Eravamo
arrivati da poco allo stadio che pareva appena appena vissuto da troppa poca
gente, non era possibile che si fosse così pochi a portare quel minimo di
solidarietà per la gente della nostra Emilia.
Infatti
all’ora giusta lo stadio era stracolmo, le tribune come la curva, e noi nel
prato.
Appunto,
nel prato, come si fa a trovare e riconoscere in mezzo a migliaia di volti una
persona che tra l’altro non conosci e che hai visto solo per un paio d’ore e
non ci hai mai nemmeno parlato?
Beh,
si può! Perché io in quel lunedì sera di tanta solidarietà ho riconosciuto
inconfondibile il sorriso di Imo.
Ma io
sono timido. Me lo sarei tenuto per me. Non avrei mai mosso passi verso di lui.
Sarei rimasto rispettoso e timoroso da me.
Ma chi
era con me si è mosso per me. Lo ha contattato con le parole “Te sei il
batterista degli Orazero? No perché c’è quello là (io, ndr) che ti vorrebbe conoscere
ma rompe solo noi dicendo che sei te ma…”
Imo è
raggiante quando ci stringiamo la mano. Ed io sono emozionatissimo.
Racconto
subito che lo conosco niente perché l’ho solo sentito parlare all’incontro di
Sassuolo quando si dibatté dell’anno passato dall’uscita del libro di Chimena.
Al che
abbiamo rotto gli argini, (le sponde di ghiaia sono venute giù), ed abbiamo
cominciato una breve ma intensa chiacchierata. Fatta di lui, di lei, del libro,
di me, della passeggiata che ho camminato lo scorso anno, della nostra idea in
merito a certe sensazioni del corpo e dell’anima.
A me è
piaciuto tantissimo! Alla fine ero carico come una molla. Non mi si teneva più.
Poi l’apoteosi:
poco dopo Imo si avvicina a me e mi invita al concerto che per ora chiude il
loro tour estivo. Cioè, si è mosso in mezzo al prato tra le centinaia di
persone per venire da me ed invitare me.
Mi
sciolgo del tutto.
Non
posso non andarci!
E
infatti due giorni fa la signora i miracoli ed io eravamo là in prima fila.
Emozionati
e contenti di ascoltare roba buona fatta in casa.
Ho “conosciuto”
Mario al suo bar.
Ho
cantato canzoni penetranti.
Ho
respirato aria buona di bassa reggiana.
Ho
provato a stare bene con chi era con me.
Ho
comprato le quattro tracce delle Storie di acqua e di sole.
Ho
salutato Alberto Imo Imovilli stringendo la mano stanca del batterista al
termine del concerto.
Era
splendido nel suo ambiente, grondante di sudore buono, era felicissimo.
Mi ha
riconosciuto, pare sia stato contento della mia visita. Ed io di avere i
pargoli al mio fianco.
Poi è
stato “rapito” dalla sua gente, dalla mamma che aveva timore per le sue
braccia, e da amici che si avvicinavano da ogni angolo.
Noi
siamo tornati all’auto e siamo partiti per l’ora del viaggio del rientro,
facendo far tardi anche a chi non dovrebbe far tardi.
Sono
contento, MOLTO, di aver scambiato parole con Imo, di averlo anche se per poco
conosciuto.
Mi
piacerebbe rivederlo, chiacchierare un poco assieme.
Ciao
Imo, alla prossima. Davvero.
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