martedì 17 maggio 2016

Quando NON tocca a te

In una sera come tante stai percorrendo le stradine della tua campagna a bordo della tua utilitaria ascoltando buona musica. Sono strade strette, a volte più a volte meno, che conosci bene. Negli anni passati le hai già percorse in ogni momento della giornata, la sera la notte all'alba in pieno giorno. Sai bene che le ombre e le luci non sono mai le stesse.
In quella sera, mentre canti a squarciagola le tue canzoni, è tutto in un attimo.
Stai per affrontare quella curva a gomito, verso destra, bella da fare in pieno, bella da occupare tutta la carreggiata. In quell'attimo noti che la siepe del giardino alla tua destra è molto più alta del solito, è talmente poco curata che i rami si mostrano sulla via. In quell'attimo il tuo istinto ti dice che non puoi affrontare la curva come ti piacerebbe, che la luce non permette di notare la presenza di un'auto dalla direzione opposta (la notte, grazie ai fari accesi, invece sì...). In quell'attimo freni bruscamente, non tanto da inchiodare ma molto molto energicamente, scali le marce opportune, e osservi lo scorrere della siepe alla tua destra. E rimani molto alla tua destra. In quell'attimo, appena prima della curva, il muso della tua utilitaria sfiora vagamente il paraurti anteriore del furgone che giunge proprio in quell'attimo insieme a te a quella curva. Il furgone sembra sbandare leggermente a destra, ma è solo un'impressione, è solo per mettersi più alla mano, più alla sua destra.
In quell'attimo hai inteso che basta un niente perché le robe della vita possano prendere una piega molto diversa.
E sorridi. E respiri profondamente.
Poi spegni le tue canzoni. E accosti poco più avanti, ai bordi della strada che porta alla casa non casa che hai sempre sperato fosse la tua casa.
Scendi dall'auto, osservi il sole che volge al tramonto poco più in là.
E respiri profondamente l'aria della tua campagna.
Hai un magone più o meno sotto lo sterno.
In un attimo butti fuori tutto. Ché ti fa solo bene. E lo sai.
E pensi, rifletti, che sei fortunato.
Poi, mentre rientri ancora un poco stordito, che non riesci a pensare ad altro, ti vengono in mente quante volte NON è toccato a te, quante occasioni sono state come in quella curva.
Le più diverse. Come cadere dalle scale, è un attimo che ti possa accadere ancora; oppure, rimanendo “in auto” quella notte che lungo la strada di fondovalle percorrevi i rettilinei con gli occhi chiusi e le curve con gli occhi appiccicati benché aperti; o quando in moutainbike scendevi veloce il sentiero stretto sulla cresta di un calanco che si immetteva in uno stradello a quel punto già ghiaiato ma proprio in quel punto sbarrato da una catena; e poi ti è capitato di mettere la freccia a sinistra per svoltare all'interno del cortile, attraversando la strada, ed attendere quell'attimo giusto per dare il colpo di accelerazione opportuno, controllando che da davanti a te non sopraggiungesse nessuno, e che dietro di te l'auto più vicina fosse ben consapevole delle tue intenzioni, e addirittura con lo specchietto retrovisore notando il sorpasso azzardatissimo di una vettura, ecco in quell'attimo, proprio mentre hai deciso di svoltare, ti sei sentito avvolto dal vento, l'aria ti è passata anche attraverso, e non hai svoltato perché un'auto di grossa cilindrata era in sorpasso dietro di te, e non te ne eri accorti, e in quell'attimo ti era accanto, e tu hai hai potuto solo sbandare sentendo il suono del clacson di chi dietro te, ed accostare appena poco più in là proprio davanti al cortile.
In quell'attimo hai capito che NON toccava a te.
In quell'attimo hai sentito la morte passarti accanto.
E allora, per ora, NON è ancora il tuo momento.

Sii contento.