Qualche
giorno fa, forse settimane, guidavo l’auto lungo vie sperdute nella bassa
bolognese con incontri dopo incroci a gestire la mia via per il rientro
notturno. Conosco bene quelle strade quindi, come solito, mi sono permesso di
procedere come ogni tanto mi piace fare, si lo so sembra un ossimoro di tempi e
modi ma è solo per scrivere che mica sempre quando mi trovo da solo in mezzo
alla via me ne frego delle regole e della sicurezza mia e degli altri.
Quella
sera però è andata così. Velocità sostenuta ma prudente. Fari spesso accesi
sugli abbaglianti. Sguardo sulla strada ma anche sulle stelle in cielo,
sull’orizzonte della campagna, a scrutare le ombre della notte profonda e
silenziosa. Almeno fuori.
Dentro
l’abitacolo, come solito, c’era musica ad altro volume, che per l’autoradio in
mio possesso significa già venti o venticinque punti sulla scala del volume. Come
ogni tanto mi piace fare, quindi, altro ossimoro tutto mio, c’era musica a
livello da discoteca, facendo le dovute proporzioni. Musica rock, ovviamente.
Dunque
mi è venuto in mente che qualche tempo fa, anni fa, quattro quasi cinque, anche
qui non mi rendo mica conto di utilizzare tempi irreali, a un concerto
fiorentino, sul palco anzi sui monitor giganti del palco, dopo una serie di
citazioni da pelle d’oca e da partecipazione nazionale, comparve la scritta
“Il
rock deve essere suonato al volume che serve”, articolo I00I del 9 luglio 2008,
grandioso!
Quindi,
quella notte, ho dato retta a quell’articolo.
E
cantavo a squarciagola quello che passava il cd. Tanto che non mi sentivo, non
sentivo le parole che dicevo. Improvvisamente mi sono reso conto che non mi
sentivo bene.
Allora,
come le andate e i ritorni violenti, sono passato dalla padella alla brace. Il
volume si è più che dimezzato. Tutto si è assopito ma ho continuato a sentire
energia buona positiva.
Ho
continuato a cantare quello che passava il cd, ma mi sentivo bene, mi sentivo
bene, sentivo oltre che ascoltare. E mi è piaciuto un sacco!
Perciò
lo consiglio, a volte, quando serve o ve lo sentite, abbassate il volume e
ascoltate le vostre emozioni date da quei testi che più vi piacciono.
Certo,
però, per tornare al rock suonato al volume che serve, prendete la traccia di
(tanto) 3 di Lorenzo Jovanotti e andate al minuto uno e al secondo cinquantasette,
mettete il volume che serve e sentirete la chitarra che suona, come suona!, e
dietro il ritmo della batteria e del basso e di tutto il resto.
E
allora sì che il volume va lasciato! …anzi alzato, potendo o volendo o
riuscendo.
Buon
ascolto, qualsiasi sia la musica che vi pare.
E
buon sentimento qualunque siano i testi che vi toccano.
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