E ce l’ha
raccontata bene.
Sembrerà
gergale, pazienza. Eppure è il titolo dell’ultimo libro letto:
Enrico
Brizzi, L’arte di stare al mondo, Mondadori
Arrivò
dalle mie parti da conoscenze nuove, via elettronica.
Avevo
da fare, allora, qualche mese fa ero impegnato in altri pensieri.
Ma
Enrico non si può mai sottovalutare o non concedergli nemmeno una riflessione, quindi
mi sono operato almeno per farlo avere a chi credevo potesse raccoglierne i
benefici, almeno in quel momento.
Infatti,
l’opera elettronica è stata divorata, non solo letta, ma assimilata al meglio,
e a me sono arrivate nello stesso tempo mille segnalazioni di quanto chi stava
leggendo stesse veramente bene davanti a tante parole e tanti racconti.
La
conclusione, anche se ovvia, è stata quella di esser ricambiato dell’invio dell’opera,
in questo caso, conoscendomi, in forma cartacea. Cavolo com’è buono l’odore
delle pagine sfogliate come carte, com’è intenso il senso dell’inchiostro
stampato.
La ricezione,
con sorriso di contorno, è stata accompagnata dalla scoperta della dedica: Sett 13, perché sono sicura che ti
piacerà.
Terminati
i miei ragionamenti di inizio mese e di ritorno dalle ferie, ho finalmente
aperto la prima pagina, mi sono introdotto in punta di piedi, ma certo di
trovare roba buona.
Lui
non lo sa, ma il mio rapporto con Enrico è un po’ succube, non sono esattamente
lettore, sono qualcos’altro, sono proprio plagiato dal suo modo di esporre le
robe della vita, i ragionamenti, le sensazioni, le emozioni tangibili nelle
esperienze. Sia chiaro, mica tutto mi va a genio e mi calza a pennello, ma
ammetto volentieri che da quando via Codivilla non è più un segreto, io lo
leggerei e lo ascolterei anche dormendo. Ripeto, lui non lo sa mica…
La lettura
procede dunque spedita, assieme ai miei sospiri, ai miei sorrisi, hai miei me
lo immaginavo la penso anche io così. E non ho potuto resistere, sono
cominciate presto le orecchie alle pagine, quelle che si insegna a non fare ai
bambini, e sono proseguite sviluppandosi in alcune sottolineature. Poi la
matita è andata persa, e non se né fatto più nulla.
La conclusione
nel ti sentivi pieno di pace dopo tutte quelle stanchezze, e dopo tutto
quell’imparare l’arte di stare al mondo, è da lungo sospiro, un sorriso, e la
consapevolezza che domani arriverà pieno di oggi.
Cito:
pg 130
e 131: …una verità fin lì insospettata: può valere la pena di fare i
complimenti a una donna anche se non si è intenzionati a uscire con lei, per il
semplice piacere di vederla sorridere, sfiorata dalla luce d’una vita diversa.
[…] …comunque la si volesse mettere, il meglio doveva ancora arrivare.
Alla
prossima, Enrico, di molto volentieri …e cercherò di imparare le ricette cosicché,
chissà, qualche arte di quelle lette non mi accarezzi la pelle per davvero…
Come dice qualcuno di abbastanza bravo, quando un libro mi prende, mi piace regalarlo.
RispondiEliminaQuando una canzone mi suona bene, mi piace farla ascoltare.
Quando un piatto mi viene bene, mi piace passarne la ricetta anche se questa potrebbe avere delle unità di misura degli ingredienti un pò strane.
Concordo con te, certa gente deve continuare a scrivere....sempre per quegli avidi lettori che ci sono in giro.
Mo grazie!
RispondiEliminaPrendo queste tue quattro righe come un complimento.
Vedremo cosa ci sarà domani...da leggere... o da cucinare...