Qualche
settimana fa ero nel bel mezzo di uno stress notevole, con ansia, poco sonno,
molta stanchezza, e tutti i pensieri accartocciati tra i nodi di un pettine che
tirava e che non smetteva muovendo i ciuffi dove meglio voleva il vento, e
senza l’aiuto artificioso di creme o saponi particolari.
Tutta
roba naturale come il resto, del resto.
In
quel bel mezzo era necessario staccare la mente almeno nelle letture notturne,
quelle che solitamente conciliano il sonno, quelle che ti accompagnano da
morfeo con la consapevolezza che il giorno dopo il sole avrebbe comunque fatto
capolino tra le imposte, e il giorno si sarebbe mosso a braccetto col tempo come
sempre.
Per
sempre, vanno a braccetto per sempre, e da sempre, sono ormai settimane che
sento domandare “cosa sarà mai portarvi (ti) dentro solo tutto il tempo per
sempre”, e non è mica roba da poco, e non c’è da scherzare, c’è da stare
attenti, che ci sono istanti e attimi che rimangono piantati lì eternamente, e
siamo noi a decidere per loro, loro possono solo accadere, e anche loro,
secondo me, credono “vedrai che ce la faremo!”
Al che
ho scrollato la polvere da vecchi libri accatastati più o meno alla rinfusa. Ne
è uscito uno all’apparenza goliardico se non ironico, comico assai, una roba da
zelig, da battuta fine e da sorridere in una riflessione che non fosse in uno
specchio.
Mi
venne regalato per non so quale ricorrenza ma non lo avevo nemmeno mai
sfogliato un minimo profondamente. Quale occasione migliore. Avrei potuto
chiudere un cerchio, in un momento, era il suo Momento, quello Catartico. Così
ho fatto, ho letto le parole di Flavio, sorridendo e sfogliando velocemente.
A
parte qualche occasione.
Perché
comunque qualche orecchia alle pagine le ho piegate.
E qui
le riporto, giusto per capirci ancora un po’.
Pag.
14: Se succede tutto questo e tu
riesci a mantenere la calma mentre tutti attorno a te hanno perso la testa…
Forse non ha capito bene che cazzo sta succedendo.
Ed in
effetti, a rifletterci bene, con lo specchio stavolta, è proprio vero.
Pag.
117: I comici sono spiriti liberi. Essere comico non significa fare il
deficiente. Il cervello vispo distingue tra “comico” e “ridicolo”. La grandezza
del cuore del comico è seconda solo a quella del suo fegato. Orari sballati,
vita disordinata… il comico vive di notte, respira sigarette e vita
continuamente, si nutre di emozioni e fast-food, si abbevera alla fonte del
sorriso e alle “spine” del pub, si rinfranca con l’applauso e con una grappa. Il
fegato, ironicamente, ringrazia. Il mondo da cui emerge il comico è l’universo
di tutti…
Ed in
effetti, l’universo di tutti avvolge tutti, e tutti sono partecipi dell’universo,
riuscire a starci come spiriti liberi è da ridere come comici, come il fegato
per i pensieri.
Pag.
118.119: In un mondo così è necessario impegnarsi a ridere. Altrimenti
si soccombe. Qui si capisce l’importanza dei comici. Di fronte alle
difficoltà della vita, davanti alle incazzature che essa determina, o diventi
violento o ridi. Il comico preferisce la seconda ipotesi. Il comico è un
enzima che mette in moto un processo di trasformazione dell’energia: l’esistenza
ci carica di energia negativa (lo stress)? Bene! Noi la restituiamo a noi
stessi sotto forma di energia positiva (la risata)! La risata è energia
pulita, ed è destinata a crescere perché il mondo diventa sempre più
insopportabile. Ridere, sempre, dovunque, comunque: ogni lasciata è persa.
Il comico non sopporta la stupidità del mondo, ma nutre nel contempo un grande
rispetto per le cose positive (non c’è solo fango!!). S’incazza e reagisce. E’
un angelo ribelle che vola in alto per sputare sul mondo che l’ha generato.
Ridere degli stupidi, ridere dello stupido che è dentro di noi, ridere di
tutto e di tutti, senza pietà, senza mezze misure. Però bisogna farlo con
stile, elegantemente, quasi con rispetto. Il comico, il vero comico mantiene
sempre la sua purezza, non è spinto da cattiveria, ma dall’istinto di
sopravvivenza. Gli angeli sono ribelli, ma restano angeli. La loro forza è
sovrumana e il loro candore irriverente li spinge a additare gli scempi la
pubblico ludibrio. Il vero comico riuscirebbe a far ridere Dio con una
bestemmia… è solo questione di tempi comici e Dio, che è padrone del tempo,
queste cose le sa (ma d’altronde Lui sa tutto…). Il comico si dà da fare, il comico ha un sacco di compiti per il
lunedì.
Ed in
effetti, in mezzo a quell’universo di tutti, riuscire a trovarci una via
positiva non è da poco, riuscire a volare sopra le cose nonostante i piedi per
terra, sempre guardando oltre, avanti, col sorriso. Tipo quello del sole. Tipo
quello del lunedì e la sua fortuna.
Pag.
121: Io, quand’ero giovane amavo molto il mito dei supereroi, storie, le più
fantastiche, con Batman, l’Uomo Ragno e Superman. Ma ci sono uomini con lo
stesso concentrato di energia, veri guerrieri indomiti che ci colpiscono la
fantasia. Paolo, un nome semplice, numero undici, la maglia del Torino, Paolo,
là nell’arena, un cuore grande e un grande fiuto per il gol. C’era la dinamite
in quelle leve che correvano veloci e tutti lo rispettavano e lo temevano e di
dicevano…
Ed in
effetti, i meglio super eroi sono in mezzo a quell’universo, sono tutti quelli
che sorridono alle sventure, sono quelli che non aspettano gli aiuti, che se c’è
da fare fanno, senza attendere una compagnia che forse non è voluta, sono
quelli che con la propria energia e forza vanno avanti. E a osservarli ammirati
sono solo quelli con gli occhi puri che guardano il vero e sentono la vita in
un attimo apparentemente inutile.
Il
momento è catartico, di Flavio Oreglio, ed. Mondadori, 2002
E se, in effetti, catartico vuol dire
purificatorio e o liberatorio…
Nota importante di quel mio momento in quel
bel mezzo: in effetti, come dice Sandra, non si dovrebbero leggere i libri
senza una sana matita in mano.
Da ricordarlo sempre.