martedì 9 dicembre 2014

Tiziano scrive d’amore, in modo semplice

In prima pagina chi mi ha regalato questo libro (cavolo che bella parola libro, con una b sola…) ha scritto che il titolo la dice lunga e si domanda se ci si potesse trovare qualche nuovo suggerimento in mezzo a queste pagine.
Ma soprattutto ha scritto duemiladocici…
Se ne deduce che è stata lunga due anni l’attesa non so proprio perché per questa lettura.
Avvenuta quasi d’un fiato, giacché in effetti il titolo la dice lunga, ma soprattutto il diario, perché di questo si tratta, di Tiziano è leggibilissimo. Al suo interno si trova un mondo di riflessioni, di pro e contro, di alti e di bassi, e di come dice uno bravo un bel po’ di andate e ritorni violenti.
Si legge bene, vivendo quasi in prima persona l’anno solare raccontato in questi appunti quasi giornalieri. E visto il “vero” mestiere di Tiziano, si capisce, o almeno si intuisce, quanto sia complessa la produzione che gli compete.
Le idee le appunta sul quaderno, al volo, su bigliettini, e sente l’urgenza di lavorarci su, di sviluppare e sviscerare. E un po’ mi sono rivisto.
Soprattutto questo diario porta in evidenza l’apertura delle braccia di Tiziano, che si mostra per quello che è con sempre meno filtri o pregiudizi o archetipi che lui stesso di mette addosso, e con quelle braccia stringe e stringe a se tutti gli amici.
Eccoli. Gli amici!
E’ quanto io ho scritto in prima pagina, dopo qualche “mese” di racconto.
Perché è quello che ho sentito.
Perché credo che in questo periodo non sia un caso.

A pagina 96 sottolineo bene Perché anche la cicatrice più vistosa sarà sempre meno brutta di una possibilità mancata, che è legato a qualche riga precedente dove scrive Qualcosa a cui abbandonarsi almeno per un po’ nell’illusione del “per sempre”. Mentre a pagina 99 E’ come se ultimamente mi affannassi a preservare l’equilibrio delle cose, perché mi piace la mia vita e vorrei fotografarla per vederla rimanere sempre così. Poi a pagina 103 scrive di me con …disintossicarmi delle ultime remore da pigro e che deve rimettersi in marcia.

L’amore è una cosa semplice, Tiziano Ferro, ed. Kowalski



Poi, in effetti, la dedica Tiziano in terza pagina è del tutto eloquente:
“Dedicato a chi ha il coraggio di cambiare vita
e a chi ha la forza di non cambiarla”


Ineccepibile.

I Pinguini fanno squadra, e la fanno bene

Ero certo che sarei andato a stare bene, e non è affatto servito il suo loro invito.
Ero IO che volevo andare. E sono andato. Ma non da solo.
Le risate le ho cominciate al solo pensiero, mentre cominciava l’intro della Dreamworks, dove sono apparsi loro quattro nella loro sagoma riconoscibilissima.
E non mi sono affatto trattenuto. Come sempre.
Già all’inizio, però, il mio riso si è condito di riflessioni, a volte amare.
E subito ho inteso che il film, trattante le avventure avventurose e improbabili di Pinguini tipici del Madagascar (?!!??!!... eh?, intesi??, Madaga-che??... Madagascar!!!), non era solo una mescolanza organizzata di battute e significative strategie tipiche dei vecchi Professional.
Bensì tra i dialoghi, cioè tra le righe se ci si immaginasse un libro, erano celati significati più profondi, molto, che mossi dall’adrenalina del sorriso arrivano dritti dove devono arrivare.
E fanno centro!
L’amicizia, tanto rara quanto il suo valore.
L’accettazione dell’essere particolare, non diverso in quanto ognuno è fatto a modo proprio.
Tra loro, sempre i Pinguini, c’è il coordinatore (o capo), che è quello che prende sempre l’iniziativa, c’è il casinista, che è sempre pronto col suo disordine a trovarti la soluzione più strana ma sempre efficace, c’è il sapientone, che sa sempre tutto e sempre ti risponde in modo preciso e tempestivo, e poi c’è il coccoloso, appunto, pieno di bontà sempre pronto per una buona parola un po’ troppo credulone e sensibile a puntino.
Tutto il film, tra i sorrisi sguaiati degli spettatori, e i colpi di scena, con le imprese dei nostri, è servito per dirci e ricordarci che l’amicizia non ha eguali e va coltivata e mantenuta sempre, che è delicata e fragile per quanto incrollabile e forte, che non si deve dimenticare mai una buona parola foss’anche solo un ciao come stai.
E che in fondo chi si sente escluso dal gruppo potrebbe non esserlo per davvero, potrebbe semplicemente avere il suo ruolo lì, in quel posto in quel momento.
Oppure avere scelto di starne fuori.

Giacché a tutto c’è un perché.

Anche aver assistito a questo film in questi giorni ha il suo.
E non è un caso.

Mi è piaciuto.

Da rivedere, ovviamente.