sabato 15 marzo 2014

La volpe, un film, un Principe, e me

Tutti gli elementi citati sono presenti in alcuni avvenimenti che mi riguardano.
Questi sono appunti di qualche tempo fa che piano piano, col tempo che passa e corregge certi spigoli, sono diventati quello che seguirà.
Ora che sto buttando di fretta di getto queste lettere in tahoma dieci punti non so proprio cosa sarà quello che andrà formandosi ma tant’è, ora comincio a sgranare gli appunti di tanti copiaincollataglia e via, che sia quel che sia.
Proprio oggi che è oggi sento la necessità di rimetterli a posto, cercare di dargli forse una dignità, provare a capirci qualcosa.

Qualche tempo anno fa ero in gita, passeggiata, con alcuni amici.
Era da fare per bene, in falso piano.
Ci sparammo come fionde in quel del trentino dalle parti del Brenta, giusto per dare delle vaghe indicazioni, e in due giorni avremmo dovuto percorrere un certo numero di metri, sentieri, strade, salite, carrarecce, discese, dormendo per una notte in rifugio ma che in quella stagione ben avanzata all’estate di rifugio aveva ben poco.
Bene.
La passeggiata era stata ben organizzata e divisa in piccole tappe da mezza giornata ciascuna. La prima, la mattina dell’arrivo, fu ben eseguita e fu il giusto stimolo per fermarsi alla trattoria del centro del borgo come da previsioni. La seconda fu un po’ più lunga, come da programma, e tagliò le gambe a chi non era abituato a tante fatiche con lo zaino sulle spalle. Certo noi pellegrini per modo di dire non si poteva pretendere chissà che. Il fatto è che al termine della salita al rifugio chi era ben cotto per cena non mangiò nemmeno tanto e continuava la nenia autoinflitta del “mi sento molto orgoglione”, un misto di soddisfazione e di provocazioni. La terza fu lunga a suo modo estenuante in quanto monotonamente in discesa, senza il minimo sforzo mentale necessario. L’unico schiaffeggio ci fu dato, a inizio discesa, quindi a fine salita, da un biker che saliva e che serenamente disse ben scanditi quattro e ripeto quattro “buongiorno”, e per ognuno voltò lo sguardo a ognuno di noi. UN EROE. Noi si stava camminando in discesa, eravamo freschi di mattino, e facevamo una fatica bestia, lui era al termine della salita ed era fresco come la brezza marina quando arriva quel temporale estivo a rinfrescare le pelli abbronzate. UN EROE, da applausi. Tant’è.
La notte precedente, quella passata in rifugio, fu trascorsa molto in chiacchiere e cazzeggiate. Molte delle quali furono raccontate sotto il cielo pieno di stelle che quasi illuminavano il prato antistante al rifugio, nel quale avevamo preso posto per ripristinare certe smorfie. Rutti e scoregge si sprecarono nel silenzio del bosco. E la ragazza del rifugio non poté non porci i suoi vivi complimenti.
Ci raccontarono anche di orsi che d’inverno si avvicinavano in cerca di cibo.
E di una volpe che in quelle sere era solita girovagare per il prato.
Detto fatto. Il rosso mantello e la lunga coda si presentarono puntuali al nostro cospetto che allibiti e sorpresi e inebetiti fummo fulminati da tanta bellezza e da tanta sorpresa. Solo, uno di noi pensò a una foto, mosse si e no le mani e questa lesta e furtiva e impaurita se ne scappò al buio del bosco e della montagna.
Lezione: le volpi non si fanno fotografare. Le volpi, quella volpe che incrociò la mia strada, non voleva farsi trattenere, nemmeno in foto. Le volpi vanno lasciate libere.
Anni dopo venni a sapere che tale volpe fu uccisa dai bracconieri la primavera successiva la nostra visita, quindi quelli del rifugio non avevano più nessuno da attendere nelle sere serene della primavera dell’estate. Almeno fino all’arrivo di una nuova volpe, che curiosa e affamata si avvicinerà al retro del rifugio dalle parti della cucina in cerca di qualcosa di buono e comodo da mangiare. E così l’interesse di quelli del rifugio sarebbe soddisfatto dalle esigenze della volpe.
Le volpi vanno lasciate libere.
Punto.

