Uscito
già due mesi fa sbrecciò l’animo nell’immediato.
Non
credo di avere mai letto un libro in così poche ore.
E un motivo ci sarà.
Qua
dentro c’è roba potente.
Qua
dentro c’è adrenalina, emozione, pelle d’oca.
Qua
dentro c’è roba vera. Molto vera. Reale. Palpabile. Vissuta.
Qua
dentro c’è l’apertura delle braccia.
Qua
dentro c’è la vulnerabilità e la genuinità delle cose.
Qua
dentro c’è tutto e c’è niente.
Qua
dentro ci sono ansie angosce sorrisi gioie.
Qua
dentro c’è un’idea e un sogno.
Qua
dentro c’è il sogno reale che non è rimasto bugia. Almeno in parte.
Si
legge avidamente, per chi vuole lasciarsi prendere.
Si
legge bene, per chi vuole essere interessato.
Si
legge che hai voglia di sfogliare la pagina dopo.
Si
legge anche per chi non vuole o non può leggere.
Si
legge per quell’insano abbandono che ti prende quando non hai nulla da perdere
e te ne freghi se risulti ridicolo.
Si
legge perché piace, e se non fosse verrebbe a piacere.
Il più
è farlo per davvero.
Generazione Liga, di Emanuela Papini, ed.
Einaudi
E mi
sento fortunato.
C’è
roba sottolineata in giro, come piace fare spesso…
“…la
parola chiave qui è “abbandono””, “l’orgoglio di aver raccontato un pezzo di
Italia che non poteva rimanere nascosto”, “Con i ragazzi non si può fingere di
sapere tutto, …, con loro le maschere non funzionano, quella è roba da adulti”,
“Il passaggio successivo è la visita dal medico legale che deve rilasciare il
certificato di idoneità alla funzione genitoriale”, “E allora ho la sensazione
che una parte di un cerchio aperto un martedì merdoso si possa chiudere almeno
un po’”, “…e nonostante ognuna abbia preso strade diverse siamo sempre e comunque
rimaste noi stesse con la stessa voglia di stare insieme”, “Da lui ho imparato
che niente è impossibile. Che non c’è niente a cui io non possa arrivare, anche
se mi tocca lavorarci di più”, “E allora le scelte sono la risposta. E dopo
anni, capisci che in realtà le cose che avevi dentro e che non hai avuto il
tempo di dire alla fine le hai fatte”, “Mi presi le ferie, salii sulla carovana
e scoprii un mondo, quello dei concerti vissuti al di qua del palco e delle
transenne, …, Ero pronto per altri giri”, “Ho un mucchio di storie da
raccontarti, tesoro mio. Io vengo a prenderti. Tu fatti trovare”, “Stavo sempre
nell’angolino, temevo di disturbare, di dire la mia, di essere fuori posto,
cercavo di indovinare il pensiero degli altri in modo da condividere il loro
parere, …, Riesco spesso a dire alle persone con cui parlo ciò che veramente
penso”, “…i tramonti visti con l’ultima birra in mano, pensando che quel posto,
in mezzo ai due fiumi, non l’avremmo abbandonato mai, …, per proseguire a piedi
e andare a vedere come se la passano i posti in cui abbiamo trascorso tutta la
nostra adolescenza”, “Ho una penna-struzzo sulla scrivania, …, Oggi so di
sentire più forte e vedere più lontano”, “Così, qualcuno arriva e ti tende una
mano, tu la stringi e lasci che ti tiri su, …, …che potevo essere me stessa e
che sarebbe bastato”, “E’ stato come fermare le urla. Con il cuore in gola, ho
respirato il suo odore, ho sentito le mie braccia circondare il suo ventre e
poco dopo le sue mani calde che prendevano le mie”, “Ho sommerso di passioni i
miei problemi. Passione per l’amore, passione per l’amicizia, passione per lo
sport, per lo studio, per una forma d’arte, o “semplicemente” per la vita”, “…abbiamo
voglia di esserci. Gente sorridente, infreddolita, impaziente, gente che dorme,
gente che corre e che ha solo voglia di viversi questa giornata, …, Una marea
di gente che sta bene, …, Cammino ancora per una ventina di metri poi decido
che è magnifico qui. Mi siedo, dando le spalle al fosso, …, Mi sdraio a terra,
con l’erba che mi gratta sulla pelle…”
Ora è
l’ora dei saluti, in ordine sparso ma non troppo, sono per L.L., E.P., C.L., E.B.,
M.G., S.G., M.P., R.P., G.D., F.C., P.C., A.R., S.D., L.R., C.M., A.M., V.P., M.S.,
G.R..
E tutti
gli altri, che sono tanti.