martedì 31 luglio 2012

Dove sono finiti i Jocool?!?


Quasi vent’anni fa cantavano il disco Panorama, pieno zeppo di buona musica, belle parole, e un insieme importante di emozioni.
C’era la descrizione e la speranza di un gesù diverso, quindi di un sacco di robe non propriamente come ce le hanno insegnate quando si era piccolini.
C’era la volontà di una tolleranza più attiva tra le genti del mondo, con la speranza di smetterla di volerci male solo per un’economia sorda e cieca.
C’era la mia Irlanda nel volo di gabbiani, dove “con ali grandi di gabbiano la strinse.. e volarono lontano, e volarono lontano.. sulle scogliere d’Irlanda lui l’abbraccerà!!!”
C’era il desiderio di vivere una vita come si deve, come le proprie volontà vorrebbero, diceva qualcosa tipo:
“Vivo e lascio vivere, che la vita forse poi mi ingannerà, e come dicono nei film in un minuto la vedrò scorrere, e allora se farò da spettatore vedrò di assistere a un grande film.. che sa di tolleranza e fantasia.. come piace a me!”
A me erano piaciuti da subito. Tutto il disco mi è piaciuto da subito.
Li avevo pure sentiti in una intervista radiofonica durante la quale parlavano veramente bene.
Mi dispiace non averli più sentiti, avere perso le loro tracce. O che ne so.
Beh, nella vita non si sa mai, non sai mai cosa ci sta dietro all’angolo, chissà mai che non compaiano ancora con buona musica e belle parole…
A presto, Jocool..

Cividale del Friuli è stato Sotto Bombardamento Rock


E’ proprio vero!: ci sono giorni che sono più lunghi di un giorno.
E io ne ho vissuto uno per davvero, dal vivo, sulla pelle.
Tutto è nato perché mi piace un casino Lui, roba da sentirlo addosso sotto la buccia, mi piacciono le sue parole, e le sue musiche, e sono certo che lo ricorderò non solo per queste.
Sto vivendo un periodo durante il quale me lo sento dentro per davvero, e non credo che mi passerà tanto facilmente. Non so se sia un bene o se sia un male, non me ne curo tanto, non posso farci altrimenti, quindi tant’è, senza troppe domande e senza troppe pippe (anche se in realtà un poco di paranoia il mio carattere me la infila sempre tra le tempie).
Avevo già passato un momento del genere qualche anno fa, poi mi sono messo un poco da parte, a modo mio, e certo raccogliendo ma mai in diretta, dal vero, con gli occhi le orecchie e la carne e le percezioni.
Sono partito alle 4 e 40 di sabato per tornare alle 9 e 45 di domenica.
Tutto in apnea, tutto d’un fiato, tutto per me.
Eccolo il giorno più lungo di un giorno.
Vissuto in pieno, a braccia aperte, a petto nudo, sbottonato a quel che sarebbe stato.
Vissuto, come è nato, come è finito, passo dopo passo chilometro dopo chilometro volto dopo volto sole dopo sole foto dopo foto panino dopo panino birra dopo birra acqua dopo acqua sorriso dopo sorriso sudore dopo sudore parole dopo parole notte dopo notte luna dopo luna sguardo dopo sguardo colazione dopo colazione viaggio dopo viaggio.
Infinito, è stato un giorno infinito.
Memorabile, roba che non l’ho ancora capito. Roba che ce ne sarà da scrivere…
Nel mentre ho preso qualche appunto, giusto per non scordare nulla, sapendo bene che nulla si potrà mai scordare.
App.: Se sabato prossimo si presenta anche solo un minuto a petto nudo per me sarà la fine del mondo non so se mi potrò riprendere, o se lo vorrò..
App.: Lei è ancora alta lassù. Parto… Basta? Ho già i brividi!
App.: Ero a Padova (sembra un attimo fa), prima vista sul sole rosso fuoco, ero a palla tra palco e realtà..
App.: A Pordenone per colazione..
App.: Ora a Palmanova per un saluto lungo più di cinque anni..
App.: Ora bianchetto, tra l’angoscia e il vino, appunto..
App.: C’è già un sacco di gente in piazza, e io ho la sfregola..
App.: Sono dentro.. J è emozionante davvero, il parco, il caldo, è bellissimo.. Ora birra!
App.: Al Parco della Lesa c’è un figame che altro che forchette..
App.: Mi sa ce riposerò bene solo domani, e per fortuna è ventilato
App.: Io! Praticamente in prima fila. Roba di transenne..
App.: E Lei praticamente si è appena alzata..
App.: Parto.. Ma la prendo comoda, mooooolto. Rimango in giro coi ragazzi..
App.: Sono già in viaggio, ma mi fermo spesso
App.: Questo concerto non è solo mio!
App.: Sono arrivato bene. Ora non ci penso più..
App.: Mi sono appena svegliato.. Vado a preparare la cena..
App.: Ormai ho lavato tutto. Ora è rimasto un forte ricordo di roba vissuta bene, un giorno più lungo di un giorno. Forse è meglio non perdere certe parole, sarebbe davvero un peccato. Ho guidato tutta notte per vedere come andava a finire, non mi era mai capitato..
Poi mi è servita una settimana solo per capire che non ero più là, che ero a casa per tornare alla realtà della vita che non sempre va come vorrei.
Non voglio piangermi addosso, c’è da riprendersi del tutto, e continuare a camminare.
Ciao Luciano, alla prossima, per ora cerco di tenere botta, nei più probabili sensi.

