lunedì 30 settembre 2013

Per le vie del borgo

Stasera camminavo lemme per le strade che mi hanno visto passare e vivere negli anni passati.
Ci sono stati attimi struggenti, alcuni sospiri, e ricordi che vorticosamente passavano davanti agli occhi.
Lo sguardo sorrideva osservando la via, il via vai delle auto sempre più di fretta, alcuni passanti in bicicletta e sempre più pedoni in mezzo fuori posto.
Camminavo e ricordavo.
Che strani lavori che fanno i ricordi quando vogliono.
Poi è bastato sentirne l’odore nella via e la serata si è conclusa con la pizza d’asporto.

E le nuvole in cielo si rincorrevano a seguire l’autunno appena cominciato.


E’ bello il mio borgo. 

martedì 24 settembre 2013

Enrico ha imparato l’Arte di stare al mondo

E ce l’ha raccontata bene.
Sembrerà gergale, pazienza. Eppure è il titolo dell’ultimo libro letto:
Enrico Brizzi, L’arte di stare al mondo, Mondadori

Arrivò dalle mie parti da conoscenze nuove, via elettronica.
Avevo da fare, allora, qualche mese fa ero impegnato in altri pensieri.
Ma Enrico non si può mai sottovalutare o non concedergli nemmeno una riflessione, quindi mi sono operato almeno per farlo avere a chi credevo potesse raccoglierne i benefici, almeno in quel momento.
Infatti, l’opera elettronica è stata divorata, non solo letta, ma assimilata al meglio, e a me sono arrivate nello stesso tempo mille segnalazioni di quanto chi stava leggendo stesse veramente bene davanti a tante parole e tanti racconti.
La conclusione, anche se ovvia, è stata quella di esser ricambiato dell’invio dell’opera, in questo caso, conoscendomi, in forma cartacea. Cavolo com’è buono l’odore delle pagine sfogliate come carte, com’è intenso il senso dell’inchiostro stampato.
La ricezione, con sorriso di contorno, è stata accompagnata dalla scoperta della dedica: Sett 13, perché sono sicura che ti piacerà.

Terminati i miei ragionamenti di inizio mese e di ritorno dalle ferie, ho finalmente aperto la prima pagina, mi sono introdotto in punta di piedi, ma certo di trovare roba buona.
Lui non lo sa, ma il mio rapporto con Enrico è un po’ succube, non sono esattamente lettore, sono qualcos’altro, sono proprio plagiato dal suo modo di esporre le robe della vita, i ragionamenti, le sensazioni, le emozioni tangibili nelle esperienze. Sia chiaro, mica tutto mi va a genio e mi calza a pennello, ma ammetto volentieri che da quando via Codivilla non è più un segreto, io lo leggerei e lo ascolterei anche dormendo. Ripeto, lui non lo sa mica…
La lettura procede dunque spedita, assieme ai miei sospiri, ai miei sorrisi, hai miei me lo immaginavo la penso anche io così. E non ho potuto resistere, sono cominciate presto le orecchie alle pagine, quelle che si insegna a non fare ai bambini, e sono proseguite sviluppandosi in alcune sottolineature. Poi la matita è andata persa, e non se né fatto più nulla.
La conclusione nel ti sentivi pieno di pace dopo tutte quelle stanchezze, e dopo tutto quell’imparare l’arte di stare al mondo, è da lungo sospiro, un sorriso, e la consapevolezza che domani arriverà pieno di oggi.




Cito:
pg 130 e 131: …una verità fin lì insospettata: può valere la pena di fare i complimenti a una donna anche se non si è intenzionati a uscire con lei, per il semplice piacere di vederla sorridere, sfiorata dalla luce d’una vita diversa. […] …comunque la si volesse mettere, il meglio doveva ancora arrivare.

Alla prossima, Enrico, di molto volentieri …e cercherò di imparare le ricette cosicché, chissà, qualche arte di quelle lette non mi accarezzi la pelle per davvero…