Poco più di cinque anni fa girò malamente, perché non fu seguito bene dal pubblico numeroso e popolare, il film La volpe e la bambina raccontava la vita di una bambina dai capelli rossi e di una volpe, appunto. Tra le due, dopo alcune peripezie e il trascorrere di stagioni, nacque una sorta di amicizia. Dapprima la bimba cercava la volpe, avvistata tempo addietro, senza alcun successo. Ma la perseveranza della bimba fa si che i momenti d’incontro si susseguirono felici e pieni di scorribande tra boschi e prati e torrenti. Il giorno in cui la volpe conosce la casa della bimba qualcosa si incrina. Non è più la stessa amicizia a unirle. Qualcosa si rompe. La volpe si ferisce gravemente e non sono più possibili le loro escursioni nella natura.
Quello che nato così naturalmente è spazzato via da una forzatura fin troppo evidente.
La voglia o esigenza di stringere sempre più il rapporto alla fine ha leso entrambe.
Alla bimbina non resta che il ricordo di quelle stagioni, da raccontare affettuosamente e in modo costruttivo alle proprie generazioni successive.
La volpe non va rinchiusa nella propria casa.
L’amicizia non ha confini.
Punto.  

Durante la lettura, molteplice, di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, di E. Brizzi, ho sempre sorvolato e non raccolto appieno la citazione de Il Piccolo Principe. Citazione della volpe e del principe. Che caso.
Si parla dell’addomesticare e del creare legami, e la cosa stride. Si dice che quando non ci si conosce siamo mille in mezzo a mille e non ci si fa caso. Quando invece si crea un legame tra due si comincia a ricevere e a dare, si comincia ad associare le cose intorno a quello piuttosto che a nessuno. E se questo avviene con una sorta di rito, citato, si crea una sorta di dipendenza, e la cosa stride. Si parla del fatto che in mezzo a mille individui si riconosce e si ha caro solo quello al quale porgiamo i nostri pensieri e le nostre cure e le nostre idee e le nostre aspettative, e la cosa stride.
Si dice che l’essenziale è invisibile agli occhi. E questo non stride.
Si dice che le parole sono fonte di malintesi. Capita.
Si dice che l’addomesticato, quello unico tra tanti, al quale è stato creato un legame, con un rito, stia male nel momento dell’inevitabile saluto.
Che sia abbandono per sempre o solo temporaneo non importa, risentito o sofferto, non importa.
Si dovrebbe rimanere felici per quell’essenziale che non si vede, ma che si sente.
La volpe non va addomesticata, e il principe dovrebbe avere pluralità.
Punto.

Sono ormai più di vent’anni che gira al cinema o alla tv o nelle vhs e poi nei dvd.
Il Principe delle Maree mi fu consigliato da una brava un bel po’ in tempi non sospetti. Disse di controllare se non trovassi qualcosa di mio.
Ora, la storia è fin troppo particolare, psicologica, appunto. E forte, molto, in certi momenti. Il tema trattato, insito nella trama, è delicato.
Il protagonista ha una spiccata simpatia umana, si rende piacevole. Solo la conoscenza di una roba che lo sconvolge da un lato gli da la forza e il coraggio di provare ad affrontare lo scopo di quel momento particolare della sua vita. Si libera, a suo modo, di complessi di sensi di colpa e di rancori e di rimorsi, e con le spalle alleggerite riesce a riprendere in mano la sua vita in modo più leggero.
Come il suo carattere, che lo fa scherzare e sdrammatizzare anche quello che è dramma concreto sottopelle.

E qui si spiegano tanti perché, di come anche nelle nostre vite capita qualcosa del genere, senza nemmeno che ce ne accorgiamo.

Delle nostre robe, a un certo punto, dobbiamo parlare.
Non è facile, ma si deve farlo, foss’anche all’ultimo attimo.

Poi Barbara mandò in giro una roba così:
“L’amore sale tutte le scale”,
Ed io commento “sì ma ogni tanto capita che si ferma”.

E allora non è più quel che era un attimo prima di smettere di salire i gradini.
Il più è non prendersela, non dirsi bugie, tenere basso il tono, chiedere scusa se il gradino prima era troppo alto per qualche momento, e poi, dopo, proseguire.
Anche rimanendo fermi, ma senza stare immobili.


2 commenti:

  1. L'Amore ha tante forme e a volte fatichiamo a riconoscerlo. Per farlo basterebbe ascoltarsi dentro e non far finta che non stia capitando proprio a noi.
    La vita a volte ci pone di fronte a degli ostacoli che non ci permettono di essere felici come vorremmo, bisogna saperli affrontare, superare o aggirare, proprio perchè ce ne hanno concessa una sola e la dobbiamo rendere unica vivendola fino fondo, facendo tutti i tentativi possibili per non lasciare nulla di intentato o al caso. Non diamo mai nulla di scontato, a costo di farci male. Come quando si fa un provino, dobbiamo dare il meglio di noi stessi per superarlo, poi se la giuria ci scarterà, possiamo almeno credere di averci provato e di avercela messa tutta.

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  2. Hai scritto bene.
    Vita. Amore. Riconoscere. Ascoltare. Ostacoli. Affrontare. Provare. Credere.
    E io aggiungo coraggio.

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