In
una sera come tante stai percorrendo le stradine della tua campagna a
bordo della tua utilitaria ascoltando buona musica. Sono strade
strette, a volte più a volte meno, che conosci bene. Negli anni
passati le hai già percorse in ogni momento della giornata, la sera
la notte all'alba in pieno giorno. Sai bene che le ombre e le luci
non sono mai le stesse.
In
quella sera, mentre canti a squarciagola le tue canzoni, è tutto in
un attimo.
Stai
per affrontare quella curva a gomito, verso destra, bella da fare in
pieno, bella da occupare tutta la carreggiata. In quell'attimo noti
che la siepe del giardino alla tua destra è molto più alta del
solito, è talmente poco curata che i rami si mostrano sulla via. In
quell'attimo il tuo istinto ti dice che non puoi affrontare la curva
come ti piacerebbe, che la luce non permette di notare la presenza di
un'auto dalla direzione opposta (la notte, grazie ai fari accesi,
invece sì...). In quell'attimo freni bruscamente, non tanto da
inchiodare ma molto molto energicamente, scali le marce opportune, e
osservi lo scorrere della siepe alla tua destra. E rimani molto alla
tua destra. In quell'attimo, appena prima della curva, il muso della
tua utilitaria sfiora vagamente il paraurti anteriore del furgone che
giunge proprio in quell'attimo insieme a te a quella curva. Il
furgone sembra sbandare leggermente a destra, ma è solo
un'impressione, è solo per mettersi più alla mano, più alla sua
destra.
In
quell'attimo hai inteso che basta un niente perché le robe della
vita possano prendere una piega molto diversa.
E
sorridi. E respiri profondamente.
Poi
spegni le tue canzoni. E accosti poco più avanti, ai bordi della
strada che porta alla casa non casa che hai sempre sperato fosse la
tua casa.
Scendi
dall'auto, osservi il sole che volge al tramonto poco più in là.
E
respiri profondamente l'aria della tua campagna.
Hai
un magone più o meno sotto lo sterno.
In
un attimo butti fuori tutto. Ché ti fa solo bene. E lo sai.
E
pensi, rifletti, che sei fortunato.
Poi,
mentre rientri ancora un poco stordito, che non riesci a pensare ad
altro, ti vengono in mente quante volte NON è toccato a te, quante
occasioni sono state come in quella curva.
Le
più diverse. Come cadere dalle scale, è un attimo che ti possa
accadere ancora; oppure, rimanendo “in auto” quella notte che
lungo la strada di fondovalle percorrevi i rettilinei con gli occhi
chiusi e le curve con gli occhi appiccicati benché aperti; o quando
in moutainbike scendevi veloce il sentiero stretto sulla cresta di un
calanco che si immetteva in uno stradello a quel punto già ghiaiato
ma proprio in quel punto sbarrato da una catena; e poi ti è capitato
di mettere la freccia a sinistra per svoltare all'interno del
cortile, attraversando la strada, ed attendere quell'attimo giusto
per dare il colpo di accelerazione opportuno, controllando che da
davanti a te non sopraggiungesse nessuno, e che dietro di te l'auto
più vicina fosse ben consapevole delle tue intenzioni, e addirittura
con lo specchietto retrovisore notando il sorpasso azzardatissimo di
una vettura, ecco in quell'attimo, proprio mentre hai deciso di
svoltare, ti sei sentito avvolto dal vento, l'aria ti è passata
anche attraverso, e non hai svoltato perché un'auto di grossa
cilindrata era in sorpasso dietro di te, e non te ne eri accorti, e
in quell'attimo ti era accanto, e tu hai hai potuto solo sbandare
sentendo il suono del clacson di chi dietro te, ed accostare appena
poco più in là proprio davanti al cortile.
In
quell'attimo hai capito che NON toccava a te.
In
quell'attimo hai sentito la morte passarti accanto.
E
allora, per ora, NON è ancora il tuo momento.
Sii
contento.