Metti
che hai un’amica che involontariamente si trova dentro al Bar, ci aveva pensato
spesso ma non ci sarebbe mai entrata da sola.
Metti
che ci mette ben poco ad avere contatti con altre persone all’interno del Bar.
Metti
che dopo qualche mese ti nomina, e te ne parla pure, di una tizia col nome un
po’ strano ma ha i suoi buoni motivi e te non la raccogli come vorrebbe o
dovresti, a te appare come una delle tante.
Metti
che poco dopo ti proponga un libro con un titolo che sa di pretesa, e che te
che stai sempre sui fatti tuoi non te lo fumi tantissimo.
Metti
che poi quel libro te lo fa sfogliare, e te leggi, e rileggi. E rimani basito. Ne
rimani affascinato. Praticamente sconvolto. Te lo fai tuo come pochi libri sono
stati capaci di entrarti dentro.
Metti
che in quel libro non si nomina mai un nome per davvero e che te anche se
maschio potresti essere benissimo quella femmina che vive quelle sette notti
tanto particolari. Te ci vai davvero al mare d’inverno per stare un poco con te
e lontano da tutti, in realtà vai anche sulla riva di un fosso ma è un’altra
storia. Te ci vai davvero al cimitero a salutare amici, e ti capita di
incrociare sguardi e vite che altrimenti ignoreresti. Te ci vai davvero a
trovare le persone, e ne rimani alla giusta distanza, col rispetto che si deve
in certi momenti e per certe persone. Te ci vai davvero nei posti più impensati
della bassa solo per andare a quel concerto o quell’incontro o quella
presentazione. Te ci andresti davvero lontano da casa anche solo per un caffè.
L’occasione
fa l’uomo ladro? Bene. Allora oggi pomeriggio vado a rubare qualcosa per me.
E’
uno di quei sabato pomeriggio nei quali si sta veramente bene, di quelli
primaverili per davvero, dove è sia caldo che freddo, nei quali ti devi vestire
a cipolla partendo da una maglietta di cotone fino alla giacca smanicata. Parto
per tempo, ma subito credo di essere in ritardo. Ogni auto che incrocia la mia
via sembra lì apposta per farmi ritardare. Mi costringo in continui esercizi
zen per mantenere la calma, evitare agitazioni vane, e sudorazioni eccessive
alle ascelle, che poi mi si macchia la maglia e dopo non sto più a posto. La strada,
comunque, nonostante i paesi e gli incroci e i semafori, è scorrevole per bene.
Infatti
arrivo puntualissimo, il mio senso dell’orientamento mi permette di non
sbagliare una svolta che sia una, leggo cartelli osservo il sole e le sue ombre
seguo l’istinto e l’aria che entra dal finestrino abbassato. Poi va beh, ci
metti che ieri ho controllato streetview di googlemaps e il gioco è fatto.
L’ex
macello ora Auditorium Pierangelo Bertoli è proprio ristrutturato bene, almeno
la parte rinnovata, ovviamente, spero che lavorino anche alla parte est.
Entro
in punta di piedi, chiedo pure permesso.
Lei
è bellissima!
Quasi
proprio come me l’aspettavo. Sta parlando con ragazzi e ragazze che sembrano
molto vicine.
Se
ne escono con un “Allora ti portiamo il caffè…” che fa crollare la mia idea
folle di invitarla finalmente e per davvero a bere un caffè. Pazienza, sarà un
buon motivo per rivedersi (?).
Il
mio turno lo attendo timido nel mio angolino anche se in realtà trattasi della
fila centrale della platea.
Ora
le chiedo le due robe minime che mi porto dentro: la foto insieme e l’autografo
dedica sul libro. Che emozione. Sono tutto un’agitazione. La mia paranoia
sembra avere il sopravvento, il mio sorriso ebete è inevitabile.
Esco
a fumare una pajana, il caffè lo evito, sarei solo e non lo volevo da solo.
Mi
siedo in terzultima fila nell’attesa dell’inizio di questa serata pomeridiana. Dal
foro tondo di heidi sulla parete in fondo di fronte a me entra una calda luce
primaverile. Bello. Sto bene. Agitato.
Solo
ora la tensione sta scemando sotto i piedi mai fermi, mi spoglio un po’ come
usa la cipolla.
L’inizio
è ritardato, non capisco se dal protrarsi delle prove o se dalla mancanza di
persone presenti. Per diversi minuti sono stato l’unico spettatore presente,
quasi un privilegio.
Beh
intanto io ci sono. Come altre volte ho voluto esserci. Oggi sono, io, tutto
qui da me. Poi vedremo.
