Come sempre,
e me ne dispiaccio, e me ne dispiaccio, e mi dispiace, quando voglio conoscere di
più in merito a un argomento o a una persona o a una parola clicco serenamente
su wikipedia e spero di trovarci qualcosa di esaustivo e di comprensibile.
Quindi,
questo giro trovo un sacco di argomentazioni, e un poco mi perdo nella lettura.
Allora
mi rifugio nel wiktionary e trovo l’essenza della parola empatia.
(psicologia) capacità di immedesimazione nello stato
d'animo di un'altra persona e quindi di comprensione della stessa
(filosofia) immedesimazione con un'opera con il quale il
fruitore riesce a comprendere la stessa
Ma sono
fin troppo riduttive come spiegazioni, anche se ben comprensibili, certamente
comprendono tanti lati di questa roba che riguarda l’animo l’emozione tra una
persona e un’altra o e una cosa d’arte piuttosto che della natura.
Quindi,
ora e qui, mi sento costretto, nonostante i vapori del vino della cena, a
scrivere qualcosa in più.
Solo
dieci giorni fa l’empatia mi è stata segnalata come assente da me. Poi, altra
persona altro giro altra situazione, mi è stato detto di essere empatico.
Allora
dove sta la realtà?, dove mi devo sedere?, dov’è la sedia giusta per me?, e
allora non è che dipende da un sacco di robe il fatto che una persona possa
essere o non essere empatica?,
allora
non è che se oggi in questa situazione osservo e analizzo un bellissimo quadro potrei
rimanerne lontano mentre se lo facessi domani in una situazione diversa
finanche opposta potrei invece assaporarne ogni minima sfumatura.
Eccone
dunque alcune disquisizioni… l’empatia, che è sempre stata tra noi e non lo
sapevamo:
E’ pur sempre la capacità di
comprendere appieno lo stato d’animo altrui, gioia o dolore non fa differenza.
Potrebbe
essere solo significare mettersi nei panni di, invece è qualcosa di fine e di
ben di più, è qualcosa che va oltre, porsi verso ed attrarre a sé l’altro.
Vuol
dire essere col l’altro.
Significa
riuscire a scaturire in sé qualcosa dell’altro e viceversa.
E’
comprendere il sentimento altrui in modo profondo, sulla e sotto la pelle.
Il greco
che ne compone la parola significa en-dentro e pathos-sentimento, e basterebbe
per spiegare tanto.
Stesso
discorso non è da sottovalutare quando questo sentimento, se tale è, accade tra
una persona e un’opera d’arte, sia un quadro una scultura una musica o uno
scritto.
Allo stesso
modo è la natura a scaturire, spesso spessissimo, qualcosa nel profondo di una
persona, si possa pensare a un tramonto oppure all’arcobaleno una piante come a
un fiore.
Quando
tra persone c’è empatia vuol dire che le persone mettono da parte i loro
pensieri e i loro pregiudizi, e ascoltano e ricevono qualcosa di non proprio personale
e non ne valutano un giudizio ma si limitano a sentire quando sentire vuol dire
sentimento.
Di pari
passo la dispatia, poco utilizzato come termine, appare come l’incapacità o il
rifiuto di sentire i sentimenti o le sofferenze o le gioie altrui.
Ora tralascio
altro che ho letto ma che rimane qui dalle mie parti in giro in qualche luogo
remoto.
Quindi
secondo me non sono dispatico.
Bensì sono
empatico, almeno a volte, credo, forse quando voglio.
Nel distribuire giudizi entrano in atto anche il contesto o le opinioni che abbiamo delle persone in quel momento.
RispondiEliminaIn una situazione di attrazione tendiamo ad elogiare le persone, non solo per tirar l'acqua al nostro mulino, ma anche per la situazione positiva che si è creata appunto. In caso contrario invece tendiamo a voler punzecchiare o ferire chi stiamo giudicando, come per una sorta di vendetta.
Bisognerebbe essere obbiettivi sempre, ma non è facile e non è nella natura umana spesso. Ci si distingue dagli altri esseri viventi per l'uso della parola detta o scritta che a volte diventa una mina o una spada, una carezza o una piuma.
Quindi concluderei dicendo che 'Siamo chi siamo' e che non ci dobbiamo mai perdere di vista o buttarci via solo perchè qualcuno ci elogia o ci ferisce.