Erano
appena passate le quattro del mattino, c’è chi canta che a quell’ora c’è l’angoscia
e un po’ di vino.
Dormivo
ma ero vigile, non so perché. Qualcuno o qualcosa o qualchenonloso mi ha preso di
peso e mi ha alzato in piedi. Non ho pensato, non mi sono domandato. Ho capito
subito, sapevo già quello che era. Due passi e poi le braccia allungate a
raccogliere il miracolo che dormiva beato, la signora altrettanto col piccolo. Il
rumore assordante sui muri alle finestre sul pavimento, il suono improvviso
imperterrito dello scacciapensieri cinese appeso all’ingressino. Due passi, un
inchino ad accucciarsi sotto l’architrave dell’ingresso, abbracciati ai
miracoli nel tentativo di proteggerli, accovacciati a difenderli in un modo che
non conoscevo. Alla domanda perché facessimo così solo una risposta è stata
data, vera, diretta, è il terremoto che ci sveglia stamattina quando è ancora
buio.
Lui non
aveva inteso bene cosa volesse dire sentirsi scuotere dentro e sotto i piedi perché
lui fortuna sua vive in un luogo lontano a sufficienza per non sentire nulla o
poco e niente. Lui ha soltanto solo ascoltato i nostri discorsi, miei che l’ho
vissuta da meno vicino, e di altri che l’hanno sentita per bene, che hanno
visto la propria casa muoversi e dondolare, che avevano già cominciato a
dormire in auto o in tenda o. Eravamo appena arrivati nel capannone del nostro
terzista per controllare un sacco di roba. Giusto il tempo di entrare bene nell’angolo
lontano dall’uscita. Forte il boato è giunto da fuori, sul coperto del
capannone, sugli scaffali di metallo a stridere tra loro, sul pavimento grigio
di cemento non più immobile. I nostri occhi sbarrati sull’inconsapevolezza, il
suo viso teso nel cuore leso da un timore ancora sconosciuto, i nostri passi a
scappare da qualcosa di avvolgente.
Stavo pranzando
da solo, guardando le notizie di quel martedì mattina, ancor più pesante della
domenica precedente. Il mobilio a tremare tutto, i trofei a suonare l’allarme
nel loro incessante ticchettio lassù in alto, il lampadario a scuotersi dalla
polvere degli anni, il pavimento a ondulare sotto i piedi. L’ho proprio vissuta
in diretta tv, niente da dire. Chino sotto di me a raccogliere le forze e
muovere quei muscoli per spingere i passi davanti a me.
E vaffanculo!
Non vincerai tremore di terra tanto amata! Voglio che la mia vita continui!
Provo a
lavare i piatti, le mani nel secchiaio, ma la cucina riprende a muoversi come
pochi minuti prima, in un tempo infinito lungo forse una vita.
La consapevolezza
di essere fortunato. Il cuore che batte aritmie oscure.
Orecchie
tese ad ascoltare il mondo. Rumori amplificati da sensazioni di impotenza.
La possibilità
di poterne parlare in modo forse sereno.
La fatalità
delle cose che ancora lambisce la mia vita. La voglia di meritarmi quello che
passa da me.
Ieri sera
sono stato emozionato da uno stadio pieno, da persone consce dei propri
pensieri, da vento fresco ad accompagnare tanta buona musica.
L’emozione
di stare in compagnia, riconoscere musicisti su e giù dal palco, vedere volti
felici, ascoltare racconti toccanti.
Sigarette
accese sui miei pensieri profondi, lasciando correre il criceto della mente in
modo sempre più frenetico.
La fatica
di una serata in solidarietà che non riempirà mai il vuoto della mia mancanza
di volontariato. E non riempirà mai quel vuoto che i miei conterranei hanno
dentro e che avranno dentro e che nessuno saprà mai quando sarà colmato.
Io, oggi,
mi sento fortunato, voglio sentirmi fortunato, non voglio lamentarmi delle mie
condizioni, non voglio lamentarmi di quello che non ho e di quello che non
riesco.
Vorrei
solo riuscire a meritarmi quel che c’è già qui da me.
Vorrei
serenità per quella gente tanto poco lontana da me.
Ciao ragazzi, rimanete
in giro, teniamo botta insieme.
Ho vissuto per circa un mese in tenda, sfollata per scelta, cercando di proteggere i più piccoli da qualcosa di troppo grande per noi. Abbiamo scoperto la gioia di vivere in una grande famiglia allargata, anche chi burbero, allargarsi non vorrebbe mai. Abbiamo lasciato che il tempo venisse scandito dal sole e dalla luna e non da televisione e orologi. Lui ha fatto crollare case ma ha rafforzato cuori. Lui, quello che fa tremare la terra, probabilmente è ancora lì dietro l'angolo, ma ci siamo anche NOI!
RispondiEliminaHai ragione, è sempre lì, c’è sempre stato, e sempre ci sarà!
EliminaCi siamo e dobbiamo esserci, soprattutto per loro.
Ci si deve mantenere sempre pronti, si deve sempre tenere botta per davvero, finché ce né, che a riposarci ci penseremo poi.
Dài allora, un giorno dopo l’altro!