Dovrebbe
essere festa oggi.
Dovrebbe
essere una giornata spensierata tra parenti amici, tra riposo e passioni, tra
gite e sedute al bar.
Verosimilmente
oziando nel tempo in attesa dell’arrivo del nuovo inizio settimana.
Beh,
qui, circa.
Fortuna
che ci sono loro ad animare gli attimi che si susseguono, che ogni attimo è
diverso da quello prima, che quello dopo è diverso da quello deciso un attimo
prima, appunto.
Però,
in effetti, ci sono pensieri.
E uno
in particolare attanaglia quel po’ di coscienza che mi rimane, giusto perché il
rischio è di trovarsi davvero a mangiare poco e male, e la fine del mese sempre
più in là.
La settimana
scorsa mi è giunto all’orecchio un termine nuovo, in uno di quei modi che l’italiano
di oggi europeizzato e globalizzato ama fare sempre più spesso.
Allora
io mi sono domandato come mai si faccia sempre più spesso in questo modo, come
se parlare e scrivere in italiano sia sminuente mentre scrivere e parlare in un
linguaggio alto-economico-locato sia da élite e da persone fin troppo per bene.
Oppure
è solo per pigrizia?
Rimango
nel dubbio, anche se la mia risposta l’ho già ben chiara, qui in quella
coscienza un po’ così.
Però me
la sono segnata, come piace fare a me che è un po’ prendere in giro quel modo
di utilizzare il linguaggio e quel modo di sentirsi sopra le persone che
apparentemente sono un po’ più sotto:
il
termine in questione è GNUCO’, dove il significato va ritrovato nell’anglofono “new
company”, cioè nell’italiano “nuova impresa” intesa come nuova società produttiva.
Quindi nel mio modo di ascoltare dire e leggere tale nuovo termine c’è pure l’apostrofo
a indicare l’abbreviazione di parola.
Ecco
allora che oggi, che dovrebbe essere festa, che fuori il cielo è grigio e non
azzurro soleggiato come l’altro ieri, ogni tanto la Gnuco’ che dovrebbe salvare
i nostri culi riecheggia tra le membra, e allora il sorriso è di quelli malinconici
di chi spera che domani sarà qualcosa di diverso da due giorni fa.
E poi
mi domando, sempre oggi che non è due giorni fa e che non è domani: come si fa
a fidarsi di una persona che dice una roba e un attimo dopo te la risvolta come
un calzino e un attimo dopo ha pretese indicibili e modi improponibili?
Bene.
Questo
è proprio un in divenire. Come spesso.
Quindi
alla prossima davvero!
E' una questione di adattamento.
RispondiEliminaL'uomo dal che è tale si è sempre adattato all'ambiente in cui vive, qualcuno abbastanza famoso tanto che può anche non essere citato, l'ha chiamata l'evoluzione della specie.
Quindi caro amico, tu che sei bravo, prendi appunti e fanne tesoro, così se per caso non ricordi certe terminologie anglofone che come me non sopporti, basta un'occhiata veloce per ricordarne il significato....