Comincio
con scrivere che di certe robe ci capisco poco, che sono lontanissime da me.
(Ma
anche io nel mio piccolo so cosa vuol dire stare lì in mezzo a farsi il mazzo).
Oggi
però l’ho ascoltato in diretta tv nella conferenza stampa.
Più
che dalla parte di chi poneva domande e che forse insisteva un po’, piuttosto mi
sono sentito dalla sua, di là dal tavolo dei microfoni.
L’ho
ascoltato bene, spero.
Ha
parlato di fatiche, forti, e molte. Di sacrifici, di sudori impossibili da
sopportare se quel giorno anche solo un’inezia ti impedisce di fare bene come
vorresti come hai sempre sognato. Ho sentito che il fisico sta bene quando la
mente è serena, che quando la tua personale bolla è in equilibrio sei in grado
di fare robe incredibili. Le robe migliori vengono fuori quando sei spensierato
e non solo quando stai bene fisicamente.
Ho
ascoltato tra le righe, tra gli sguardi, nelle inflessioni, nei sospiri, nelle
mani a gesticolare con quelle dita così magre e così lunghe.
Ha
ammesso le sue colpe e gliene do atto, ammiro il suo coraggio di questi giorni.
Non lo capisco, forse non lo perdono, ma accetto il suo essere uomo e le sue
fragilità, senza rimorsi senza rancore, né ipocrisie.
Ho
cercato di mettermi i suoi panni anche solo per un momento in quegli attimi di
sconforto che lo hanno portato a tali scelte e a quella strada chiusa per
forza.
Ora
non posso che sperare ed augurargli di fermarsi, rigirarsi su se stesso,
guardare in una direzione diversa, e con l’aiuto di chi gli vuole bene per
davvero tornare su un sentiero che sente più vicino alla sua pelle.
Spero
non abbia intenzione di mollate tutto, spero tenga botta ancora un po’, almeno
per il tempo che gli è dato da vivere.
Spero
scelga e viva e si vesta come meglio sente per se stesso.
Ciao Alex, spero di
vederti marciare nelle valli di casa tua, sereno, col sorriso ed il sole dritto
in faccia.
Nessun commento:
Posta un commento