D’urgenza
avevo espresso il mio sentire qui: Nuvole il quattro di luglio
E
quella roba nel mio posticino era un cofanetto ricevuto in dono nelle feste
invernali di tre anni fa.
E lì era rimasto.
Per la
verità i cd con le canzoni li ho ascoltati subito. E mi erano pure piaciuti.
Poi
altre robe erano girate in quell’inverno ed avevo lasciato tutto lì in quel
posticino. Assieme a tanta troppa altra roba.
Curioso
la scorsa primavera, forse era aprile, ascoltai di nuovo quei cd mai più
ascoltati.
E
colpirono, colpirono molto.
Ero in
un bel periodo per sentire a dovere.
E quella
malinconia arrivò precisa dove doveva arrivare.
E
ascoltai ancora. E rimisi a posto.
Solo sfogliai
velocemente il libro, curioso di leggere alcuni passi.
Una
botta. Alcune righe. Precise!
Non ero
pronto. Non mi sentivo pronto. E lasciai lì.
E tutto
rimase appiccicato, come una graffetta che tiene stretto l’appunto, come uno
scarabocchio appena abbozzato, come un’idea appesa alla porta della cucina.
Poi le
cose della vita ti fanno capire che quando capita qualcosa c’è pur sempre un perché,
e malauguratamente lo trovai quel quattro di luglio, con quella notizia, con
quella foto.
E ho
letto. Ho letto molto. E ho ascoltato. E sentito. Tutto.
E ho
riletto. E ho interrotto. E ho ascoltato interrompendo e rileggendo.
E ho
sentito, forte, lì in quel posto.
E ho
emozionato.
Non è
corretto dire o scrivere così, pazienza.
Io l’ho
fatto. Quindi posso scriverlo.
E allora
ho piegato le orecchie, e pensare che mi insegnarono a non farlo, e ho
sottolineato quel che sentivo, e pensare che mi insegnarono che non era bene
farlo a un libro di lettura.
Quindi
come faccio a non riportare almeno un appunto? O due…
Ecco che
Giorgio racconta che non si è mai arreso perché
in ogni momento difficile prevaleva
la curiosità di sapere come sarebbe andata a finire. Scrivendo di arte,
spiegando che la canzone necessita di un
tempo di ascolto, e un libro di un
tempo di lettura, un film un tempo di
visione, un quadro è un flash immediato, ha ragione,
concludendo poi che la cosa sconvolgente è
l’ennesima conferma di quanto sia bello inventarsi ogni volta una nuova
dichiarazione d’amore. Emozione! E rimango affascinato quando racconta del
suo borgo (così mi piace chiamarlo) e scrive che certe incomprensioni furono dipese
dal suo atteggiamento verso la vita, da una sorta di golosità che rasentava la
bulimia per le avventure, i viaggi, le scoperte. E scrive pure una Lettera a un figlio inventato: Uno di quei
giorni in cui la paura della solitudine pare avere un’ottima mira, si siede al
piano e scrive una canzone per una persona che non lo ha mai capito. Succede.
E io ad appuntarmi “Sarà un caso?!? Eh? Sarà mica un caso??! Mah…” Fa sognare
descrivendo un locale americano, dove le strade sono dritte come quelle che
portano al loro sogno, concludendo un capoverso con anche se il locale era pieno di gente, la ragazza (cameriera, ndr) si ferma qualche istante a scambiare due
chiacchiere. Lei è da applausi, e quei pochi istanti per lui che ha
chiacchierato con lei sono senz’altro apparsi come infiniti, da sogno, appunto.
Una parte romantica e un po’ malinconica è avvolta da fumo di sigarette, e
parlando di sfide, approvo pienamente che sarà sempre con nessuna facilitazione, nessuna concessione, nessuno sconto. Tutti gli
insegnamenti, tutto l’aiuto possibile, tutto l’affetto del mondo, ma la
vittoria è una cosa che va conquistata, non ricevuta in dono. Con suo padre non
ha mai vinto. Arriva un incontro, con una ragazza, e col pathos che sale senza rendersene conto si appoggia contro il
suo petto e nello stesso modo accetta le sue braccia intorno alle spalle,
mentre respira il suo profumo misto al suo odore di uomo e ancora pensa che
tuti e due sanno di buono, che poi lui vorrebbe “solo” un cinema con lei,
la sera dopo, solo se le va.
Alla fine
i Ringraziamenti sono un’ovazione, per me, mentre li leggevo sentivo gli
applausi e le persone lettrici alzarsi in piedi e rendere omaggio a Giorgio.
Che conclude:
NEL CAMPO STERMINATO DEL MIO AFFETTO,
OGNUNO E’ UNA FRASE, OGNUNO E’ UNA CANZONE, OGNUNO E’ UN
ROMANZO.
(Il maiuscolo, e il grassetto, l’ho voluto io, solo qui)
Giorgio
Faletti, Da quando a Ora, Ed. Einaudi, un libro due cd
Già, è successa anche a me la stessa cosa. I miei tempi e la mia avidità, mi hanno portata prima di te (strano!?!?!?) ad avvicinarmi al Giorgio scrittore ed è stata un magnifica rivelazione. Ho letto altro, in altro modo, quindi nessuna orecchia e nessuna sottolineatura....che mica sempre si può.
RispondiEliminaHa comunque lasciato qualcosa conficcato dentro, come ho avuto modo di scrivere dalle mie parti, ....è tutto scritto, ed è qui dentro, e viene tutto via con me...e, come un atto di fede appunto, tornerò da Giorgio, come promesso, magari approfittando del suggerimento di un amico.