domenica 22 settembre 2013

L’Arena duemilatredici non fa per me

In realtà non fa per noi, giacchè venerdì non ero solo alla ricerca di uno spiraglio.
E per tutta sincerità, non avrei mai accettato un biglietto bagarinato a un prezzo vaffanculato troppo enorme.
Siamo arrivati verso le otto e mezzo, più o meno come da programma, anche perché non sarebbe stato possibile diversamente.
La piazza era bellissima, come sempre.
La gente era tanta.
La biglietteria pressata da un nuvolo di ragazzi.
Li osserviamo bene nella speranza di trovare qualcuno che malauguratamente avesse avuto un amico impossibilitato a presenziare.
Na cippa!
Al contrario quei pezzi di merda illegali erano ovunque, e compravano, ad alta voce, mentre ti avvicinavano sottovoce per proporti l’impossibile.
Alle nove in punto una gradinata piccionaia la sparavano a cento sacchi da uno!
E un bel vaffanculo che non arrivo a fine mese glielo vogliamo dire??
Beh, no, non lo abbiamo detto, ma lo abbiamo pensato.
E non abbiamo ancora capito cosa sia capitato a quelli del Bar, e spero a questo punto che tanti dentro al Bar non siano fan ma solo intrufolati organizzati malavitosi.
Voglio voler pensare che nessuno veramente affezionato alla musica e alle parole si sia comportato da bastardo dentro.
Alle nove e mezza, col concerto ben avviato, quei pezzi di cui sopra chiedevano sempre cento sacchi ma per la gradinata numerata. Bello! Veramente bello!!
E allora tutti quei biglietti spero siano rimasti attaccati al culo e che si stacchino solo con l’acqua bollente.
Rassegnati abbiamo continuato a camminare attorno all’Arena, in senso orario, ed abbiamo cenato nei pressi dei camerini, con la speranza di rivedere un certo fumatore che prima dell’inizio era lì ma io nella mia timidezza non ho mica richiamato a me. Non sarebbe stato proprio il caso, troppo caos attorno in quel momento. Troppo quello che io non avrei saputo dire. Chissà.
La musica e le parole si sentono bene. Le luci della piazza e delle vie fanno una bella cornice.
Alla fine, non contenti certo, siamo felici di passare una bella serata a Verona, anche se in realtà la città non la osserviamo tanto.
Cerchiamo pure di ascoltare bene quelle canzoni che a noi piacciono di più, che stanno in coda alla scaletta, e solo io riesco a riempire moderatamente le vene di roba buona.



Assistere al concerto da fuori è strano, non mi era mai capitato.
Non è nemmeno come un coito interrotto, che sarebbe stato entrare ed essere cacciati a calci in culo un attimo prima dell’inizio, è stato piuttosto come arrivare all’appuntamento e vederla già seduta al tavolino con un altro, e lei che non ti caga nemmeno.
C’è una netta differenza tra un concerto da dentro e uno da fuori. Quando sei dentro vivi l’interno in pieno non ne puoi fare a meno ti fai trasportare ovunque e pensi a come si sta fuori alla vita che dopo riprendi come sempre, quando sei fuori pensi solo a come è dentro ed invidi tutti quelli che se la stanno godendo di brutto.
E noi da fuori siamo comunque rimasti noi. Io, per esempio, non ne ho cantata una che fosse una. E non mi sono nemmeno sentito obbligato a farlo, mi è venuto proprio spontaneo, così, come spontaneamente avevo messo i soliti jeans datati la maglietta arancio e la camicia equosolidale.

Per noi, alla fine, Verona è questa




E, per concludere, alla prossima, certamente!

domenica 8 settembre 2013

La vibrazione delle Bacchette

Stasera c’è chi ha voluto salutare la fine dell’estate.
Non nel senso del calendario, ovviamente, ma nel senso che oggi tutti quei ritmi acquisiti nella bella stagione sono ormai sorpassati, anche a quest’ora è già buio quando invece il ricordo di ieri è di sole fino alle dieci e i tramonti non finivano mai.
Ecco allora che in piazza c’era un sacco di gente, troppa gente.
E loro erano lì a cantare come altre volte, e a suonare come sempre.
Arrivo che è già cominciato il concerto, e non mi dispiace, d'altronde ho voluto pensare prima a me.
Saluto e come solito mi senti dire ma me’ anche se in realtà non sento nulla in quanto il sottofondo di una canzone che sta per cominciare si è impadronito dei miei padiglioni. Comunque l’offesa, solita, che scivola via come le altre, arriva puntuale al mio sguardo sereno e sorridente.
Cambio aria e faccio il giro, il girotondo.
C’è effettivamente un sacco di gente.
Saluto alcune ragazze e una pensa di prendermi in giro per via che poco prima le avevo raccontato che mi stavo pettinando prima di fare la doccia, sì io faccio così sono fatto a modo mio.
Riesco a baciare un’allibita, sulle guance ci mancherebbe, e colpirne un’altra sul naso quindi baciarla in fonte.
Capisco bene che non è aria e non credo sia serata.
Quest’anno questo concerto non me lo sento. Passerà.
Torno al palco e osservo da angolazioni non sempre favorevoli.
Il chitarrista non l’ho mai visto, sembra bravo, e ha una pedaliera multiluci che attrae, e la pesta puntuale.
Ci sono alcuni pezzi che fanno ballare anche i bimbi, anzi soprattutto i bimbi... il ritmo sale… la batteria si muove… quel mostro del batterista mena di brutto… e io vedo vibrare le bacchette sul rullante e sui piatti.
Poi la serata si chiude per me che stasera non sono a posto qui in piazza, e me ne torno sulla mia strada.

Però che belle le vibrazioni delle bacchette!

Parole da FB

Ecco cosa mi è arrivato proprio ieri. Cosa è girato per la rete.

Dire a qualcuno “Ascolta questa canzone” è come dire “Ascolta un pezzo di me”.

…da Insanity. Cestatounperiodoincuieroamore


E’ vero. Molto.
Poi è anche vero che non tutte le canzoni sono vestiti a pennello, a volte sono solo bermuda, o magliette, o scarpe, o niente e il petto rimane nudo.
Ecco questa me la segno, ha il suo perché.
Anzi aggiungo, ricordando Bruno, “delle vostre canzoni vi potete fidare”.

E ora smetto che altrimenti non smetto più, il discorso è ampio ma da affrontare in diversa sede.