lunedì 30 luglio 2012

SAVIGNANO S/P – MARANO S/P in mountain bike


Circa 32 km, circa 2h e 30’
Non c’è che dire, è stato un bel giretto. Con la pedalata giusta abbiamo percorso quanto previsto, e forse più.
Erano anni che non andavo in bici per sentieri. Mi è proprio piaciuto rivestirmi di pezza sotto al culo, di maglietta con zip completa, di guanti tecnici anche se poco, e soprattutto il casco (beh quello avevo già ripreso a usarlo quanto meno per dare il buon esempio).
I rapporti sono stati bravi, suonavano al meglio delle loro possibilità, ed anche le gambe hanno girato bene, come non mi aspettavo vista la mia poca attitudine e soprattutto per la completa mancanza di allenamento.
Belle cose, coi tempi giusti, senza strapazzarsi, siamo partiti quando ancona non faceva caldo, le nuvole in cielo rinfrescavano bene, abbiamo girato per quel fondovalle conosciuto tempo addietro ma mai frequentato per bene.
Interessante e piacevole e di altri tempi e avventuroso e anche solo per poco spericolato l’ultimo guado, ciliegina di una torta venuta bene.
Grazie Mauro, sono certo che andremo anche altrove. Ne sono certissimo…


lunedì 23 luglio 2012

LA GRANDE GRIGLIATA DEL VENTUN LUGLIO


Te ti giri, stanco dell’abbondante ora di cottura alla brace.
Rimani un attimo da te a rimirare le trenta e rotte persone già sedute sotto al portico grande a mangiare.
Accendi la pajana e fumi bevendo il tuo meritato bicchiere di rosso, non sono le quattro del mattino ma rimani da te con le tue angosce, altre idee, la stanchezza, e un poco di fame.
Poi trovi posto al tavolo piccolo per mangiare assieme alle persone a te più vicine quanto cotto poco prima.
I tre barbecue sono abbandonati al fresco della sera umida di un temporale che ora vi sta girando attorno e che illumina il portico come fosse giorno.
La compagnia è piacevole, si ride si parla si riflette. Una bella serata, davvero. Tante persone a mangiare una unica cottura di carne alla brace che non avevi mai visto prima, quasi. Belle cose.
Alla fine quando ormai la notte gira verso la mattina, crolli sul tavolo e sul tuo bicchiere di vino mai vuoto. Appoggi la fronte sulle braccia incrociate, smosso dall’affaticamento che non sopporti più, gli occhi sono sempre più pesanti, la lingua sempre più grossa non servirebbe nemmeno per i baci, la mente è leggera nei vapori dell’alcool e nel fumo della cottura che ancora senti addosso, le parole non sono quelle che pensi, senti il sorriso ebete stampato in faccia, capisci che non riusciresti più in niente.
Meglio abbandonarsi a morfeo almeno per un po’. C’è chi ti segnala il divano all’interno, dove le chiacchiere sono ovattate, dove trovi riparo e un piccolo nido temporaneo.
Ti sdrai abbracciando il tuo telo di Linus, e abbracciandoti per raccoglierti al meglio.
Dormi, dormi bene. Ormai sei su un altro pianeta, e tornerai solo quando sentirai che il momento sia quello più naturale. Saluti e chiedi un ritorno per un rientro solitario che ancora ti mette pensieri, anche se non sfiduciati. (Solo che ci tieni che lei torni sana e salva, tutto qui).
Alla fine parli, sveglio da poco, con chi avresti voluto ascoltare qualche ora prima quando ancora avevi l’adrenalina nelle vene. Pazienza, ti fai bastare questo.
Poi ti svegli del tutto quando ti dice “sei stato veramente importante per la riuscita della serata”. Mentre non credi di avere fatto nulla di particolare, sei stato solo te stesso nell’aiutare un amico e la sua amica nella realizzazione di una serata che poi si è rivelata quasi memorabile.
Piuttosto c’è da ringraziare anche le due cuoche che non sono state solo aiuto cuoche e tutte quelle persone che si sono adoperate attorno alle tre griglie, prima durante e dopo la cottura, compreso quel ragazzo che si è sentito Grisù e con la bottiglia in mano girava a spegnere le fiamme sulle braci stillate dal grasso della ciccia.
Alla fine, quindi, tutto ha girato per il meglio. Almeno spero.
La conclusione è stato il rientro dopo le due mezza della notte, e solo allora ti sei ricordato che avevi una bici sul tettuccio dell’auto, bici che è stata protagonista con te di un guado da altri tempi, ma è un’altra storia.
Grazie dell’invito, e di avere accettato il mio.
Ciao Barbara ciao Fabio. Alla prossima.

