Ne sono
rimasto colpito. Positivamente. O quanto meno non negativamente.
Poi va
beh, il mio eterno ripensare mi fa riflettere sempre molto anche quando non
sembra, anche quando ormai i tempi sembrerebbero superati, io mi metto lì, che
ne so sotto la doccia, o mentre cucino qualcosa, quando vivo un momento
intenso, e via le immagini i ricordi le sensazioni e tutto quello che gira
intorno mi appaiono chiari in mente, canticchio una canzone che mi porta da una
parte, vedo un raggio di sole che mi sposta da un’altra, ammiro la voce alla
radio che racconta robe buone, vedo persone sconosciute raccontare di me e di
chi mi è accanto.
Allora,
vorrei spiegare, ma anche no, che alle prime descrizioni rimanevo un po’ così,
sul chi va là, pur cercando di immaginarmi il raccontato.
Poi,
viste le mie necessità, e comunque quella fiducia riposta, mi sono avvicinato
da solo. Ho raccontato di me, mi è stato spiegato quello che avrei potuto
vedere osservare vivere, come si incastrano le coscienze delle persone e come
la tua famiglia, che tu voglia o no, ha a che fare con te.
E alla
fine ho visto me che nonostante il mio poco equilibrio alla ricerca di quell’ordine
di cui anelo la presenza, punto lo sguardo dove lo sguardo lo punta il babbo, e
non va bene, giacchè ognuno ha la propria strada e le proprie spalle sulle
quali appoggiare tutto.
Mi è
piaciuto; o quanto meno non mi è non piaciuto.
E’ una
roba nuova. Mi muovo ancora in punta di piedi. Titubo, ma nemmeno troppo. I miei
dubbi, cagati come sempre a modo mio, sono sempre lì ben presenti.
Non sapevo
se ne sarei stato pronto. Ma l’ho fatto. Ci sono andato. Mi sono messo a
disposizione.
E ho
visto coi miei occhi.
E ho
sentito con me addosso.
E ho
emozionato quello che mio non è.
E ho
raccolto da ogni angolo. Da ogni persona.
Le rappresentazioni
sono da vivere, quanto meno osservare, cosicché tu lo voglia o no, avrai
assistito a qualcosa che nemmeno immaginavi.
Avevo proprio
voglia di vedere da che parte puntava, e forse perché, quel miracolo così
particolare.
E l’ho
chiesto, quando ho sentito che davvero era il mio turno.
E l’ho
ottenuto.
E ho
visto la mia famiglia.
E ho
visto gli intrecci che ci portiamo addosso.
Io, in
disparte sul circolo, serenamente ho assistito alla rappresentazione della mia
famiglia, con tutto quello che è stato. E che sarà.
E’
stato come una recita senza copione, senza che gli attori fossero attori ma
solamente il ricettore di quello che serviva, e così si sono comportati, e ho
raccolto i perché di robe vissute e che sto vivendo.
Almeno
credo.
E’
stato come assistere alla recita più vera che c’è.
E mi è
piaciuto; o quanto meno non mi è non piaciuto.
E ho
preso appunti. Prima e dopo.
Col mio
blocco a raccogliere le prime parole che arrivavano alla mente, che si sa che
poi si perdono e come i sogni poi si scordano.
Alla fine
è stato che mi sono appuntato felicità, entusiasmo, rinvigorimento.
Non so
perché, ma in quel momento erano quelle parole che sentivo addosso.
E io
quando sento una roba addosso non posso ignorarla, la devo prendere e capire
cos’è.
La felicità
credo per quello che è stata tutta la giornata, con quello che ho visto, quello
a cui ho assistito, quello che ho sentito, quello che ho rappresentato. Tutte emozioni
positive, anche se in giro c’erano dolore, rabbia, ansie, decisioni, dubbi,
malumori, traumi, e.
L’entusiasmo
credo per come l’ho vissuta, coi miei tempi, coi miei coinvolgimenti, con i
sorrisi, e le smorfie, e le parole, e.
Il rinvigorimento
per come ho vissuto in prima persona quello che è stato rappresentato nella mia
famiglia, con quegli episodi che io credo di avere inteso e interpretato
correttamente, con quegli sguardi che sembravano veri, che poi è scesa una
lacrima, che poi sono stati più sorrisi, che poi è stato l’abbraccio a braccia
aperte, quello a raccogliere tutto quello che c’è.
E le
parole del bigliettino finale dicevano:
Il profumo precede
il gusto.
Viaggio
difficoltoso.
Sincroniche
casualità.
Difficile muoversi,
viaggiare.
Salute debole.
Poi,
ora, dopo pochi giorni, ci penso, qualcosa mi è rimasto, mi rigira e pian piano
salterà fuori.
Che sono
fatto così.
Che sono
io e non un altro.
Che sono
chi sono.
Da scoprire
sempre più.
(ma quanto
mi piace pigiare questi tasti???)
(ah,
per certi versi… sto tornando!!!)
Le costellazioni. .. si impara che è sempre e solo amore trattenuto e che si deve solo trovar il modo di liberarlo. Si impara che la coscienza familiare muove lenta. Si impara ad avere pazienza. Si impara che in quel giorno vedi... nei tempi successivi elaborerai. Si impara di se e ad accettar se e gli altri. A piccoli passi si impara ad esser realmente sereni e felici. A me par una conquista enorme
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