Solo
ora leggo quanto Lei ha scritto sul mio libro, prima non avrei inteso bene. Ha riconosciuto
subito chi ero quando le ho detto il mio nome, e forse già un po’ prima aveva
riconosciuto le mie paranoie sparate dai pori agitati della pelle. Ha sorriso. Ed
ha scritto una roba che ha fatto centro. Brava.
Cominciano
le presentazioni, e capisco subito che non è come mi aspettavo, nessuno leggerà
nulla del libro, semplicemente staremo qui ad ascoltare commenti impressioni e
opinioni. Mi piace, non me l’aspettavo ma mi piace.
Presto
dice che lei è una compagna di transenna, in merito ai concerti ovviamente. Mi sembra
perfetto!
Ecco
i primi brividi sono arrivati, puntuali, c’è Ivan Benassi detto Freccia che parla
del suo credo.
Almeno
credo, a quel tale… e mi devi far sentir le mani.
Gli
Orazero suonano ancora! Splendidi a cinquant’anni. Ne parla bene il batterista,
(e che batterista…), parla dell’incontro col nostro Lui, di come Lui era già cosciente
del suo volere e dei suoi intenti, di come sapeva già dove andare nonostante i
suoi impacci o robe simili. Già, ne sono ormai convinto, Lui, il nostro Lui,
scrive troppo bene per non essere schivo, e nei suoi riserbi ha trovato lo
sfogo della parola, poi ci metti che sa suonare le sette note che si ritrova genuinamente nelle vene, e il mito è fatto.
Sto
cantando il playback che Ho ancora la forza, tanta, anche per venire qui ce n’è
voluta, e so che me ne servirà tanta, ma so anche di averla. Silvia ha
conosciuto Lui stamattina, Silvia è una fan, amica di Lei, è ballerina.
Ora
c’è la Ballerina del carillon suonata in casa da una pianista ma con la
chitarra.
Mi
sento Leggero come quando ne avevo bisogno un anno fa circa durante una follia
di camminata. Nazareno ha voce imponete, fin troppo compressa.
Rammento
felice che il nostro Lui suonava “di corsa” Questa è la mia vita, era luglio,
mi cambiava la vita.
Silvia
è tornata sul palco, sembra davvero una Piccola stella senza cielo…
E’
proprio vero, e non ci sono parole da aggiungere, L’amore conta, sempre!
Lei
dice che è stata male a Campovolo lo scorso luglio; io ci sono stato benissimo;
ha evidenziato il valore dell’amicizia, brava, ha ragione, certe robe sono
delicate da affrontare in compagnia. Come nelle ferie nei matrimoni anche nei
concerti serva una vera amicizia.
Quella
che non sei non sarai, a me basterà!
Io
Ti sento… c’ho il sole dritto in faccia e sotto la mia buccia che cosa mi
farai? E parlo di profumo… rimani quanto vuoi! In un posto dentro che so solo
io…
Ecco
che la Lettera a G è più che mai importante, e ricordo quelle visite a salutare
Matteo. Se (ti) scrivo solo adesso da qualche parte un motivo ci sarà. Fa buon
viaggio, poi riposa se puoi!
La
serata si conclude come Certe notti, un caso?, non credo…
Ora,
solo ora, ho inteso che questa serata è stato semplicemente un incontro tra
amici. Ora che le luci si sono accese sui nostri visi sorridenti noto che tutti
si salutano come vecchi amici o giù di lì. Solo io rimando indietro in
disparte.
Non
so che fare, attendo un attimo. Fosse per me inviterei Lei almeno a una pizza. Fosse
per me la potrei anche riportare a casa, che è lontana, così nel mentre si
parla un po’. Ecco che le mi idee, le mie paranoie, e le fantasie, si fanno
vive e concrete nella mente, e il mio criceto le sta rincorrendo impazzendo di
frenesia.
Calma,
meglio aspettare il mio turno. Metti caso che sia Lei a invitarmi per una
pizzata tra amici… no non credo possa accadere una roba così.
Beh,
io nel mentre, come sempre rimango da me.
La
cerco con lo sguardo, Lei mi vede, mi fa un cenno. Mi avvicino. Le prendo la
mano a mo’ di saluto. Vorrei abbracciarla ma mi sembra troppo. Vorrei baciarla
in fronte ma mi sembra esagerato. Ci si limita ai canonici baci sulle guance.
Le
faccio i complimenti, e le chiedo, incitandola ma non troppo, di continuare a
scrivere, per favore.
E
lei, a sorpresa: “Ho visto che hai scritto tanto, te…”, ed io rimango senza
parole.
Poi
scappo da una situazione che non riuscirei a reggere, forse. Non lo saprò mai.
Mi
è piaciuto leggere Sette notti con Liga. E mi è piaciuto ascoltare parole un anno
dopo…
Ciao
Chimena, grazie davvero.