lunedì 16 luglio 2012

ORAZERO A SAMMARTINO, sotto Le Lune in Rocca ho rivisto Imo


Eravamo arrivati da poco allo stadio che pareva appena appena vissuto da troppa poca gente, non era possibile che si fosse così pochi a portare quel minimo di solidarietà per la gente della nostra Emilia.
Infatti all’ora giusta lo stadio era stracolmo, le tribune come la curva, e noi nel prato.
Appunto, nel prato, come si fa a trovare e riconoscere in mezzo a migliaia di volti una persona che tra l’altro non conosci e che hai visto solo per un paio d’ore e non ci hai mai nemmeno parlato?
Beh, si può! Perché io in quel lunedì sera di tanta solidarietà ho riconosciuto inconfondibile il sorriso di Imo.
Ma io sono timido. Me lo sarei tenuto per me. Non avrei mai mosso passi verso di lui. Sarei rimasto rispettoso e timoroso da me.
Ma chi era con me si è mosso per me. Lo ha contattato con le parole “Te sei il batterista degli Orazero? No perché c’è quello là (io, ndr) che ti vorrebbe conoscere ma rompe solo noi dicendo che sei te ma…”
Imo è raggiante quando ci stringiamo la mano. Ed io sono emozionatissimo.
Racconto subito che lo conosco niente perché l’ho solo sentito parlare all’incontro di Sassuolo quando si dibatté dell’anno passato dall’uscita del libro di Chimena.
Al che abbiamo rotto gli argini, (le sponde di ghiaia sono venute giù), ed abbiamo cominciato una breve ma intensa chiacchierata. Fatta di lui, di lei, del libro, di me, della passeggiata che ho camminato lo scorso anno, della nostra idea in merito a certe sensazioni del corpo e dell’anima.
A me è piaciuto tantissimo! Alla fine ero carico come una molla. Non mi si teneva più.
Poi l’apoteosi: poco dopo Imo si avvicina a me e mi invita al concerto che per ora chiude il loro tour estivo. Cioè, si è mosso in mezzo al prato tra le centinaia di persone per venire da me ed invitare me.
Mi sciolgo del tutto.
Non posso non andarci!
E infatti due giorni fa la signora i miracoli ed io eravamo là in prima fila.
Emozionati e contenti di ascoltare roba buona fatta in casa.
Ho “conosciuto” Mario al suo bar.
Ho cantato canzoni penetranti.
Ho respirato aria buona di bassa reggiana.
Ho provato a stare bene con chi era con me.
Ho comprato le quattro tracce delle Storie di acqua e di sole.
Ho salutato Alberto Imo Imovilli stringendo la mano stanca del batterista al termine del concerto.
Era splendido nel suo ambiente, grondante di sudore buono, era felicissimo.
Mi ha riconosciuto, pare sia stato contento della mia visita. Ed io di avere i pargoli al mio fianco.
Poi è stato “rapito” dalla sua gente, dalla mamma che aveva timore per le sue braccia, e da amici che si avvicinavano da ogni angolo.
Noi siamo tornati all’auto e siamo partiti per l’ora del viaggio del rientro, facendo far tardi anche a chi non dovrebbe far tardi.
Sono contento, MOLTO, di aver scambiato parole con Imo, di averlo anche se per poco conosciuto.
Mi piacerebbe rivederlo, chiacchierare un poco assieme.
Ciao Imo, alla prossima. Davvero.