lunedì 14 luglio 2014

Il prato era spento…

Esperienza già vissuta, ma in modo diverso, come sempre.
Non può mai essere la stessa roba.
Oggi è diverso da domani e da ieri.
Così pure i momenti.
E le esperienze.
Vanno vissute proprio per quello, e non solo viste, magari da lontano, magari solo per sentito dire, magari durante un happyhour dove costa tutto la metà, magari solo da addormentato.
Le esperienze andrebbero raccolte tutto, con tutto quello che c’è. Ecco che ci sono momenti che non hai mai abbastanza e poi invece ci sono quei periodi che non ne puoi più, e allora lasci fare ad altri.

Mi è sempre piaciuto esserci, a modo mio, magari solo dal mio angolo.
Quando mi capita di non riuscire a esserci preferisco non interessarmi, non pensarci. Sarà forse per soffrirci di meno.

Ma per sabato scorso s’era deciso di andare, di esserci, nonostante il prima il dopo il durante.

Ed è stato diverso, come sempre.

Le previsioni non promettevano nulla di buono, proprio per quelle ore fatidiche.
Le previsioni sono arrivate puntuali nel primo pomeriggio.
E allora a raccogliere tutte le idee possibili per evitare ai massimi i disagi, perché nonostante i problemi che dio meteo sparava sulla terra noi si voleva viverle quelle ore buone.
E chissenefrega se sono robe che si fanno solo a vent’anni.
Che questo non è proprio vero un cazzo di niente.

E allora, affidati i miracoli a chi sa sopportarli e gestirli, che tanto siamo tutti adulti, s’è girato lo sguardo dalla parte giusta, e via… via… fino a là…
E allora è stato che là in fondo era scuro.
E allora è stato presto il momento dei targicristalli a manetta, e la velocità ridotta, e le parole a girare, mie e sue, dentro le orecchie, fuori dalla bocca, dentro dove non si guarda e fuori dove serve.
E allora sono stati messaggi e telefonate a cercare notizie e umori e sensazioni.
E allora è stato che i fulmini erano davvero tanti, che i lampi illuminavano più del giorno, che l’acqua era davvero ovunque.
E allora s’è presa in mano la calma e la situazione.
E allora l’uscita come avvertito era già chiusa ma noi si voleva andare oltre, dove l’esperienza vissuta aveva insegnato lo scorso anno.
E allora s’è girato dove si voleva, senza perdersi. E poi caffè e krapfen e cambio.
E allora parcheggio, solo qualche metro un po’ più in là; ed è terminato l’arrivo, ed è cominciato il dopo.
Dopo è stata la preparazione con quello che serviva, o si pensava servisse.
Dopo è stata una lunga camminata d’altri tempi, che non si faceva nemmeno a vent’anni, ma che questi giri di boa di pare metà cammino non disdegnano da qualche tempo a questa parte.
Dopo è stato il passo mal proseguito dentro al fosso; eppure sulle rive dei fossi ci si siede e non ci si tuffa…
Dopo è stato il rinvio dell’arrivo definitivo, ma c’era tutto il tempo per fare tutto quello che si pensava.
Dopo è stato il cammino, finalmente, verso l’agognato prato, e il palco, e le luci, e le voci, e gli amici, e le amiche, e le parole, e i saluti, e i sorrisi, e i gruppi che nascono qua e là.
Dopo è stato che siamo entrati ed ho esultato come sempre faccio, e nell’esultare la mia bella pozza non l’ho mica evitata, e chissenefrega tanto mica potevo asciugarmi prima di notte.
Poi ci siamo scaldati con la voglia di partecipare a un evento voluto agognato e che nemmeno la tempesta ha potuto far rimandare, che come hanno detto “a noi la pioggia mica ci frega, e siete belli…”
Poi è stato spettacolo.
Coi problemi dati dal pomeriggio tormentato.
Ma pur sempre spettacolo è stato.
Ed è stato stupendo e coinvolgente.
Forse diverso, ma è sempre Lui.
Sono sempre quelle parole, sono sempre quelle musiche, anche se non è solo per loro che si va.
Mi è solo dispiaciuto che il prato fosse spento, meno attivo del solito, più che altro è apparso cotto, di stanchezza di freddo e di umidità.
Abbiamo provato ad asciugarci come da promessa, qualcuno è riuscito qualcun altro no, chi di più chi di meno, siamo sempre e comunque rimasti lì fino alla fine.
Anzi, c’è chi, e l’ho visto bene che era inconfondibile anche in mezzo a mille, ha proseguito oltre, cantare e battere le mani, agitarsi, proprio a non stare fermi mai come solito.

E’ stato particolare tornare a Padova e ritrovare il temporale e la grandine e i fulmini.
Sarà il metà luglio, o sarà il luogo, non so, sarà da ripensarci.


E ne mancano due a un’altra data strana, forse importante, di certo non di arrivo.


I ragazzi erano in giro nel traffico, e noi eravamo là in mezzo, a quel traffico e a quel giro.
Il nostro, fosse solo per una sera.



2 commenti:

  1. Anche la tribuna era spenta! Ma lo sapevo anche da prima, non è il mio pubblico....ma bisognava accontentare chi c'è da sempre anche da prima di te. A questo giro era diverso, come è diverso ogni momento vissuto. Ma è bastato un attimo, è bastato scrollare pioggia e umidità dalla corolla (e guarda il caso, che il caso non esiste proprio, ne hai pure una con le ruote che ti ha portato fin lì, non ci avevi proprio mai pensato) sfoggiare la tua maglia personalizzata, alzarti in piedi e coinvolgere almeno la parte che occupavi. E anche se tu sei già un'età da un pò è stato piacevole, vedere gli occhi di chi attorno a te ti guardava meravigliato indovinarle già dalle prime battute, dalle prime note, anche quando il microfono non c'era. E alla fine i complimenti per la costanza, la tenacia e la compagnia, per te che non sei mai stata nè ferma nè zitta. Da ripetere presto, lo sai già! E ora non resta che ingannare l'attesa vivendo sempre ridendo come sai fare tu.

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  2. Beh direi che a TE è piaciuto molto viverlo a modo tuo, là dove una copertura almeno un po' ti proteggeva.
    Molto bene.
    Al prossimo giro, ricorda, sarà certamente un'altra roba...

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