Entrare
dal fornaio quasi all’ora di chiusura la sera del giorno prima della festa ci
vuole coraggio.
Ed io
ho messo la faccia di bronzo che avevo in tasca procuratami in fretta dalle
parole ho dimenticato il pane con la mollica… poi sono entrato pieno di
speranze e col sorriso più ammiccante possibile…
Il
negozio era vuoto. Nessuna delle dolci commesse che solitamente presidiano i
due banconi.
Ho chiesto
permesso e dicendo buonasera. Nulla.
Mi
sono pure chiesto che nessuna fosse svenuta dal caldo di là dalle vetrine dei
banchi, mi sono allungato ma nessuna ombra.
Poi ho
notato il campanello modello reception di albergo e ho capito quanto sono
gonzo, dando conferma a un sacco di persone, troppe.
Tocco,
e pigio. Un suono allarmante è dir poco. L’intera via di fuori si è fermata e
forse un signorone in bici mi ha fatto gesto di fare con calma e meno casino…
va beh…
Arriva
la signora del pane, detta anche fornaia. Mi sorride. Io capisco cosa intente,
ma la spiazzo con “quel pezzo di pane è il comune vero?, è proprio quello che
mi serve… che fortuna…”. Lei sorride. Io pago. Ci auguriamo buone ferie…
Esco
col sacchetto del pane sottobraccio. E ho proprio la sensazione di essere
fortunato.
E’
proprio bello il rumore del sacchetto del pane a ogni passo.
E’
proprio buono l’odore del pane che esce dal sacchetto a ogni passo.
Mi
piace questa foto. Questo momento sarà indimenticabile.
Forse
è una sensazione da poco, un’emozione labile in quest’agosto rovente ma credo
siano queste le piccole cose della vita che ti fanno sorridere anche a un
estraneo, anche a chi siede in un angolo.
Entro in
casa con la sete di un pomeriggio afoso sulle spalle.
Appoggio
il pane sul tavolo, dove sarà spezzato per la cena; niente di religioso, né di
blasfemo, è che la tovaglia è lì da giorni e tanto vale appoggiarlo subito dove
serve…
Prendo
la bottiglia di acqua dal frigo, verso in un bicchiere da bibita perché ne
sento il bisogno.
Osservo
l’acqua uscire dalla bottiglia cadere allegra nel bicchiere. E ho proprio la
sensazione di essere fortunato.
Il rumore
mi affascina, le piccole onde del fluttuo che dalla bocca della bottiglia si
tuffano nella pancia del bicchiere improvvisamente hanno quel sapore buono
buonissimo di una roba preziosa.
Oggi il
pane e l’acqua mi hanno destato sensazioni che forse non avevo mai provato.
Sono contento.
E mi sento fortunato.
Mi chiedo
se domani potrò ancora farlo. Che non si sa mica mai cosa ci aspetterà domani.
Nel mentre
provo a fare il bravo e cerco di non sprecare.
Sarebbe
già qualcosa.
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