martedì 1 aprile 2014

Federica Lisi racconta che è Per Sempre

Bella serata, all’apparenza tra amici.
Mi sa che stasera, a dispetto di quanto ipotizzato in altra sede e in altro tempo, non scatterò foto, giacché ho netta la sensazione di intimità, sensazione di voler vivere le robe che passeranno, allora rimanere dietro un obiettivo potrebbe portare a perdere degli attimi che invece andrebbero raccolti e vissuti.
Siedo nel mio solito posto, che solito non è perché non frequento poi mica così tanto, la mia sedia è la solita dietro, in ultima fila, in angolo, forse troppo.
Nell’attesa, nelle mie riflessioni dell’attesa, mi sento pronta una domanda, che so che non farò in pubblico, e so già che non sarà definitiva. Sarebbe stata circa così: “Ognuno ha il proprio modo di affrontare quel che gli accade… credo ci sia stata l’urgenza di esporre le tue robe molto forse troppo personali, per reagire forse, per spiegare, per dare un senso al caso che non esiste, ma ora che hai aperto le braccia e ti sei esposta rendendoti vulnerabile, come stai?, quanto ti senti leggera?, quanto sorriso hai da distribuire?”
Poi, successivamente, quando siamo alla fine o quasi, forse ho già la risposta, e la domanda si trasforma in altro durante il saluto durante la firma.
            Mi annoto un titolo dei vari stimolanti che sono qui al mio fianco sugli scaffali: “A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca”, di Don Lorenzo Milani. Da approfondire, volendo.

Silenzio, perché parla Federica, perché Federica ha robe da raccontare.
Perché Federica porta in giro roba buona. Molto.
Voce roca, dall’accento riconoscibilissimo, voce forse plasmata dalla vita, forse semplicemente la sua, voce che sembra atta e adatta allo scopo. Voce che racconta con sospiri e pause e sguardi cosa voglia dire esserci in quel momento, lì in quel posto, e il perché non si spiega.
Bella, finanche bellissima, Federica è Rock, forse a modo suo, molto, è forte, sulla pelle, si sente addosso, trasuda forza, si sente nell’aria la sua energia, è vestita in braghe di pelle e maglietta smanicata ma non è quello che fa, è l’insieme che trasmette roba vera e genuina, c’è vita che continua nonostante tutto.
E’ lì seduta sullo sgabello a raccontare di sé e di un’esperienza che non è da tutti raccontare così e in questo modo.
Sono affascinato. Distratto un po’ dai tatuaggi che sarebbero da raccontare uno ad uno, ma ben ammaliato.
Ascolto avido ogni smorfia che propone agli astanti, respiro le sospensioni della voce che cerca la parola e il tono giusti. Rimango lì inebetito tra la sua forza e il suo dolore e quello che nel mio piccolo mi porto con me da una decina di anni e che recentemente ho forse chiuso il suo cerchio.
Ascolto, sorrido, scrivo, rifletto, osservo.
Chiara, per parte sua, accompagna bene il racconto di questo libro che è un dono per quelli che lo vogliono fare proprio ma soprattutto per quei miracoli cinque miracoli che sono lì in attesa di capirci qualcosa.
Anche se in effetti, lo sappiamo tutti, i miracoli anche quando non hanno ancora un’età capiscono molto di più e meglio e genuinamente di quelle persone che si reputano mature ed adulte.

