mercoledì 31 ottobre 2012

Le monete e il loro suono in tasca


Qualche sera fa ero seduto al bar con pochi amici. Più che bar è pub e ritrovo. Più che amici erano anche persone, e a una certa ora non erano nemmeno poche.
Si parlava di sport, come da bar.
Si parlava di traffico, come da bar.
Si parlava di donne trovate, come da bar.
Si parlava di donne perse, come da non bar.
Si parlava di politica, quasi, e male, come da bar.
I toni erano aspri, parole accese da paure, angosce buttate sul bancone e sui tavoli delle birre.
Gli sguardi non erano contenti, nemmeno sereni.
Si parlava di economia, ma non quella dei colletti bianchi o degli affaristi o di chi ne so.
Si parlava dei conti da fare tornare. Ogni mese. Ogni giorno.
Si parlava di scontrini sempre meno numerosi, sempre più corti.
Si parlava di soldi da contare nelle tasche, sulle dita.
Si era concluso che il suono delle monete in tasca, in fondo, ti strappa un sorriso.
Lieve e ottimista.
Eravamo comunque usciti dal locale con la speranza ancora accesa, nonostante il buio della notte i nostri occhi vedevano ancora una luce.
Forza ragazzi, rimaniamo in giro a modo nostro.

2 commenti:

  1. Non ho mai avuto la preoccupazione dei soldi, in quanto fortunatamente non sono mai stati troppi ma non sono nemmeno mai mancati, fin tanto che non ho avuto la consapevolezza che quelli che entravano erano sempre meno, quelli che uscivano erano sempre di più, pur senza sperpero, ma soprattutto che all'improvviso potevano anche finire. E' una consapevolezza con cui bisogna convivere oggi, ma che bisogna in qualche modo anche affrontare cercando di invertire tutti insieme la rotta.

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    1. Direi che la tua foto della situazione è piuttosto reale.
      Infatti, oggi più di prima, si deve stare attenti ad evitare il superfluo, l'inutile, il troppo.
      Infatti, anche ieri si cercava di fare bene i conti, senza camminare passi più lunghi della gamba.
      Infatti, domani ci sarà sempre la speranza di poter avere qualcosa per poter vivere, mangiare, crescere, accompagnare.
      Ma i superflui, gli inutili, i troppi, chi decide cosa siano e quanto siano?
      Mi domando a volte se non ci si stia svegliando da un sogno, da un torpore che annebbiava le menti, da modi di essere e vivere instabili.
      E se non siano stati purtroppo troppe, e molto dentro con le mani in pasta, le persone con la gamba corta ed il passo lungo.
      Ci si deve riprendere in fretta, tutti per davvero, per camminare sulla rotta corretta, giusta, estraniando le persone per male, che quelle passeranno solo se messe da parte, se gli si impedisce di confondere la realtà.
      Grazie!

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