domenica 22 settembre 2013

L’Arena duemilatredici non fa per me

In realtà non fa per noi, giacchè venerdì non ero solo alla ricerca di uno spiraglio.
E per tutta sincerità, non avrei mai accettato un biglietto bagarinato a un prezzo vaffanculato troppo enorme.
Siamo arrivati verso le otto e mezzo, più o meno come da programma, anche perché non sarebbe stato possibile diversamente.
La piazza era bellissima, come sempre.
La gente era tanta.
La biglietteria pressata da un nuvolo di ragazzi.
Li osserviamo bene nella speranza di trovare qualcuno che malauguratamente avesse avuto un amico impossibilitato a presenziare.
Na cippa!
Al contrario quei pezzi di merda illegali erano ovunque, e compravano, ad alta voce, mentre ti avvicinavano sottovoce per proporti l’impossibile.
Alle nove in punto una gradinata piccionaia la sparavano a cento sacchi da uno!
E un bel vaffanculo che non arrivo a fine mese glielo vogliamo dire??
Beh, no, non lo abbiamo detto, ma lo abbiamo pensato.
E non abbiamo ancora capito cosa sia capitato a quelli del Bar, e spero a questo punto che tanti dentro al Bar non siano fan ma solo intrufolati organizzati malavitosi.
Voglio voler pensare che nessuno veramente affezionato alla musica e alle parole si sia comportato da bastardo dentro.
Alle nove e mezza, col concerto ben avviato, quei pezzi di cui sopra chiedevano sempre cento sacchi ma per la gradinata numerata. Bello! Veramente bello!!
E allora tutti quei biglietti spero siano rimasti attaccati al culo e che si stacchino solo con l’acqua bollente.
Rassegnati abbiamo continuato a camminare attorno all’Arena, in senso orario, ed abbiamo cenato nei pressi dei camerini, con la speranza di rivedere un certo fumatore che prima dell’inizio era lì ma io nella mia timidezza non ho mica richiamato a me. Non sarebbe stato proprio il caso, troppo caos attorno in quel momento. Troppo quello che io non avrei saputo dire. Chissà.
La musica e le parole si sentono bene. Le luci della piazza e delle vie fanno una bella cornice.
Alla fine, non contenti certo, siamo felici di passare una bella serata a Verona, anche se in realtà la città non la osserviamo tanto.
Cerchiamo pure di ascoltare bene quelle canzoni che a noi piacciono di più, che stanno in coda alla scaletta, e solo io riesco a riempire moderatamente le vene di roba buona.



Assistere al concerto da fuori è strano, non mi era mai capitato.
Non è nemmeno come un coito interrotto, che sarebbe stato entrare ed essere cacciati a calci in culo un attimo prima dell’inizio, è stato piuttosto come arrivare all’appuntamento e vederla già seduta al tavolino con un altro, e lei che non ti caga nemmeno.
C’è una netta differenza tra un concerto da dentro e uno da fuori. Quando sei dentro vivi l’interno in pieno non ne puoi fare a meno ti fai trasportare ovunque e pensi a come si sta fuori alla vita che dopo riprendi come sempre, quando sei fuori pensi solo a come è dentro ed invidi tutti quelli che se la stanno godendo di brutto.
E noi da fuori siamo comunque rimasti noi. Io, per esempio, non ne ho cantata una che fosse una. E non mi sono nemmeno sentito obbligato a farlo, mi è venuto proprio spontaneo, così, come spontaneamente avevo messo i soliti jeans datati la maglietta arancio e la camicia equosolidale.

Per noi, alla fine, Verona è questa




E, per concludere, alla prossima, certamente!

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