Oggi ormai
è martedì e qui al borgo si festeggia il santo che dovrebbe proteggere e che
forse lo fa per davvero. Tant’è che le vie si sono animate di ogni sorta di
spettacolo o attrazione o per più di tre giorni. Oggi tutto è smontato ma la gente
affolla lo stesso le vie.
E al
risveglio di stamattina è stata proprio una bella sensazione.
Tutto,
però, era cominciato venerdì scorso, quando ero per le vie della calda Bologna
a presenziare una protesta ormai priva di acuti, ormai priva di quegli stimoli
che la Zia vive ancora nel sangue che scorre, e che i nostri nonni avevano perché
non avevano. Faceva caldo e i fischi erano rari, i pensieri molti, le parole
apparentemente inutili troppe.
Poi fu
la volta di una sorta di delusione, coi miracoli che non raccoglievano bene, e
voglia di andare oltre quello che si può trovare in un pub in certe occasioni. Nel
mio angolo ho bevuto la mia birra e mangiato le mie patatine.
A sera
inoltrata erano le carni crude di pesci giapponesi, il riso, il wasabi e
soprattutto il self service che hanno riempito gli occhi. Belle cose. Volendo da
ripetere.
Il giorno
dopo è stato come di preparazione e di attesa, tanto che il pomeriggio è
arrivato quasi improvviso, tanto che la partenza per una serata cominciata
presto è stata un pelo in ritardo. Ma nulla ha impedito l’appuntamento alla
presentazione di quel libro che contiene anche un po’ di me. Il parcheggio è
stato fortunato quanto cercato. I passi, ho scoperto successivamente, sono
stati seguiti. I saluti come sempre sono stato calorosi, i sorrisi ampi, e gli
sguardi inesauribili. La moderatrice singolare ha accompagnato le parole a
spiegare quelle pagine per oltre un’ora, la musica, buona e fatta bene, ha
intervallato le risposte alle domande alle introduzione alle declamazioni. Veramente
particolare.
E prima
e mentre e dopo sono stato felice di incontrare la Manu, Claudia, Silvia, e
Giulia, e la compagnia al seguito. E Robbi che mi ha spinto alle spalle
finanche con lo sguardo. E Claudia, tornata appena dal mare, con ancora la
valigia lì, che è passata ad assistere una roba che non conosceva, che mi ha
fatto felice solo perché mi ha cercata, mia ha ascoltato, mi ha letto. Lei è
lei, è andata via prima per la sua strada, come solo lei sa fare. Bellissima.
Poi è
stata una notte bianca mai vissuta prima. Poi è stata la presentazione sul
palco con scritta luminosa ben evidente. Poi è stata la lettura di alcune
lettere a certi compagni che sono stati assenti. Peccato per la distanza tra le
sedie del pubblico, alla fine abbastanza numeroso, e il palco; peccato per l’ora
troppo presto e la luce del sole troppo ancora accesa sulla via. Per la
prossima. Però Chiara se l'è giocata bene.
Poi è
stata una pizzata che non pareva dovesse arrivare, che non pareva nemmeno
dovesse esserci, che non era in programma nulla per la cena se non qualcosa
creato al volo dalle occasioni che ci passano accanto.
E ho
salutato molto molto volentieri Gaia, che era un pezzo che non la vedevo, che
avevo proprio voglia di abbracciarla, lei le sue idee e i suo così pochi anni.
Siamo stati in cinque, in realtà sei, a passeggiare, finalmente, fino alla
pizzeria. E fortuna che s’è potuto scegliere il tavolo tv così da osservare
quasi vagamente ma nemmeno troppo quel che capitava alla partita in tv,
appunto. Tutto bene. Ma lunghi. Molto lunghi.
E io
che volevo il bianco della notte. E io che volevo raggiungere altri amici. E io
che volevo osservare la notte per le vie del borgo.
E così
ho fatto. Mi sono fatto trasportare dalla musica. E dagli amici che avevano
anche loro voglia di salutare qualcuno. E abbiamo salutato insieme Gaia.
