giovedì 27 dicembre 2012

UP

Ieri sera ho rivisto Up, lo davano in tv senza troppe interruzioni.

E come la prima volta mi è piaciuto un casino.
E come la prima volta mi sono emozionato un casino.
E come la prima volta sono stato contento di vederlo, osservarlo, ascoltarlo, finanche viverlo.
E un film completo, mi pare. E ci tengo a scrivere film e non cartone animato, e nemmeno mi piace chiamarlo film d’animazione, quale è.
Dentro c’è un sacco di roba. E ce n’è talmente tanta che la mia mente fulminata di certo non la ricorda tutta.
Per prima cosa è un film d’amore, checchesenedica racconta la storia d’amore di due persone che si sono trovate e che si sono incastrate e che tali resteranno anche quando una non ci sarà più.
E’ una fortissima storia d’amore, con quella ciliegina o cameo o come lo vogliamo chiamare fa uguale, delle parole di lei per lui che lui vede molto dopo “Grazie per l’avventura, ora va a viverne un’altra!!”. Perfetto!
Ci sono l’anziano e il ragazzino.
Ci sono la natura onesta e l’arroganza del grattacielo.
Ci sono il burbero e l’innocenza.
Ci sono l’animale e la natura da rispettare con la giusta distanza.
Ci sono l’ordine delle cose e il caos fatto ordine.
Ci sono il sogno da realizzare e il sogno realizzato.
Ci sono il miracolo da compiere e la fantasia che non ha limiti.
Ci sono la libertà di pensiero nel rispetto del proprio essere se stessi.
C’è il mito da sfatare, e ce ne sarebbe da raccontarne in merito ma qui meglio soprassedere.
Ci sono il rispetto delle regole e l’abituarsi al cambiamento.
C’è tutto e forse c’è niente.
Io ho trovato un po’ di me. Prima durante e dopo.
Mi è piaciuto e mi piacerà rivederlo.
…che a rivederle poi le robe prendono una forma diversa, un altro punto di vista, ma sempre da questa parte.
Beh, buona visione a tutti.

giovedì 20 dicembre 2012

Ma che feste!


Ipotizziamo che vostro figlio abbia otto anni. Ipotizziamo che frequenti la terza classe di quelle scuole che erano le elementari. 
Ipotizziamo che in classe siano in venti, giusto per fare un numero pari e meno difficile da gestire. 
Ipotizziamo che almeno due maestre seguano la loro istruzione, ma anche che tra l’ora di religione e alcuni sostegni e alcune compresenze potrebbero essere di più le maestre che frequentano l’aula, quindi si possa considerare una media di quattro. E fanno già ventiquattro. 
Ipotizziamo che per ogni bimbo appartenente alla classe possano assistere entrambi i genitori, ma che è possibile raramente quest’opzione dunque si possa considerare più veritiera la partecipazione di un genitore e mezzo per ogni bimbo, cioè a bimbi alterni possano essere presenti uno o due genitori. E fanno trenta adulti. E con la classe sommano cinquantaquattro persone. 
Però la recita di quindici minuti quindici ha per argomento il Natale, quindi è usanza mal celata presentarsi supermegacurati e soprattutto la teoria dei genitori va a farsi friggere quindi i genitori ci sono tutti, dunque sono da aggiungere dieci adulti. 
Totale sessantaquattro persone. Tutte dentro la classe. Sessantaquattro mine vaganti dove venti sono trottole impazzite dalle gote rosse e sorrisi smaglianti anche se un poco bucati. Sessantaquattro persone in circa venti metri quadri.
Mi sembrano abbastanza. Mi sembrano tanti. Mi sembrano troppi. Mi sembrano veramente troppo troppi.
Allora qualcuno me lo spiega perché qualcuno ha pensato bene di presentarsi con anche i nonni? 
E non solo i nonni di una parte ma anche i nonni di entrambe le parti. E’ possibile? 
Qualcuno lo sa il perché? 
E perché io non capisco certi perché?

Comunque alla fine la cosa importante si è avverata, i bambini sono stati bene, sono stati bravi, si sono divertiti, hanno avuto un dono, hanno sorriso, hanno abbracciato, ed hanno emozionato le anime adulte perdute nel mondo degli adulti. Quasi.

Bene, ora, buone feste recite a scuola a tutti. Prima o poi la smetteranno.

