Bene.
Sta finendo l’anno, con tutto quello che vuole dire, con tutto quello che si porta appresso, tipo il rimorchio che ognuno ha.
Dicono
che quasi due anni fa sia cominciato il nuovo, quello che saremo dopo tutto
questo tempo.
Quello
che sta ancora accadendo ci ha attraversato dentro, fin dove nemmeno noi
possiamo sapere bene.
L’inizio
era stato improvviso e incerto.
Subito
si lasciava trapelare l’impossibilità nelle certezze.
Repentinamente
tutte le sicurezze che si conosceva erano svanite nel nulla, nei discorsi
governativi, nei decreti, e nell’ignoranza. Vagamente, ci era stato detto che
stava arrivando prepotente una roba sconosciuta e potenzialmente mortale.
Presto
erano apparse le prime reazioni.
Si
potevano vedere esclusivamente tramite i media, le radio le tv le reti le
applicazioni.
Presto
era detto comune la frase “Andrà tutto bene”, che sintetizzava abbastanza bene
gli umori e i timori e le speranze e le azioni e i ragionamenti.
A me
era piaciuta quella frase. Era densa si speranza. Credo.
Erano
piene le piazze e le finestre. E i media diffondevano panico e ragionamento.
Poi
ne lessi un’altra, a una tipica finestra, “Andrà bene sto cazzo”.
In
effetti, non sta andando tutto bene.
Presto
si sera detto che dopo tutto questo “saremo tutti più buoni”.
In
verità, io, dopo tutto questo tempo, non ho visto persone più buone.
Ho
visto che chi lo era già lo è ancora, con tante fatiche, ho visto chi lo era
crollare sotto pesi personali, hi visto anche chi non lo era già peggiorare
approfittando del momento, e ho visto chi non lo era essere schiacciato da sé
stesso.
Bene.
Oggi
che sta finendo l’anno cerco solo di essere me, di fare quello che dico, di
pensare quello che faccio.
Ci
provo.
Al
meglio delle mie possibilità.
Tengo
botta, come dice anche mio cugino.
Poi,
presto, gireranno pagine diverse, tutte da scrivere.
Ps:
se circa due anni fa tutti si fosse stati zitti forse, forse, forse, sarebbe
tutto finito. Quasi.