E io
poi, non ho fatto come avevo premesso, e mi sono presentato, e ho salutato,
finalmente dopo due anni, Chimena. E io che ero contento. E io che volevo
scambiare quattro parole. E io che.
Poi è
stato che mi sono arrampicato sulle transenne per salutare Pietro che ha
ricambiato col suo bel sorrisone abbracciante.
Poi è
stato un cd che una volta non volevo ma che certe strofe ascoltate mi hanno
fatto cambiare idea.
Poi è
stata Antonella a prendermi le spalle e a dirmi che c’era anche lei. E mi ha
detto anche più o meno perché si trovasse lì a quell’ora con un’amica. E io a
raccontarle di una firma recente che sa di molto molto molto.
Poi
sono stati i saluti stanchi, ormai per l’ora giunta, agli amici del libro. Poi sono
stati i saluti alla gelateria.
Poi sono
tornato ad ascoltare Pietro, e a guardare la gente che ballava la sua musica,
fin sui cubi che l’organizzazione ha costretto a scendere per via della
sicurezza sparita.
Poi ho
parlato per quasi un’ora con Chimena, che mi ha raccontato di sé aprendosi un
sacco, che ho cercato di raccontare quel poco di me, di quello che capita, di
quello che sto vivendo. Ci siamo scambiati un poco le parole. S’è passeggiato e
parlato fino alla chiusura, forse apparente, della festa e della notte bianca
che non ho ancora capito perché.
Mi è
proprio piaciuto.
Mi sono
proprio caricato di roba buona. Positiva. Sorrisi abbracci saluti amicizie
passi applausi bevute mangiate odori colori parrucche musiche strofe abbracci.
In tutto
questo non sono riuscito ad andare da Elisa Alessandra e Daniele, che stavano
vivendo un bellissimo giorno, ma mi sono fatto sentire e vedere a modo mio. E so
che lo capiscono, capiranno. E so che ci racconteremo le nostre storie con il
solito rispetto e le reciproche libertà.
Poi sono
tornato qui al borgo che era ancora in festa. Ho mangiato e bevuto troppo. Ho dormito
troppo. Non mi sono ripreso del tutto.
E sono
tornato nel mondo, che apparentemente sembra più reale. Ma non ne sono troppo
certo.
Poi è
stata una pizza davanti a una partita insulsa, ma prima di parole da togliere
il fiato. L’amico in questione è di quelli particolari, è di quelli che fanno e
che non dicono, è di quelli che prima di dire ci pensano ma quando dicono
dicono per bene. E’ di quelli del massimo rispetto. Forse proprio per queste
diversità che ci vediamo tra noi ma che in effetti sono quelle che ci tengono qui.
La proposta ricevuta è di quelle che non puoi lasciare passare così, come aria
dalla finestra. Questa è roba seria. Questa è roba che c’è da riflettere bene.
Ma un
passo alla volta tutto si farà, come la pelle quando sposti appena il piede.
Poi è
stata una visita fin troppo veloce. Poi è stata la visita ricercata, che è
risultata liscia e un’altra ci sarà.
Poi. Poi.
Poi.
Ora sono
qui.
E me
la vivo come riesco, come posso.
Con tutto
quello che ho da fare, che c’è da fare, non posso che fare una roba alla volta,
cercando di non scordare nulla e dimenticare niente e nessuno. Che non me lo
perdonerei.
E ora,
sinceramente, vivo a modo mio pure sta partita di questi milionari che vestono
l’azzurro di savoia, che non tifo ma osservo guardo, che a me non cambia nulla.
E ora
davvero alla prossima…
Bentornato! Era passato più di un mese caro amico.....ma è sempre un piacere leggerti!
RispondiEliminaWE pieno complimenti....che dire. Sono felice di esserne stata partecipe almeno in parte, ne porto ancora i segni...gli inseguimenti si devono fare 'con comodo'. La presentazione è stata bella piena come hanno dimostrato le parole e le emozioni. Il resto è come averlo vissuto...beh quasi!! Sa di roba che ha fatto staccare da certi pensieri pesanti e ben presenti.....