O è Natale tutti i giorni o non è Natale mai


Così, circa vent’anni fa, cantavano due ragazzi di belle speranze quali erano Luca e Lorenzo. Sulle note di More than words degli Extreme avevano appuntato un concetto molto profondo e piuttosto vero, ed erano pure riusciti a farci saltar fuori una bella canzone.
Loro con le loro esperienze e le loro origini diverse, ma uguali a pensarla allo stesso modo.
Loro che con calma raccontavano le robe brutte del mondo.
Loro che con le loro speranze cercavano di esprimere un pensiero vero.
Ed io già da allora stavo con loro. Ed io già la pensavo a quel modo, già da tempi non sospetti.
Come dire. Non ci credo. Non credo a queste feste che arriveranno.
Non credo sia corretto andare per la corrente che porta le persone a comportamenti a volte falsi a volte di circostanza a volte vili a volte menefreghisti.
Credo invece che per fare del bene al mondo non si debba aspettare un momento un giorno o un periodo particolare. Ci si dovrebbe comportare sempre per bene.
Fare bene al mondo fa bene al mondo. Questa è la verità.
È una disciplina da vivere tutti i giorni.
Vuol dire niente e vuol dire tutto. Vuol dire salutare col sorriso e educatamente e raccogliere la cartaccia sotto il portico, vuol dire parlare alle persone schiettamente senza filtri senza inganni e rispettare le regole del vivere insieme, vuol dire avere un occhio di riguardo per le persone in difficoltà e sperare nella vittoria dei più deboli, vuol dire cercare di vivere sereni senza pretese verso gli altri cercando le nostre forze, anche se crediamo che in quel posto non le abbiamo mai avute, vuol dire portare un regalo a un amico anche se non è il suo compleanno anche se non è natale anche se non è una ricorrenza, vuol dire regalare a un amico quello che vorresti fosse regalato a te. Vuol dire tutto e vuol dire niente.
Tutti gli anni quando arriva il periodo che sta per cominciare io mi sento un poco malinconico, forse triste. Poi però le persone che frequento, con cui parlo, con cui mangio, un poco di serenità, almeno per qualche ora, me la fanno ritornare. Giacché sarà l’Epifania che le feste porta via.
E dopo, quindi, sarà come prima, ci sarà sempre la vita da vivere, appieno.
Ecco che Natale dovrebbe essere sempre, non solo un giorno o quindici come avviene solitamente nel mondo.
Quindi la speranza è che ci siano sempre più persone a vivere i prossimi giorni felici sereni e veri come il resto dell’anno. So che ci sono, si devono seguire, con le giuste distanze poiché non siamo tutti uguali, e con le nostre proprie personalità.

Bene, ora, buone feste a tutti.

lunedì 10 dicembre 2012

La Crisalide (di Simona)


Recentemente ho letto robe a pc, in rete, dove in silenzio si possono conoscere notizie, leggere parole, osservare immagini, riflettere ragionamenti.
Ho trovato notizie di un mercatino della solidarietà legato alle avversità di questo mondo, eppure vedendo la parte migliore del mondo soprattutto legato alla bontà che certe persone riescono a donare senza chiedere nulla in cambio.
Ma in silenzio, sempre, quelle stesse persone hanno robe dentro da tremarci per davvero.
Ne ho parlato vagamente e velocemente con persone che pensavo conoscessero qualcosa in merito a quanto letto. Detto fatto, il caso che non è mai un caso mi ha proposto un libricino tutto tremolante, pieno di un racconto tutto d’un fiato.
E così è stato!
Letto senza batter ciglio. Letto senza alzare gli occhi dalla carta. Letto ogni tanto con un poco di ansia. Letto con gli occhi aperti. Letto con brividi sinceri. Letto con emozioni a fior di pelle. Letto col magone ingoiato alla fine delle pagine. Letto da accarezzarlo, annusarlo, tenerlo al petto.
Me lo sono fatto mio. Anche se non è mio.
L’ho reso, certo, ma è rimasto qui da me.
Sono certo sarà letto appieno.

Grazie a RB per questa rivelazione. Mi ha illuminato. Aperto gli occhi, spero di non chiuderli per un po’.

