Spesso,
ormai, troppo spesso in effetti, mi riduco a scrollare le notizie, se così le
vogliamo chiamare, che distribuiscono i contatti di facebook.
Preferisco,
sbagliando, chiamarli contatti e non amici come si dovrebbe, in quanto credo
fermamente che i secondi siano una questione a parte, che l’elettronica e le
catene delle robe di rete così intrecciate sono proprio distantissimi da quello
che è e deve essere un’amicizia.
Dunque,
scrollando qua e là si scoprono anche robe interessanti, lo ammetto; e allora
che in questo periodo sembra che il tempo non manchi perché non raccogliere
certi inviti anche se inviti diretti non sono?
E
allora vado. Ma non vado da solo. Come lo scorso anno sono stato in compagnia
ad ascoltare le sue parole. Sono certo che la ‘Dele sia rimasta contenta del
coinvolgimento.
Quando
si arriva, per fortuna per tempo, l’aula magna (mica tanto magna) non contiene
ancora tanti spettatori, così noi si riesce a sedere bene e comodi.
L’attesa
è densa di chiacchiere, battute, curiosità, sistemazioni di oggetti vari quali
sciarpe quaderno borsa zaino, prove di foto andate spesso male. Presto le
persone arrivano, come si suol dire alla spicciolata. Molti hanno un’età, del
tutto simile a quella di ‘Dele, e io mi sento un po’ meno anziano all’interno
di un liceo. Alcuni probabilmente sono genitori di studenti, ma anche no,
potrebbero esser gli amici dell’Associazione Amici del Muratori, appunto. Fatto
sta che viene spontaneo pensare che la maggior parte del pubblico avrà
diciassette o diciotto anni, che nel mentre arrivano pieni di entusiasmo
sorrisi smartphone colori occhiali, e di lamentele che non ci sia più posto a
sedere e che siano presenti persone non
del Muratori (eccoci, presenti, noi, qui, seduti, per tempo). Quindi penso e
rifletto che io alla loro età non sarei mai andato a vedere ed ascoltare un
cantante o uno scrittore che fosse interessante a persone allora reputati
dinosauri dell’età dei miei genitori.
C’è
qualcosa che non va.
Eppure
è tutto a posto.
E’
tutto merito del nostro Francesc0.
Il
quale coi suoi scritti piace e risulta avvincente per tante generazioni, senza
esclusione, da quasi cinquant’anni a questa parte.
L’incontro
con Guccini scorre sul tema “Il tempo e la memoria nei testi di Guccini
scrittore e cantautore”. E il tempo è presto sulla parola dei moderatori e del
nostro.
Quando
vengono elencate le opere letterarie, spiegate sommariamente ma non superficialmente,
immagino il mio regalo a un amico del trittico Croniche Pafaniche e Vacca d’un
cane e Cittanova blues; ma in realtà mi rimprovero un poco di non aver ancora
letto il primo Francesco scrittore; ma che pretendere da me che anche la
conoscenza del cantautore è lacunosa.
Sono
veramente tanti i testi da leggere. Fortuna che si finisce col Dizionario, e
Nuovo Dizionario, delle Cose Perdute, che io ho già divorato in tempi non
sospetti.
Poi parla
lui.
E io
prendo appunti sull’inseparabile quaderno.
Dice
che non ci sono consigli per gli scrittori novelli, non c’è un consiglio per
uno stile o un argomento. Spiega che lo scrittore è come i maiale, più lo
riempi più rende coi suoi prodotti, e del maiale non si butta via niente, e se
lo riempi di roba buona può uscirne solo roba buona. Io l’ho intesa così: “Leggendo
tanto qualcosa salta fuori, ti rimane attaccato, e rimane lì pronta per essere
scritta”.
Si
racconta che in passato gli è capitato di dire, sconsolato, osservando l’orologio
appeso al muro, “un secondo in meno, un secondo in meno, un secondo in meno…”
da vivere, e che la lancetta dei secondi serve solo per far vedere che l’orologio
funziona.
L’inizio
della disquisizione sul tempo, che passa, che non si ferma, è ben cominciata.
Dice
che l’uomo, come ben si sa, è l’unico animale che sa che c’è una fine. L’uomo
ha coscienza, quindi sa bene che prima o poi finirà la vita, quindi sa bene che
il tempo per sé non è per sempre.
Una volta
imparato questo sembra si debba vivere per risolvere il dilemma. Non sapendo
quanto sarà domani, lungo o corto non è dato sapersi, l’unica soluzione è
vivere al meglio il presente (qualcuno dice essere un dono, ndcs) senza
dimenticare il passato fatto di ricordi, che aiutano a vivere il presente verso
il futuro, giacché è l’unica roba certa proprio perché già accaduta, dunque il
ricordo che ognuno ha è la base per affrontare il momento ora e adesso, e i
giorni a seguire.
Spesso
si tende a ricordare, in effetti, solo le cose belle della vita, passata. Io perplimo
tra me stesso, riflettendo sul fatto che dipende molto molto molto da quel che
sono le cose accadute e che tipo di ricordo lasciano, che sono certo certi
traumi ed esperienze non potranno mai essere dimenticati. Francesco accenna ad
esperienze personali, e dice che col tempo che passa certi ricordi che
riportano a robe non belle poi diventano affievoliti, e a volte piacevoli, con
quel po’ di leggerezza e sarcasmo che aiutano a ricordare meglio. Appunto.
Se non
sappiamo da dove veniamo dove potremmo andare?, si chiede ricordando il suo
Radici.
Poi,
quasi d’improvviso, vengo schiaffeggiato, e le mie sensazioni si moltiplicano,
e mi emoziono forte, e non posso non essere contento del fatto che il nostro
Guccini abbia scritto quello che ha scritto. Riporto quindi alcune strofe del
testo della canzone Autunno:
Rinchiudersi in casa
ad aspettare qualcuno o qualcosa da fare,
qualcosa che mai si
farà, qualcuno che sai non esiste e che non suonerà...
Rinchiudersi in casa
a contare le ore che fai scivolare
pensando confuso al
mistero dei tanti io sarò diventati per sempre io ero...
Rinchiudersi in casa
a guardare un libro, una foto, un giornale
e ignorando quel
rodere sordo che cambia io faccio e lo fa diventare io ricordo...
E la
malinconia mi assale, poi un sorriso, poi la voglia di proseguire con le mie
idee, per davvero, ancora.
L’incontro
termina con diverse domande dal pubblico, precise e profonde, alle quali
Francesco risponde sempre, condendo sempre coi propri aneddoti.
Quanto
starei ad ascoltare i suoi aneddoti.
Già. E’
proprio ora di leggere qualcosa in più del nostro Guccini da Pavana, poco oltre
Porretta Terme.
Alla
prossima, foss’anche solo l’anno prossimo come è stato quest’anno.
(grazie 'Dele per la compagnia, e per la pizza)