Noi non ci lasceremo mai – La mia vita con Bovo, di Federica Lisi Bovolenta con Anna Cherubini, ed. Mondadori

E’ pieno di vita, come in quarta di copertina, ma anche come la prima, è pieno di emozioni, e vero, e forte, è speranza, è il caso che non esiste, è incontri di persone per bene, è braccia aperte fiduciose.
Prendo appunti, miei, e suoi e loro. Segno parole e piccole frasi. Giusto per ricordarmi quelle emozioni che hanno gonfiato gli occhi e rigato un poco le guance e chissenefrega se devo usare il fazzoletto come non vorrei. Sono io, sono così. Mando giù magoni ed emozioni ma non tutto, non riesco e allora che sia quel che sia. Io, stasera sono io.
Ci spiega che in questi mesi così intensi ha tastato con mano che chi si avvicinava con secondi fini, senza quella sensibilità naturale, se ne andava di sua iniziativa senza nemmeno essere invitato a farlo, giacché nel bel mezzo di quelle emozioni tali persone si sentono fuori posto e se ne vanno.
Ci racconta, e ci guarda dritto negli occhi, che attorno c’è gente che lo fa col cuore, e allora tutto scorre e va nella direzione giusta, quella che vuole lei e non solo lei.
Dice che Bovo è una persona che ha dato tanto, e ora si vede quanto.
Porta le mani al petto e al cuore e sostiene che il libro è come il secondo viaggio di nozze, e io mi appunto che non è male per un amore che è per sempre.
Ogni tanto si fa seria, non seriosa ma solo misurando bene il tono e il modo, e allora rivela una roba che di recente ma anche no ho sentito spesso: non lo puoi sprecare un giorno, bello o brutto che sia, coi suoi motivi, quel giorno va vissuto tutto, appieno, per quello che è, cercando sempre di fare il meglio.
Sorrido quando cita il suo neurone che è partito per il libro; la capisco, cavolo come la capisco.
Il libro è un’emozione unica, ma diversa con tutte le sfaccettature che non possono non presentarsi, e allora ti senti più forte quanto leggi e lì, tra quelle righe, trovi un’emozione che non è solo tua. Vero.
Ammette, quasi serenamente, che di quanto e come ha vissuto quel giorno non riesce ancora a parlarne coi figli, a parte qualcosa che sta uscendo ultimamente, e nemmeno con le persone che in quei giorni le erano attorno. E il driiiiin del telefono la catapulta ancora in un’altra dimensione.
Racconta i primi momenti, strappata da una festa in discoteca con le amiche, e l’amicizia e il tocco delicato delle amiche che sanno già ma accompagnano distraendo!
Poi, mi risveglia un attimo, e zittisce tutti: noi due eravamo uno!
E allora io ribadisco che è fortunata.
Dice che c’è colore nel libro, non c’è oscurità, c’è vita e c’è il sole, non c’è la notte, e lei e la sua squadra, sempre più ampia, continueranno quell’arcobaleno. Dice che hanno vinto alla lotteria!
Dice, sorridendo, e gli occhi parlano bene, che se l’obiettivo è ribaltare il mondo lei lo ribalterà, e non sarà sola. E il libro può servire anche a quello.

Stasera è stato un bellissimo racconto di vita.

Prendo volentieri la mia copia, le racconto la mia idea e cerco di spiegarle che lei tutto questo che sta vivendo, passo dopo passo, città piccola o città grande che sia, lo capirà solo dopo, solo quando sarà ora di fare altro, ed è giusto che oggi qui e domani chissà viva questo che le sta dando tanto, come lei sta dando a chi come noi stasera l’ascoltano volentieri.

La dedica spiega che se tutto questo ESISTE è perché un SENSO ci sarà ed è convinta che quel SENSO glielo stiamo dando TUTTI NOI.
Ed io aggiungo anche solo in una serata serena così.

Grazie Fede.

Ciao Federica Lisi Bovolenta, spero di rivederti presto, in qualsiasi modo.

1 commento:

  1. I pensieri raccontati o scritti, ma comunque esposti, alleggeriscono spalle, stomaci e teste. A riuscirci però.
    Non è facile, non tutti riescono o vogliono, perché si teme che il dolore raccontato possa rappresentare la perdita ulteriore di chi te l'ha provocato e che ti vorresti tenere caro per sempre.
    Invece l'esporsi ci svuota dai dolori e ci riempie di vita da vivere bene.
    Provare per credere.

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