(spero di non aver arrecato danni all’autrice del racconto, al pensiero che voleva far sapere, al suo sfogo)

I grandi e i bambini


I grandi dicono le bugie ai bambini!
Non c’è dubbio. E il periodo che si sta apprestando a coinvolgere il mondo ne è la prova più palese.
I grandi dicono le bugie ai bimbi, apposta, e lo fanno apposta, e lo fanno sempre, sempre più spesso, e tendono a non cambiare metodologia, e sempre di più lo faranno.
Per proteggere, per vergogna, per viltà, per ignoranza, per limitare, per aiutare, per sostenere, per imbarazzo, per paura. Per un sacco di buoni teorici motivi.
I grandi dicono le bugie ai bambini, e non credo sia la cosa giusta.
Credo che non sia il contenuto che non è capito, eventualmente.
Tanto che se non viene afferrato, i bambini chiedono, loro hanno sempre pronto un perché a riempire il vuoto che sentono.
Credo che sia un problema di toni di modi di sguardi.
Tanto che se non vogliono sentire e ascoltare non c’è grido che funzioni, non c’è sguardo serioso che blocchi, non c’è mano forte che convinca.
Credo che i bambini abbiano ragione, che non sia colpa loro, e che i grandi siano colpevoli di un sacco di robe, e che i rimorsi e i rancori e i perché siano appoggiati sempre più spesso sulle spalle e sulla pelle dei più deboli.
Credo che raccontare la verità ai bambini sia la cosa più giusta che un grande possa fare nei loro confronti.
Credo che i bambini vogliano solo crescere come viene più spontaneo loro, con alcuni aiuti dalla giusta distanza. In fondo sono spugne desiderose di raccogliere acqua dalla vita.

I grandi dicono le bugie ai bambini, ed è ora di smetterla!

(che altrimenti poi le persone come me ci credono sempre)

lunedì 3 dicembre 2012

Buon Compleanno, Ste!


L’idea era nata balzana all’invito “Ti va una fagiolata?”.
Seguita prontamente da un “Sì, però poi io dopocena voglio le patatine fritte quelle dentro il sacco grande”.
Dunque per dopo cena era previsto il divano sotto al culo e il dvd del primo Trinità alla tv.
Seguito poi da una proposta da ragazzini “Poi puoi dormire da me, se vuoi, così non guidi e non si rischiano ancora i punti e le multe e i pericoli e le condanne e”
Conclusione degli accordi di massima, immediati, “Ci sto, allora porto due bocce di bianco e una di rosso, tanto poi nessuno deve guidare”.
E la serata è proprio servita, è bastato solo che arrivasse il giorno, venerdì, accordato.
E pensare, solo il giorno prima, che il giorno dopo, sabato, sarebbe stato il suo compleanno.
Quale occasione migliore per sorprenderlo?
(ndr: proprio come piace fare a me; non dire mai niente a nessuno e presentare una roba nel tentativo di sorprendere positivamente una persona cara)
Perciò, da bravo oste, a parte il vino come premesso, mi sono indaffarato ai fornelli, come piace fare a me, anche stavolta.
I miei fagioli, dicono all’uccellina o uccelletta o ma io li chiamo i miei fagioli borlotti, trattati con olio aglio prezzemolo fine dado passato di pomodoro acqua, e cucchiaio di legno moderato ma mai assente (i miei fagioli sono coccolati), sono stati preparati come non mai, peraltro lasciandoli leggermente più “diluiti” così da costringere gli avventori all’utilizzo di pane da scarpetta. Checchesenedica!
Il caso, (?ma non esiste il caso in certe robe?), ha fatto si che fossero mescolati a piccoli dadini di salsiccia cotta bene e a piccoli tocchi di pollo allo spiedo (giusto per non sprecare nulla in frigo).
Poi, chi meglio di un amico poteva fare da cavia alla prima cottura di un cibo?
Ecco che, come ascoltato recentemente, il piatto è stato completato dallo spiedo di filetto di suino con pancetta come sciarpa e cipolla come coperta.


Non c’è che dire, s’è passata una bella serata, fatta di vino, bianco per lui rosso per me, e di buon mangiare. Dopo di schifezze fritte e frutta secca mista salata. Niente acqua. Tante parole, buoni pensieri. Un po’ di allegria e un po’ di ubriachezza. Vecchie risate al “Ehi elegantone?”, “Dice a lei senor…”, “Era dai tempi dell’esondazione del Pecos… è l’ultimo pezzo di sapone…”, e così via.
A mezzanotte e cinque la sveglia è suonata.
E la serata si è conclusa nel migliore dei modi.



Peccato solo che lui sia del 1963, ed io ero ubriaco di pensieri già da qualche giorno.
Ma pazienza e chissenefrega, in fondo non si dice che è il pensiero che conta?

Ciao Ste, sono stato bene, davvero. Grazie. 

(vorrei ringraziare I S per l'idea delle immagini e del mostrarsi al mondo)