipotesi suggerita da Marco.
Personalmente sono impazzito per la consapevolezza acquisita di poter entrare liberamente in qualsiasi sede universitaria, a patto che non siano in corso lezionandum particolari. E avere proceduto in tal senso, anche se per solo un’ora, in una mattina sfuggente, mi ha riempito più di quel che credevo.
La contrapposizione dei punti di vista in una società moderna attuale e giornaliera espone la fragilità dei tempi che corrono, e soprattutto la necessità di crederci sempre.
Posso tranquillamente passare per uno che come altri, forse molti, si fida troppo del prossimo, e facilmente sono ostacolato da chicchessia, ma in fondo nella storia c’è una sorta di rivincita positiva di chi prova a fare robe per bene, per sé e per il mondo, foss’anche quello di quartiere o di periferia.
LAVAMI, di Marco Vignudelli, ed. Pendragon, mi è piaciuto. Scorre, si fa leggere, e fa ragionare.




E poi dai, vuoi proprio che non mi piaccia un libro che sa di Bologna e della sua provincia?

E allora buona lettura a tutti.


mercoledì 4 dicembre 2013

La Signora sostanzialmente e il Signor “tra virgolette” -19-

Il caso ha voluto che mi sedessi in prima fila, come per ascoltare tutto per bene.
E così, forse, ho fatto davvero.
La posizione mi ha permesso di godere di una visuale insolita per me che solitamente rimango in fondo, dalla parte opposta, un po’ nascosto alla vista degli altri.
Mi è proprio piaciuto quel punto, riuscivo a vedere tutte le persone in faccia, scrutavo gli sguardi, le perplessità, le distrazioni negli occhi, ma anche le incazzature, le preoccupazioni, e le battute a sdrammatizzare una situazione effettivamente pesante.
La Signora sostanzialmente è stata brava come spesso, ha spiegato il momento con la calma che serviva, non senza riflessioni profonde, dati alla mano, e con le sue esperienze ad aiutare certe comprensioni.
Il Signor “tra virgolette” è stato come sempre un po’ troppo logorroico, utilizzando spesso termini appropriati ma troppo ricercati per la platea che aveva di fronte, sostanzialmente ha ripetuto quanto già emerso qualche minuto prima. Ed ha ripetuto 19 volte tra virgolette, con momenti di frequenza più alta del passaggio del secondo.

Ma tant’è.
In seguito sono cominciate le domande, pertinenti, appropriate, accalorate. Il bello della situazione creata è che c’è stato un effettivo interesse da parte della base, con tutto quello che vuol dire. E’ nato un confronto aperto e all’apparenza costruttivo.
Peccato che non dipenda mica tutto da noi.
E spero che si sarà pronti a soffrire ancora un po’, con la speranza, appunto, che ne valga la pena.

Poi sono andato nel mio vecchio ufficio, quello rosa, e ho fatto quello che dovevo fare.
Quindi è stato che la folla è in delirio, come dice bene Boog.

E ora si prosegue, con nuove mail, con nuovi ascolti, con nuove canzoni, con altri incontri, con il sole alle spalle ma che guardo sempre volentieri.

domenica 1 dicembre 2013

Il Bregoli, i portici, il quaderno blu

Sono stato invitato a camminare i Bregoli, antico sentiero sulla primissima via degli Dei.
Lo avevo già percorso, a mio parere nel verso giusto, quindi sapevo bene di che si trattava.
Ho accettato ben volentieri, l’idea mi ha stuzzicato altre idee. E le altre idee hanno preso la loro posizione nei pensieri di questi giorni.
Mi ha fatto bene camminare così.
Un po’ di fatica, e alcuni passi seri e osservanti, poi la discesa, e poi il canale a tornare alla partenza.
S’è partiti da un punto conosciuto bene, da me, là dove mi ero “perso” in quel giorno di arrivo di una mia personale follia.
S’è raggiunta la chiesa di San Martino da dove parte la salita dei Bregoli, ripida ma non eterna.
L’aria gelida e umida del primo mattino non ha evitato la nostra svestizione all’arrampicata, giacché i passi a salire sono sempre faticosi e accaldano assai.
Raggiunta la sommità nella via tra le case il sole ci ha accolto pallido e pigro, e per me un po’ triste.
S’è raggiunta la grande chiesa del Colle della Guardia, maestosa e brulicante di credenti e di sportivi e di turisti e di devo espiare una pena e son salito fin qui, e s’è acceso un lumino a sperare che qualcosa svolti per davvero in un senso umanamente più giusto.
S’è scesi gli storici portici a passo svelto, giacché si sa che in discesa tutti i santi aiutano.
S’è superata la grande via che porta fuori e s’è trovati altri portici chiusi da lavori in corso là dove la Torre della Maratona esalta la mia idea di sportività.
S’è oltrepassata la via d’ingresso per ogni mio arrivo delle ultime vicende in questi luoghi del ventennio.
In breve s’è poi camminato a lungo al bordo del canale, risalendo la corrente, come a volte piace fare a me.
Giunti nelle prossimità della partenza, quindi dell’arrivo, ho proprio visto la casa dove mi piacerebbe vivere; un po’ troppo in città, ma abbastanza isolata dal caos; in realtà solo oggi, vedendola per l’appunto, ho pensato possa essere un’ottima soluzione per andare a viverci per un po’; ma nulla a che vedere con la casa nel boschetto sulla via della bassa.

Il rientro verso il borgo è stato puntuale per il pranzo.
Il pranzo è stato calibrato, giusto qualche bicchiere di troppo di bonarda.
Il caffè del dopo pranzo è stato accompagnato dalla voglia di cominciare il quaderno blu, ma le ansie di questi giorni, i miei soliti pensieri accartocciati, altre idee che non stanno ferme mai, e altre robe che mi girano per la tana non mi hanno permesso di soddisfare quel bisogno.
Anche perché il divano mi ha rapito coi suoi tentacoli e mi ha trattenuto lo stretto necessario per farmi trascorrere qualche momento spensierato.

Nel mentre Paolo diceva che esiste un destino, che altrimenti non te lo spieghi, altrimenti certe robe non te le spiegheresti mai, che se non si fosse in quel posto in quel momento sarebbe poi capitato anche in altro luogo e un altro momento, che altrimenti non te lo spieghi e diventi pazzo se non ti dai un perché così.

Eccolo allora, un destino che nessuno conosce se non proseguendo i passi e muovendo sempre il tempo, che non si ferma mai.

Ed è già dicembre.